il manifesto 12.11.17
La marcia dell’estrema destra si prende la festa polacca
Allarme
nero. «Noi vogliamo Dio», la celebrazione dell’Indipendenza nazionale
ostaggio dei fascisti. Il corteo sfila nel centro della capitale:
«Restiamo il bastione della fede e della religiosità in Europa»
Varsavia, la marcia dell’estrema destra; sotto Donald Tusk alle celebrazioni ufficiali per l’Indipendenza polacca
di Giuseppe Sedia
VARSAVIA
La Polonia scende divisa in strada per festeggiare il giorno
dell’Indipendenza nazionale. Decine di migliaia di persone hanno preso
parte alle celebrazioni in tutto il paese.
Come ogni anno, a
sfilare ieri a Varsavia gli organizzatori della marcia nazionalista
Marsz Niepodleglosci (corteo dell’indipendenza in polacco). Questa volta
hanno ottenuto l’esclusiva delle principali arterie della città in
quanto l’evento è stato ritenuto «ricorrente». È passato un anno
dall’approvazione della legge sull’ordine pubblico che garantisce la
precedenza delle autorizzazioni alle manifestazioni ricorrenti. Il Marsz
Niepodleglosci ha rubato e continuerà a rubare la scena a tutti ogni 11
novembre, almeno per i prossimi quattro anni, così prevede la legge
sulle manifestazioni, grazie all’attivismo del Campo nazional-radicale
(Onr), una sigla para-fascista che ha invitato ieri nella capitale
polacca un campione della cornucopia dell’estremismo europeo di destra.
ALMENO
CINQUANTAMILA i manifestanti che hanno preso parte al corteo
all’insegna dello slogan «Noi vogliamo Dio», le tre parole con cui fu
accolto a Varsavia nel 1979 papa Wojtyla, ripetute da Donald Trump a
luglio scorso durante il suo viaggio in Polonia: «Quel giorno tutti i
comunisti a Varsavia hanno capito che il sistema oppressivo cui avevano
dato vita sarebbe presto crollato», ha detto il presidente Usa.
«Vogliamo
ricordare a tutti che la Polonia resta il bastione della fede e della
religiosità in Europa», ha spiegato Robert Bakiewicz uno degli
organizzatori del Marsz Niepodleglosci. C’erano anche Roberto Fiore di
Forza Nuova, e Laszlo Toroczka, esponente di Jobbik, il partito xenofobo
ungherese che scavalca ideologicamente a destra anche Fidesz di Viktor
Orbán. Non ce l’ha fatta invece a essere dei loro il suprematista bianco
americano Richard B. Spencer. Non sono mancati i saluti romani che i
militanti di Onr usano disinvoltamente anche al pub, per ordinare cinque
birre.
Per fortuna alla fine della giornata nessuno scontro tra
l’Onr e gli esponenti dei controcortei indetti dal Comitato per la
difesa della democrazia (Kod) e dalla Coalizione antifascista (Antifa).
«Il governo polacco preferisce difendere i fascisti e lasciarli marciare
nel cuore di Varsavia», si legge in comunicato di Antifa che riunisce
diverse sigle tra le quali anche lo «Sciopero nazionale delle donne»
(Osk), una rete nata in occasione di quel lunedì nero che aveva portato
lo scorso anno in piazza migliaia di donne contro l’introduzione di
misure ancora più restrittive in materia di aborto.
tusk-varsavia
A
VARSAVIA, IERI, c’era anche Donald Tusk che ha preso parte alle
commemorazioni dell’Indipendenza nazionale su invito del presidente
polacco Andrzej Duda, esponente del partito della destra populista
Diritto e giustizia (PiS). Il presidente del Consiglio europeo, la cui
rielezione a Bruxelles a marzo scorso era stata osteggiata in modo
plateale dal PiS, ha accettato per la prima volta l’invito di Duda.
Un’iniziativa che suona come una pura formalità per molti commentatori
ma che di certo non ha entusiasmato i falchi della formazione fondata
dai fratelli Kaczynski. «A Tusk comincia a mancare lavoro a Bruxelles ed
è per questo che torna in Polonia», ha commentato sarcasticamente il
deputato del PiS Marek Suski.
MEGLIO SOLI che male accompagnati e
così il numero uno del partito Jaroslaw Kaczynski ha lasciato Varsavia
in pasto agli altri puntando invece sul castello di Wawel a Cracovia. E
lì che ogni mese il leader del PiS va a deporre dei fiori nella cripta
in cui giace il fratello Lech, scomparso sette anni fa nella catastrofe
aerea di Smolensk. Un evento costantemente strumentalizzato in patria
dal PiS per macinare tesi complottiste e sottolineare l’atteggiamento
remissivo del governo precedente nei confronti della Russia nelle
indagini sull’incidente costato la vita anche ad altre 95 persone. Ogni
anno l’11 novembre la Polonia si ritrova divisa come prima più di prima.