il manifesto 12.11.17
Segnali di crisi in Alba Dorata
Grecia.
Perde consensi il partito xenofobo ellenico, anche i tassisti si
allontanano. Mentre è in corso il processo a 65 tra membri e deputati
della formazione di estrema destra
di Teodoro Andreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella
Dopo
i recenti fatti di Ostia dei giorni scorsi – il risultato elettorale di
CasaPound e la brutale e inquietante aggressione di Daniele
Piervincenzi, il giornalista Rai della trasmissione Nemo – in Italia in
molti temono il dilagare di fenomeni simili ad Alba Dorata, la forza
neonazista greca. Eppure, il partito xenofobo dell’estrema destra
ellenica, sta attraversando, una crisi molto profonda. I segnali sono
molteplici e vanno tutti nella stessa direzione.
IL CAPO DEL
PARTITO, Nikos Michaloliákos, nella città di Trikala, in Tessaglia, ieri
è stato duramente contestato da parte di studenti, lavoratori, membri
del consiglio comunale e dai rappresentanti di tutti i partiti. Nella
piazza centrale della città, è stata organizzata una manifestazione
antifascista, con lo slogan «il Führer è indesiderato, il fascismo non
passa».
Inoltre, negli ultimi giorni, è arrivato un altro segnale,
che potrebbe apparire di secondaria importanza, ma che invece è da
ritenere molto significativo. Nelle elezioni sindacali dei tassisti
greci, quattro anni fa, Alba Dorata era riuscita a superare la
percentuale del 13% e dichiarava apertamente di puntare almeno al
raddoppio dei consensi. L’anno scorso ha subito un crollo verticale, è
quest’anno ha deciso di non presentarsi neanche alle votazioni di
categoria.
Si tratta di un «termometro sociale» molto importante,
dal momento che, quella dei conducenti e dei proprietari di taxi, non è
mai stata, propriamente, una delle categorie più progressiste del paese.
Inoltre, in un veloce quanto efficace video diffuso su internet,
l’osservatorio Golden Dawn Watch, attraverso un rapido montaggio
paragona la tensione e la violenza provocata dai neonazisti, in molte
zone periferiche di Atene negli anni passati, e la tranquillità di oggi.
La
conclusione a cui arrivano gli autori del filmato è che «senza Alba
Dorata i nostri quartieri sono migliori», facendo capire, allo stesso
tempo, che il processo in corso contro i membri del partito ha fatto
comprendere a moltissimi greci la vera natura di «Chrysì Avghì-Alba
Dorata». Si tratta del processo cominciato nell’aprile del 2015, che ha
portato alla sbarra complessivamente sessantacinque membri e deputati
del partito, con l’accusa principale di appartenere a un’organizzazione
criminale. Una organizzazione che, dai pubblici ministeri, è ritenuta
responsabile dell’uccisione del rapper di sinistra Pàvlos Fìssas, il 17
settembre 2013, di innumerevoli attacchi contro cittadini immigrati, in
particolar modo venditori ambulanti, come anche di aggressioni contro
sindacalisti di sinistra.
In una delle testimonianze rilasciata in
aula, una donna, ex membro di Alba Dorata (che si trova sotto
protezione ed ha deposto sotto anonimato, in teleconferenza), ha
descritto i metodi usati dall’organizzazione: «Ci dicevano di menare i
pachistani, era il loro hobby, non li consideravano delle persone», ha
dichiarato la testimone. Che ha anche rivelato che un giorno,
nell’estate del 2013, uno degli imputati per l’omicidio di Fìssas,
insieme a un altro membro del partito neonazista, scendendo da un monte
ha incontrato due pachistani. «Uno è riuscito a fuggire. L’altro è stato
colpito in maniera durissima, gli sferravano calci sulla testa come se
stessero tirando un rigore. È probabile che quest’uomo sia morto», ha
deposto la testimone sotto protezione.
Dal processo, inoltre,
emergerebbe anche che alcuni neonazisti avevano ottimi rapporti con la
polizia, tanto da riuscire ad assicurarsi una sorta di «protezione» nel
corso delle loro manifestazioni così da evitare di essere fermati, anche
in casi eclatanti, come successe dopo un’aggressione ad una donna
incinta.
ELEMENTI E TESTIMONIANZE raccapriccianti, che stanno
rafforzando la coscienza democratica dei greci. Anche di chi – si spera –
nei primi anni di una crisi economica dalla durezza inimmaginabile, si
era fatto ingannare dalle promesse di finti e pericolosissimi patrioti,
che desideravano sostituirsi, se possibile, a tutte le istituzioni dello
stato, ad iniziare dalla polizia, per finire col paramento.
È
chiaro che non si può ancora abbassare la guardia, come dimostra anche
l’aggressione di Alba Dorata nei confronti dell’avvocata «dei migranti»
Evghenìa Kouniàki, e di altre due donne, pochi giorni fa, accanto
all’ingresso del tribunale di Atene.
Secondo gli ultimi sondaggi,
Chrysì Avghì raggiungerebbe ancora il 6,7% delle intenzioni di voto, una
percentuale molto vicina alle elezioni dell’autunno del 2015. Ma è
impressione diffusa che nella società greca si stia iniziando a
manifestare una nuova e salutare consapevolezza (grazie soprattutto a
testimonianze e elementi inequivocabili), che ci si augura si possa
rafforzare anche dopo la sentenza del processo in corso, prevista tra
circa un anno.