domenica 26 novembre 2017

Il Fatto 26.11.17
Pd, i collegi fanno paura. E il Giglio corre a blindarsi
Contromisure - Renzi e Lotti ripiegano su Firenze, la Boschi potrebbe presentarsi al Sud (forse in Campania): listini bloccati per Moretti e Rotta
Pd, i collegi fanno paura. E il Giglio corre a blindarsi
di Wanda Marra

“Adesso il disegno dei collegi lo vedranno tutti. E ognuno avrà da ridire sul suo”. Ettore Rosato, capogruppo dem a Montecitorio, ha l’aria rassegnata alla battaglia interna che lo aspetta. Anche se prova a minimizzare: “Qualche intervento, se è effettivamente giusto, cercheremo di farlo. Ma non più di questo”. Durante il secondo giorno della Leopolda numero 8, la parola che echeggia più spesso tra i tavoli e nel pomeriggio, tra un intervento e l’altro, è proprio “collegi”. Per essere una manifestazione pre – elettorale, il dato che salta agli occhi è che di gente ce n’è tanta, ma la presenza di peones parlamentari è scarsa. E anche quella, in generale, dei politici di professione. Sarà che il Pd di Renzi, in odore di sconfitta, non è in grado di garantire troppi seggi. E con il nuovo disegno dei collegi plurinominali, i margini di incertezza collettivi sono aumentati.
A dirlo chiaro e tondo è stato Matteo Renzi – al solito in battuta – venerdì pomeriggio: “Vi rendete conto che il collegio di Rignano è nel collegio plurinominale di Livorno? Se mi candido a Rignano, sono capolista a Livorno, è meraviglioso. L’Istat ha attaccato Rignano a Livorno anziché a Firenze”. E poi, ha ammesso di non sapere dove candidarsi adesso. E in effetti, aveva sempre detto di voler scegliere il collegio uninominale del Senato di Arezzo. Adesso, pensa a Firenze. Per l’uninominale: lui userà anche le 5 pluricandidature permesse dal Rosatellum nei listini. Nel Giglio magico si fanno conti e strategie. Anche Luca Lotti dovrebbe candidarsi a Firenze. Come un’altra senatrice renzianissima, Rosa Maria de Giorgi. Il collegio di Empoli è per il segretario regionale, Dario Parrini. Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi, invece, andranno fuori. Peraltro, non è detto che alla fine loro corrano dall’inizio solo nei listini bloccati, più garantiti. Per la sottosegretaria si parla del sud, probabilmente a Ercolano, per il tesoriere dem del Nord. L’ultima volta, fu il Piemonte. E ancora, ad Andrea Marcucci dovrebbe toccare Massa e Lucca.
La minaccia del segretario ai big ostili era stata proprio quella di candidarli nell’uninominale per sfidarli a prendersi i voti. Adesso, la trattativa in corso è anche su quanti e quali paracaduti – ovvero posti nelle liste bloccate – avrà ognuno.
E poi, è partito affannosamente lo studio nei singoli territori. In Lombardia e Veneto, i dem si vedono già perdenti: per renziani doc, come Roger De Menech, Alessia Rotta e Alessandra Moretti si pensa ai listini bloccati. Lorenzo Guerini avrà un collegio. Un collegio al Senato in Friuli anche per Deborah Serracchiani, governatrice uscente.
Ma sotto al palco e tra le arcate in molti raccontano di problematiche specifiche dovute al nuovo disegno. Per dire, il territorio di Bari rischia di perdere un eletto a favore di quello di Brindisi, sulla Calabria i dubbi aumentano. E poi c’è l’Umbria: “Sembra fatta apposta per favorire la destra”, sbotta un renziano della prima ora.
Perché nei capannelli c’è un’altra parola che ricorre ed è proprio “errore”. A lavorare sul disegno dei collegi, oltre alla commissione presieduta da Giorgio Alleva, presidente dell’Istat, insieme allo staff della Boschi è stato anche un gruppo di studio della Camera, creato con un ordine del giorno di Montecitorio. L’accusa che sta montando adesso è che abbiano sbagliato calcoli e previsioni.
Come già accaduto mentre si elaborava il Rosatellum, sistema che alla fine svaforirà il Pd, così sarebbe stato nel tracciare confini e linee dei nuovi collegi. Un paradosso. A questo punto quasi irreparabile: ogni eventuale variazione deve essere suggerita dalle Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, entro il 9 dicembre. Sempre che poi il governo approvi.