il manifesto 15.11.17
Haftar denunciato all’Aja per crimini di guerra
Caos Libia. La sicurezza in Libia non migliora e la Guardia costiera di Tripoli ora dà forfait sullo stop ai migranti
di Rachele Gonnelli
Come
spesso i despoti, il generale libico Belqasim Kalifa Haftar ha
un’espressione stereotipata scolpita in volto che si adatta molto bene
come maschera del potere dai molti travestimenti. Così, mentre l’anno
scorso si faceva vanto di indossare pesanti cappelli di pelo con le
orecchie nei suoi ricorrenti viaggi a Mosca a convegno con gli alleati
russi, ora fa mostra di sè, con quella stessa faccia inespressiva,
circondato da emiri in veste bianca e kefia, i suoi nuovi sponsor.
L’uomo
forte della Cirenaica, che si propone di governare la Libia e si dice
pronto anche a fermare per conto dell’Italia e dell’Europa il flusso di
migranti sulla rotta del Mediterraneo, era infatti in visita ieri al
Dubai Air Show, sua terza visita negli Emirati arabi uniti negli ultimi
sei mesi.
Contro di lui, proprio ieri mentre era a Dubai, un pool
di avvocati europei dei diritti umani con base a Londra, lo studio
intitolato «Guernica 37» in memoria del primo bombardamento a tappeto di
una città durante la guerra civile spagnola, ha presentato una
richiesta di avvio di indagine penale per crimini di guerra. I legali
chiedono al Tribunale dell’Aja che Haftar sia messo sotto accusa per
stragi intenzionali di civili, omicidi, torture e deportazioni.
Ma
niente lascia pensare per il momento che l’iniziativa dello studio
Guernica 37 avrà un esito in termini brevi. La procuratrice delll’Icc,
la stessa Fatou Bensouda che in estate presentò un vero e proprio atto
d’accusa contro le milizie che continuano a combattersi e a contendersi
il contrabbando di migranti e petrolio, ha appena presentato la sua
nuova relazione sulla Libia, nella quale si ricordano i mandati di
cattura spiccati dall’Aja nei confronti del generale gheddafiano
Senussi, del secondogenito del Colonello Saif Al Islam Gheddafi per
crimini commessi durante la guerra civile del 2011 e nei confronti del
generale Mahmoud al Werfalli al comando delle forze speciali di Haftar
per l’assassinio di 33 prigionieri legati. Un episodio, questo, che non
risale alla guerra ma a tempi molto più recenti: l’anno scorso.
La
procuratrice menziona Haftar solo per i suoi ringraziamenti al
Tribunale internazionale dell’Aja, ma ricorda anche che tutti e tre i
ricercati dall’Icc dovrebbero essere consegnati dallo stesso Haftar. E
le accuse dello studio legale di Londra, anche se meno precise, si
riferiscono agli stessi uomini e alle stesse circostanze.
Nel
frattempo i partner che l’Italia si è scelta per fare il lavoro sporco
che prima della guerra faceva Gheddafi – fermare i migranti – sono
sempre più in difficoltà. Il portavoce della Guardia costiera del
governo Serraj, Ayoub Qasem, annuncia da Tripoli tramite l’agenzia di
stampa italiana Nova che dall’anno che viene, «in mancanza di aiuti
economici», il personale impegnato sulle coste nella caccia ai barconi
verrà radicalmente diminuito. Qasem sostiene di non avere mezzi
sufficienti per salvare i naufraghi e accusa le ong come Sea Watch di
intromissione e mancanza di collaborazione.