il Fatto 27.11.17
Colpire i rivali: i dossier per Renzi dei Carrai boys
La
battaglia sulla post-verità sarà al centro della campagna elettorale
Obiettivo: denunciare “rapporti” tra Lega e M5s e screditare i media
di Wanda Marra
inviata a Firenze
“Ho
fatto un report per Matteo Renzi e una parte di quello è finito sul New
York Times”. Felpetta a righe, occhialoni, scarpe da ginnastica e aria
timida: tra i giovani che ieri si muovevano tra i tavoli della Leopolda e
i Millennials che salgono sul palco, uno è l’eroe del giorno: Andrea
Stroppa, classe 1994, esperto di cyber security. Oggi titolare della
Ghost Data (società citata dal New York Times ma che non risulta alla
camera di commercio italiana), fu arruolato nel 2016 da Marco Carrai,
imprenditore amico e sostenitore di Renzi, che ambiva a una posizione di
responsabile della cyber sicurezza per conto di palazzo Chigi. Quella
nomina non è mai arrivata e oggi Carrai lavora nel settore privato con
la sua Cys4, sicurezza cyber per aziende.
Nella serata di partenza
di L8 che sta per “lotto”, Matteo Renzi ha lanciato la sua di lotta
alle “fake news”, “si tratta di una tecnica che rischia di cambiare il
dibattito democratico nel nostro Paese”. Il punto di partenza e di forza
è un articolo del New York Times che denuncia connessioni tra diverse
piattaforme online anti-sistema e alcune vicine alla Lega Nord e al
Movimento Cinque Stelle.
Stroppa è stato il pupillo di Carrai, il
quale arriverà oggi nella vecchia stazione industriale renziana: da mesi
sta lavorando proprio a un progetto relativo alle fake news. I suoi
rapporti internazionali sono di tale livello che sicuramente ha facile
accesso anche al New York Times. Ma Stroppa ci tiene a dire: “Sono anni
che i miei dossier finiscono sulle grandi testate internazionali”. E
chiarisce che “è la prima volta” che viene alla Leopolda: “Sono un
tecnico, nel 2013 ho votato Cinque stelle”. Ieri, comunque, si aggirava
sotto il palco, tra i ministri Marco Minniti e Roberta Pinotti.
Per
Renzi l’attacco alle fake news sarà il centro della strategia da
campagna elettorale con l’obiettivo di screditare i Cinque stelle. Lo
dice così il vice segretario, Maurizio Martina: “Inquietanti i rapporti
che emergono tra Movimento e Lega con alcuni siti globali di false
notizie”. Seconda mossa: dominare i social ancora più che in passato. E
ancora, presentarsi come una vittima del sistema dell’informazione.
Vecchia tattica: alla Leopolda 6 – 2 anni fa – mise alla berlina i
titoli dei quotidiani (il Fatto e Libero).
Venerdì sera, Renzi ha
tenuto una vera lezione, armato al solito di video. La prima fake news:
“Ultim’ora. Malore improvviso per Matteo Renzi ricoverato all’Umberto
I”. Esce su News24 Roma, nel febbraio 2016. Una bufala. Poi, un video
con Renzi che guida una Lamborghini, presentato come se fosse in vacanza
a Ibiza. Ma stava visitando un cantiere. Ancora: la sorella di Maria
Elena Boschi nominata direttrice di “un fantomatico centro coordinamento
delle Regioni”. Ma la Boschi non ha sorelle e la foto era di Scarlett
Johansson. Altra presunta sorella, quella di Laura Boldrini, accusata di
gestire società legate all’immigrazione. Ma la sorella della presidente
della Camera è morta.
La logica del gioco di Renzi, si capisce
dal montaggio: mostrando una foto dei presunti funerali di Riina, con in
prima fila, tra gli altri, la Boschi, l’ex premier rivela l’account
“Virus5stelle” fb, vicino al Movimento. E poi, ancora quelle postate da
“Beatrice di Maio”: “Ho le foto di Delrio con i mafiosi”. Ma la vera
autrice – dice Renzi “si autodenuncia: è la moglie di Brunetta”.