venerdì 3 novembre 2017

Il Fatto 3.11.17
Berlusconi ignora la mafia e difende gli impresentabili
Il leader riforma il codice penale: “L’arresto cautelare solo per i fatti di sangue, per il resto si versa una cauzione”
di Fabrizio d’Esposito

Il Politeama è un gigantesco vasa vasa. Bacia bacia, in lingua sicula. Cuffaro e il cuffarismo passano, forse, ma i baci restano. È un accostare continuo di guance. Tutti baciano tutti. Il potere si riconosce così.
Il più fecondo di smack, da vicino o da lontano, lanciandoli con le mani, è Gianfranco Micciché. Il ritrovato viceré azzurro della Sicilia è ridente e felice. Precede ballonzolante Silvio Berlusconi sul palco e lo presenta con un messaggio che sembra quasi un pizzino d’altra natura, non solo politica: “Presidente questa è la Forza Italia che non tradirà mai. La Forza Italia che la adora e le vuole bene. Nessuno mai la accoglierà come noi”.
Peccato solo che l’ex Cavaliere faccia a Palermo lo stesso discorso sentito a Fiuggi o più recentemente a Ischia. Con il solito incipit sulla paura del futuro e di una guerra nucleare. Berlusconi arriva al Politeama, il teatro nel centro più centro del capoluogo siciliano, alle cinque e mezzo del pomeriggio. È un giorno particolare. È il giorno dopo la notizia trapelata da Firenze: lui e Marcello Dell’Utri di nuovo indagati per le stragi mafiose del fatidico Novantatré.
Ma il Condannato ignora la questione. Fa finta di nulla. Qualcuno dei suoi fedelissimi lo aveva previsto in mattinata: “Ha preparato un discorso in cui non c’è nulla sui magistrati e le nuove accuse, però lo sapete il Presidente a volte non si trattiene”. E invece, stavolta, si trattiene: “Mi hanno consigliato di non parlarne in campagna elettorale”. Non solo. Per evitare equivoci con alcuni dei presenti, B. tratteggia la sua riforma del codice penale: “La custodia cautelare deve esserci solo per i fatti di sangue, per il resto si versa una cauzione”.
Viva l’omertà. E viva anche la prudenza virtù dei moderati: Berlusconi aspetta fiducioso la sentenza novembrina di Strasburgo sulla sua riabilitazione e tenta di mantenere un profilo bassissimo per far contenti gli alleati del Ppe, Merkel in testa. In materia si scuote solo quando difende gli impresentabili delle liste di Forza Italia: “Dov’è il problema? Non li votate e basta”. Ovazione. In prima fila c’è anche Nello Musumeci, che l’altra sera s’è beccato un cazziatone dall’ex premier: “Ma devi per forza parlare di impresentabili?”.
Al Politeama ce ne sono un po’. Di ieri e di oggi. Uno striscione enorme, con foto e saluti al Presidente, è quello di Marianna Caronia, indagata per corruzione e candidata al consiglio regionale. Il cognome eccellente è quello di Genovese, emblema di una dinastia democristiana e poi trasversale di Messina. Una scena magnifica. Papà Francantonio, già deputato del Pd e con una pesante condanna in primo grado per i corsi d’oro della formazione regionale, ben undici anni, papà Francantonio, dicevamo, fa da apripista nella folla del Politeama per il figlio ventunenne Luigi. Lui davanti e l’esile Genovese junior dietro. Vasa vasa, ancora. Luigi Genovese è candidato in Forza Italia e il papà premuroso promette: “A Messina avremo il risultato migliore di tutta la Sicilia”. Per loro, Musumeci è già oltre il muro del 40 per cento. Sarà.
I Genovese sono in primissima fila. Con loro, in ordine sparso: Saverio Romano, Stefania Prestigiacomo, Gabriella Giammanco, Renato Schifani.
In un palchetto, invece, è appollaiato l’eterno Domenico Scilipoti detto Mimmo, re dei Responsabili del 2011, quando passò da Di Pietro al centrodestra. Anche qui la scena è strepitosa. Berlusconi fa lo stanco elenco del suo programma di governo, in pratica togliere tutte le tasse esistenti, e annuncia una riforma costituzionale sul vincolo di mandato per impedire il trasformismo. Scilipoti non applaude e poi si sporge verso il vicino e gli chiede: “Ma che ha detto?”. Una comica. Così com’è irresistibile la coincidenza tra il B. pro-vincolo e le motivazioni di martedì scorso sul processo di Napoli sulla compravendita anti-Prodi: “Berlusconi è un corruttore”.
Il Politeama non è pieno come ci si aspettava. Truppe di anziani e donne, un po’ di ceto burocratico della regione, anche di matrice pidina, pronta al salto della quaglia. L’ex Cavaliere contiene il suo comizietto in un’ora. Una vera fortuna per chi lo ascolta. Sulla mafia, la sua è un’omertà da larghe intese. Matteo Renzi e il Pd sono infatti un avversario finto e invisibile, mai citato. Al contrario dei Cinquestelle “pauperisti e giustizialisti”. Gli alleati di Lega e Fratelli d’Italia sono invece retrocessi al grado di “signor Salvini” e “signora Meloni”. Vaneggia, B., di aver deciso pure i ministri con loro, dopo le Politiche: “Tre a Forza Italia, tre alla Lega, due a Fratelli d’Italia”. Ma Salvini gli versa addosso solo un glaciale distacco: “Mai parlato di questo”. Oggi, Salvini, B.. e Meloni saranno a Catania. Si vedranno “privatamente” senza fare foto insieme.
B. finisce alle sei e mezzo e fuori piove. Va in pasticceria con Francesca Pascale. Un bambino lo ferma e gli dà la mano. Per la gioia, il bimbo ringrazia così: “Non la laverò più”.