Corriere 27.11.17
Da Bersani a Errani, la corsa nei collegi rossi che può far male ai dem
In Emilia la divisione a sinistra avvantaggerebbe FI
di Olivio Romanini
La
grammatica del Rosatellum rischia di favorire un inedito (e
involontario) asse tra Mdp e Silvio Berlusconi nelle Regioni rosse. La
possibilità concreta che gli scissionisti del Partito democratico
presentino nei collegi uninominali i leader Pier Luigi Bersani e Vasco
Errani, togliendo voti ai candidati dem, fa preoccupare il Nazareno e
fare salti di gioia al centrodestra: in particolare, al plenipotenziario
di Berlusconi in Emilia, Massimo Palmizio, ex Publitalia nelle file
degli azzurri dal 1994.
A lui è toccato gestire l’inverno del
grande scontento, quando FI non toccava più palla a livello nazionale e
quando nell’ostile Emilia arrivava dietro tutti, Lega compresa. Ora che
il vento è di nuovo cambiato — e che «imprenditori, medici e
giornalisti» hanno ricominciato a contattarlo per avere notizie sulle
liste per le Politiche — sente aria di rivincita. C’è stato un momento,
quando si trattava di trovare i candidati per le Regionali o per le
Comunali, che alle sue chiamate non rispondeva nessuno.
Adesso,
sulla base dei sondaggi e dello studio dei meccanismi del nuovo sistema
elettorale, Forza Italia e già quasi sicura di passare dai nove
parlamentari eletti nel 2013 come Pdl ai dodici eletti come sola FI. Ma
il sogno di Berlusconi è quello di dare scacco al Pd in Emilia in due
collegi che, in condizioni normali, sarebbero stati impossibili: quello
dove Mdp schiererà Vasco Errani (probabilmente Ravenna) e quello dove
correrà Pier Luigi Bersani, ancora da definire.
Nei collegi
uninominali vince chi arriva primo e il ragionamento di FI e del
centrodestra è lineare: anche se Mdp vale solo il 5-6 per cento, a
livello nazionale, è abbastanza facile immaginare che personalità come
Bersani ed Errani, che godono di un consenso personale elevato nelle
«loro» terre (entrambi sono stati presidenti dell’Emilia-Romagna),
possano arrivare a un 15-20 per cento. Poco per vincere ma abbastanza
per fare perdere il collegio al candidato pd, visto che i voti vengono
dallo stesso bacino elettorale. E con il candidato dem «azzoppato» del
15 per cento rispetto al fisiologico bacino di voti, quel collegio
diventa contendibile per il centrodestra.
Sarebbero in fondo solo
due collegi, ma sarebbero oltremodo esemplari di quel che può accadere,
anche in una terra come l’Emilia, ora che la sinistra è divisa. E
sarebbe una rivincita fino a poco tempo fa inimmaginabile per gli
azzurri: a Bologna e dintorni Berlusconi si è sempre fatto vedere poco
e, a eccezione dell’impresa di Giorgio Guazzaloca nel 1999, il
centrodestra in Regione ha sempre preso batoste. Ma c’è dell’altro:
sempre a giudicare dagli attuali sondaggi, il Pd può garantire seggi
sicuri praticamente solo in Emilia e in Toscana, e i collegi da Piacenza
a Rimini potrebbero essere utilizzati dai vertici pd per piazzare i
cosiddetti candidati della società civile. Senza contare che qui
dovrebbero conquistarsi il posto gli emiliani Matteo Richetti, Graziano
Delrio, Dario Franceschini e Andrea Rossi, responsabile organizzativo
del Pd nazionale .