giovedì 23 novembre 2017

Il Fatto 23.11.17
Dalla macelleria bosniaca alla figlia morta suicida
Mladic Karadzic
di Pierfrancesco Curzi

Eccoci nella Srebrenica serba, alla vigilia di una grande festa. Oggi regaliamo al popolo questa città. Dopo le violenze dei turchi del XIX secolo, è arrivato il momento di prenderci la rivincita contro i musulmani”. Così parlava il generale serbo-bosniaco Ratko Mladic l’11 luglio 1995 a Srebrenica in un video amatoriale, nel mezzo del genocidio passato alla storia come il più grave in Europa dopo la Shoah. Le milizie paramilitari serbe si lasciarono andare alla mattanza: uccisi oltre 10 mila uomini dagli 8 agli 80 anni. Ieri la Corte Penale Internazionale ha condannato Mladic all’ergastolo.
La carriera militare di Mladic è stata caratterizzata da violenza ed efferatezza sin dall’inizio. Il macellaio di Knin, il boia di Srebrenica, la belva di Žepa e perché no, il terrore di Sarajevo.
Già a 22 anni, all’epoca del primo incarico di rilievo in Macedonia, quando la Jugoslavia era tutta unita sotto Josip Broz ‘Tito’, l’allora tenente Mladic aveva mostrato doti fuori dal comune. Ma l’inizio della sua carriera di criminale in divisa risale agli albori dei conflitti balcanici, tra il 1990 e il 1991. Al tempo la vittima era la Croazia, rea di aver chiesto, e ottenuto, l’indipendenza da Belgrado. Con l’armistizio di Karageorgevo tra Slobodan Miloševic e Franjo Tudjman, leader di Serbia e Croazia, la Bosnia divenne la vittima sacrificale e fu qui che, Mladic assieme alle milizie nazionaliste serbe e croate, diedero vita alla ‘soluzione finale. Il generale Mladic lo ritroviamo in tutti gli scenari di violenza in Bosnia, compresi Foca, Goražde, Višegrad. L’11 luglio 1995 Mladic annunciava la conquista di Srebrenica, pedina di scambio con le autorità internazionali per porre fine al conflitto. Da lì la fuga (assieme al compare di una vita, l’ideologo Radovan Karadžic), e la latitanza, durata 16 anni, fino al maggio 2011.
Nato a Bozanovici, un paesino bosniaco etnicamente serbo, dove murales e slogan inneggiano al suo illustre cittadino, Mladic morirà quasi sicuramente in una cella dell’Aja. Come Miloševic. Prima di esalare l’ultimo respiro, magari ripenserà alla figlia Ana, suicida a 23 anni dopo aver scoperto il lato oscuro del padre.