lunedì 27 novembre 2017

Repubblica 27.11.17
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L’indagine
Cultura, religione, sicurezza gli stranieri fanno più paura
Negli ultimi mesi è cresciuta la diffidenza verso gli immigrati toccando i massimi degli ultimi vent’anni. Ma per più della metà degli italiani non ci sono pericoli
ILVO DIAMANTI

Gli stranieri alle porte e dentro casa. Nostra. Sono divenuti un argomento di polemica quotidiana. Sul piano mediale e politico.
Ne abbiamo seguito l’evoluzione costante, attraverso i sondaggi di Demos. Da quasi vent’anni.
Perché l’attenzione e la tensione, sull’argomento, non finiscono mai. Gli immigrati: sollevano inquietudine come minaccia alla nostra sicurezza - personale e sociale. Ma anche verso la nostra cultura e alla nostra religione. In misura diversa. Perché la sicurezza e l’incolumità (ovviamente) preoccupano di più dell’identità.
Tuttavia, in alcune fasi questi (ri)sentimenti si percepiscono con particolare intensità.
L’avevamo osservato alcune settimane fa, commentando una precedente indagine. Ma oggi questa sensazione si rileva in modo altrettanto evidente. Negli ultimi mesi, infatti, la paura degli “altri” è cresciuta. I timori per la nostra sicurezza hanno raggiunto il livello più elevato degli ultimi anni: il 43 per cento (quota di persone che manifestano grande preoccupazione in proposito). Approssimando la misura osservata nel 2000 e nel 2007. Mentre i timori suscitati dagli immigrati come minaccia all’identità (culturale e religiosa) oggi hanno toccato il 38 per cento. Cioè: il massimo grado di intensità rilevato negli ultimi vent’anni.
Nella percezione sociale, questi sentimenti spesso si presentano associati. Circa metà degli italiani, infatti, non prova inquietudine. Sotto il profilo della sicurezza, ma neppure dell’identità. Ma un terzo mostra orientamenti opposti. E manifesta preoccupazione - spesso: paura - verso gli immigrati.
Senza particolari distinzioni, fra sicurezza e identità. Per queste persone, gli stranieri sono gli “altri” che ci minacciano. Irrompono nel nostro mondo, nella nostra vita. Da terre e culture lontane. Insomma: ci “invadono”. E, seguendo un’opinione diffusa, ci costringono a reagire.
Il grado di inquietudine, tuttavia, cambia nel corso del tempo. E dipende da diverse cause. L’andamento “reale” del fenomeno, in effetti, conta. Ma in misura limitata. Come nel caso della criminalità, che in particolari periodi solleva preoccupazione molto più intensa. Anche se, negli ultimi vent’anni il numero dei “fatti criminali” non è cambiato.
Perché risulta costante nel tempo. Lo stesso avviene per i migranti e le migrazioni. Che sollevano ondate emotive soprattutto in alcune fasi.
Perlopiù, le stesse che si osservano nel caso della criminalità. D’altra parte, immigrazione e criminalità vengono, spesso, collegati, nella narrazione mediale. Che costituisce uno dei principali motori, forse il principale, del ri-sentimento sociale. Lo abbiamo già osservato, commentando le indagini dell’Osservatorio di Pavia (per la Fondazione Unipolis).
Perché la “paura” fa spettacolo. Tuttavia, i “cicli della paura” mostrano una coincidenza significativa con i cicli politici ed elettorali. Lo abbiamo osservato – e annotato – nei mesi scorsi. Dal 1999 in poi, i picchi dell’insicurezza, sul piano sociale e dell’identità, coincidono con i periodi che precedono le elezioni nazionali. E, dunque, con le campagne elettorali. Perché la “paura degli altri” attira, oppure respinge, gli elettori.
Certo, ormai viviamo tempi di campagna elettorale permanente. Ma in alcuni periodi la mobilitazione politica appare più forte. Più intensa. Come da qualche mese. Come avverrà, a maggior ragione, nei prossimi mesi. Visto che siamo alla vigilia di elezioni “di svolta”.
Ormai, lo sono tutte. Ma l’esito delle prossime elezioni appare più “incerto” che mai. L’unica vera certezza è l’incertezza.
Visto che è improbabile – impossibile? – che uno schieramento o una coalizione riesca a conquistare una maggioranza stabile, al prossimo Parlamento. Così, l’immigrazione diventa un tema importante. Anzi, il più importante. Oggi: è il tema.
Per intercettare consensi.
Infatti, mai come oggi, negli ultimi dieci anni, è stato percepito in misura tanto intensa. In particolare, come minaccia per la nostra cultura e identità. Ma, soprattutto, mai come oggi l’immigrazione è divenuta un terreno di contesa aperto. E incerto. Perché inquieta e preoccupa tutti. In modo trasversale. Gli elettori di Centro, Destra (i leghisti: oltre il 70 per cento). E del Movimento 5 Stelle. Come è sempre avvenuto. Ma, in misura crescente, anche gli elettori del PD e di Sinistra. Fra i quali, l’inquietudine sollevata dagli “altri”, dagli “stranieri”, è aumentata sensibilmente, negli ultimi anni. Soprattutto nell’ultimo anno (circa 10 punti in più). Si spiega anche così la crescente popolarità di Marco Minniti. Il Ministro della Sicurezza.
(L’altra faccia del Ministro della Paura, impersonato, anni fa, in modo magistrale, da Antonio Albanese.) Minniti è un uomo di Sinistra. E, per questo, appare particolarmente adatto a occupare questo ruolo. Oggi.
Perché oggi la Paura degli altri non ha più colore. Politico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Con l’avvicinarsi del voto aumenta il “timore degli altri” con conseguenze sulla campagna elettorale L’inquietudine dei cittadini è trasversale e coinvolge non solo chi è di destra ma anche chi sceglie la sinistra