il manifesto 10.11.17
L’estrema destra cresciuta all’ombra del «berlusconismo»
Relazioni
pericolose. L’alleanza tra Casa Pound e Salvini e la rottura. Ma «prima
gli italiani» resta uno stendardo comune. ll’indomani del voto «Il
Tempo» ha aperto con un titolo che proclamava «la marcia su Ostia»
di Guido Caldiron
Il
«caso Ostia» non rappresenta solo l’inquietante prospettiva che in un
territorio segnato dall’abbandono da parte della politica, e dalla
contemporanea presenza di una sorta di welfare malavitoso, l’estrema
destra possa fare significativamente breccia. C’è un altro indizio
importante che è arrivato dal voto del litorale romano e che non
riguarda tanto la condizione di marginalità sociale che si vive nelle
periferie e le conseguenze che tutto ciò può avere in termini di
rappresentanza locale, quanto piuttosto l’esito politico più generale
che può produrre.
I POCO MENO DI 6000 VOTI che Casa Pound ha
raccolto domenica scorsa, molti dei quali arrivati dalle case popolari
di Nuova Ostia e di Acilia, potrebbero infatti risultare decisivi nel
ballottaggio che il 19 novembre vedrà contrapposte la candidata del M5S
Giuliana Di Pillo e quella del centrodestra, in quota Fratelli d’Italia,
Monica Picca, distanziate al primo turno di soli 2309 consensi. Del
resto, al di là delle schermaglie che hanno accompagnato la vigilia
delle elezioni nel X municipio della capitale, con i «fascisti del terzo
millennio» impegnati a sfidare in particolare la lista che si rifà a
Giorgia Meloni, proprio per una rischiosa, in termini di consensi,
contiguità ideologica, su temi quali immigrazione, rom e «preferenza
nazionale», «destra» e «estrema destra» hanno agitato slogan e argomenti
del tutto sovrapponibili.
COSÌ NON STUPISCE che all’indomani
dell’esito del voto, il quotidiano di destra della capitale, Il Tempo,
abbia aperto con un titolo che riproducendo la grafica dei manifesti dei
neofascisti, proclamava «la marcia su Ostia». E con una lunga lettera
del leader di Cpi sul litorale, Luca Marsella – che ricordava anche le
precedenti affermazioni elettorali degli estremisti, da Bolzano a Lucca
passando per Todi – in provincia di Brescia, a Trenzano il sindaco
39enne Andrea Bianchi, eletto nel 2013 con il centrodestra ha appena
aderito a Casa Pound.
Uno sviluppo che può essere considerato come
un elemento preoccupante a se stante o come parte di una ulteriore
deriva più complessiva in atto nel paese. Di cui l’estrema destra
rischia di essere solo la componente più visibile. Ma potenzialmente
decisiva.
CRESCIUTA NEGLI ANNI dell’egemonia culturale e politica
del «centro-destra» guidato da Silvio Berlusconi, della cui prolungata
affermazione si è giovata sia sul piano dei ripetuti tentativi di
legittimazione storica che nello «sdoganamento» di un armamentario
propagandistico aggressivo – dal revisionismo pop sul Ventennio
mussoliniano fino all’imprenditorialità politica della xenofobia e del
risentimento -, l’ultima stagione dell’estrema destra italiana si è in
gran parte sviluppata all’ombra del «berlusconismo». Di cui ha finito
per costituire, nella prospettiva di una «destra plurale» che è riuscita
a trasformare le proprie apparenti contraddizioni nelle diverse facce
di una medesima proposta di società, una sorta di avanguardia giovanile e
sociale. Uno scenario già emerso nel recente passato, ma cui la crisi
economica da un lato e la ritrovata unità della destra politica
dall’altro, offrono una rinnovata attualità.
Nel caso specifico di
Casa Pound, si è perso il conto della partecipazione di esponenti
governativi della coalizione berlusconiana – seguiti a dire il vero fino
ad oggi anche da diversi nomi della sinistra e del giornalismo
indipendente – che hanno varcato il portone del palazzo di via Napoleone
III, occupato dal 2003, per partecipare alle iniziative dei «fascisti
del terzo millennio».
SUL PIANO PIÙ SQUISITAMENTE politico, nel
2005 gli ideatori dello «squadrismo mediatico» sostennero, al pari di
tutto il centrodestra, la Lista Storace alle regionali del Lazio e in
seguito entrarono a far parte del Movimento Sociale Fiamma Tricolore che
nel 2006 appoggiava Berlusconi. Con il passare del tempo è però con la
Lega, dopo la virata sovranista e filo Le Pen di Matteo Salvini, che
Casa Pound stringerà una salda per quanto effimera alleanza. Nel 2014 i
neofascisti sostengono la campagna elettorale europea, risultata
vincente, del leghista Mario Borghezio. L’anno successivo, il numero 2
di Cpi, Simone Di Stefano, è sul palco di piazza del Popolo a Roma
insieme a Salvini e Meloni al termine della manifestazione dei
sovranisti contro Renzi e parla della nascita «di un nuovo fronte
politico». «Condividiamo ogni singola parola del progetto di Salvini –
presentato come l’unico vero leader della destra – e in particolare i
tre capisaldi: no euro; stop immigrazione; prima gli italiani», dichiara
Di Stefano.
OGGI, DOPO LO STRAPPO intervenuto in seguito con la
Lega, lo stesso esponente di Cpi, in occasione della chiusura della
campagna elettorale ad Acilia, ha attaccato Salvini chiedendosi «gli
avete visto mai un tricolore in mano? No, perché la Lega è rimasta
quella di un tempo…». Questo, malgrado i leghisti si siano in realtà
spinti sempre più in là in direzione dell’estrema destra – tra l’altro
eleggendo nel Municipio 8 di Milano Stefano Pavesi, del gruppo di Lealtà
e Azione, nato come emanazione dei neonazisti Hammerskin.
Perciò,
al di là delle querelle sulle bandiere, anche se non è ancora e forse
non sarà mai la base per una coalizione elettorale, perlomeno in modo
esplicito, è possibile che quel «prima gli italiani» sia già uno
stendardo sufficientemente solido, e comune, per far confluire dalla
stessa parte consensi raccolti in modo diverso. A cominciare da Ostia.