Il Fatto 25.11.17
Adesso il Pd vuole smontare i collegi gestiti dalla Boschi
Rivolta
interna - Il disegno dei tecnici coordinati dall’ex ministra non piace
al segretario, che si muove per cambiarlo in Parlamento
di Wanda Marra
I
collegi elettorali sono stati disegnati dall’Istat in modo
“meraviglioso”. Matteo Renzi sul treno che lo sta portando alla Leopolda
ironizza. La battuta la fa due, tre volte. Sta passando per Rignano e
dunque la spiega così: “Vi rendete conto che il collegio di Rignano è in
quello plurinominale di Livorno? Comodo, no? Se mi candido a Rignano
sono capolista a Livorno, è meraviglioso. L’Istat ha attaccato Rignano a
Livorno anziché a Firenze”. E insiste: “Dove mi candido? A questo punto
non lo so…”.
Nel suo più classico modo, il segretario del Pd
annuncia che darà battaglia perché il disegno dei collegi – approvato
dal Consiglio dei ministri giovedì sera e trasmesso alle commissioni
competenti (le Affari costituzionali) di Camera e Senato – venga
modificato. Come previsto dal Rosatellum 2.0, le Commissioni devono dare
un parere solo consultivo, entro il 9 dicembre. “Però, storicamente, il
governo ha sempre accolto i suggerimenti del Parlamento”, dice il
capogruppo dem, nonché padre della legge, Ettore Rosato.
Si
annunciano grandi trattative. Con il Pd in prima linea: modificare il
disegno di un collegio in un modo piuttosto che in un altro, significa
favorire un partito rispetto a un altro. La situazione ha del
paradossale, visto che a gestire tutto il lavoro sono stati dall’inizio
gli uffici della Sottosegretaria, Maria Elena Boschi, detti “Chigi 2”.
Il disegno dei collegi è stato fatto da una commissione presieduta dal
presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, della quale facevano parte alcuni
esperti. Una parte di loro già da tempo lavorava informalmente con gli
uffici della Boschi, che stavano gestendo la vicenda. I collegi sono
stati rifatti sulla base di quelli del Mattarellum del ’93. Con aumento
degli eletti per Lombardia, Veneto ed Emilia e una riduzione per
Basilicata, Molise e Sicilia.
Il problema, però, per i renziani,
non è il numero, ma il disegno. Il lavoro della commissione era stato
presentato alla Boschi nella notte di martedì. La Sottosegretaria aveva
notato una serie di cose che non tornavano, dal suo punto di vista,
soprattutto in Toscana (roccaforte del renzismo) e in Sicilia, Lazio,
Umbria e Marche. Quindi ha cercato di inserire delle modifiche. A quel
punto si è opposto Marco Minniti, che in quanto titolare del Viminale
rischiava di metterci la faccia. Il Cdm ha approvato lo schema della
commissione tecnica, non senza una relazione del governo, (predisposta
dalla stessa Sottosegretaria) trasmessa ieri alla Camera, che la dice
lunga: “Le soluzioni prescelte sono state valutate dal governo e, pur
avendo individuato in alcune di esse elementi che si prestano a
valutazione diversa da quella effettuata dalla Commissione, ha ritenuto
comunque di sottoporre all’esame parlamentare la determinazione dei
collegi elettorali che discende dalla proposta”. Spiegazione: “Tali
elementi suscettibili di diversa valutazione riguardano circoscrizioni
in cui la Commissione si è trovata nell’impossibilità di fare ricorso ai
collegi uninominali del Senato del 1993, oppure, per il cambiamento
demografico di singoli collegi”. E dunque: “In questi casi, gli
interventi della Commissione hanno alla base uno spiccato carattere
valutativo”.
Seguono esempi su dove bisognerebbe rimettere le
mani. “L’aggregazione dei collegi uninominali è stata effettuata
accorpando collegi di province diverse, come Prato e Firenze, separando
collegi appartenenti alla stessa città metropolitana come Empoli”, per
dire. I tecnici hanno presentato la loro relazione nella quale motivano
ogni scelta. Pare che sia stato determinante l’apporto di alcuni
professori, arrivati nella seconda fase, quella formale. Rivolta nel Pd
contro la gestione-Boschi: a rischiare sono moltissimi. Uno su tutti,
Gianni Pittella, che si è visto accorpare il suo collegio in Basilicata
con il territorio di Matera. In serata Rosato prova a minimizzare: “Da
Renzi solo una battuta. Lavoreremo con gli altri partiti”. I quali –
capita l’antifona – sono già in guerra.