Il Fatto 17.11.17
“Help”: l’email di Rossi cancellata due giorni dopo la sua morte
La rivelazione dell’allora segretaria dell’Ad: “Era destinata proprio a Viola, io la lessi al mio capo. Poi sparì dal server”
di Davide Vecchi
Non
solo più di una persona in Mps aveva letto l’email con la quale due
giorni prima di morire David Rossi chiedeva aiuto a Fabrizio Viola, ma
tra quei pochi che avevano accesso alla casella di posta elettronica
dell’amministratore delegato qualcuno si è premurato di cancellarla
subito dopo la scomparsa del capo della comunicazione della banca. È
l’ultimo sconcertante elemento che emerge in merito alla vicenda Rossi. A
svelare il particolare è stata Lorenza Pieraccini, all’epoca dei fatti
segretaria di Viola, interrogata soltanto l’8 novembre scorso dal
pubblico ministero, Serena Minicucci. Pieraccini al pm conferma di aver
letto il 4 marzo 2013 la prima – quella con oggetto “help” – delle circa
30 email scambiate tra Rossi e Viola dal testo drammatico: “Stasera mi
suicido sul serio. Aiutatemi!!!”. Poi aggiunge: “Dopo tre o quattro
giorni” e comunque “dopo il decesso di Rossi – avvenuto il 6 marzo – per
curiosità ho fatto l’accesso alla posta di Viola e, cercando l’email
con l’oggetto help, non l’ho trovata”. Quindi qualcuno l’ha cancellata.
Chi? Chiede il pm. “Non lo so, sicuramente non io”. Chi avrebbe potuto
cestinare le email di Viola? “Non mi ricordo se per cancellarle fosse
necessario andare nella sua postazione o se si potesse farlo anche dalle
postazioni di chi come me aveva l’accesso”. E chi aveva accesso
all’email? “Lo staff era composto da 7-8 persone” e “oltre a me poteva
leggerla sicuramente Fanti e qualcun altro ma non so dirle chi”. Il
dottor Fanti è Valentino Fanti, capo dello staff della segreteria del
Cda quindi anche di quella di Viola e superiore di Pieraccini. Il 4
marzo, prosegue la donna, “poiché l’email era stata già aperta anche io
la aprii e la lessi.
Non posso dire chi prima di me avesse aperto
l’email, se Viola o Fanti. Sicuramente l’email era aperta. Quando la
lessi, la stampai e la portai subito da Fanti e gliela feci vedere
dicendogli ‘Guardi cosa è arrivato’. Poi io sono andata via portando con
me la stampa dell’email che distrussi nel tritadocumenti rientrando
nella mia stanza”. Qualcuno l’ha poi cancellata definitivamente dal
server della banca. Infatti quell’email non comparirà nei primi atti
dell’indagine sulla morte di Rossi aperta nel marzo 2013 e assegnata ai
pm Nicola Marini e Aldo Natalini, ma sarà allegata solamente mesi dopo e
individuata esclusivamente nel cellulare di Rossi nella posta inviata:
da qui nessuno aveva potuto cancellarla. Dai server di Mps invece sì. Ma
si scopre solamente ora. E si scopre grazie alla testimonianza di una
persona che all’interno della banca aveva un ruolo chiave ma che è stata
raccolta a distanza di quattro anni dai fatti: addirittura nel secondo
decreto di archiviazione per suicidio il gip scrive che Pieraccini era
stata sentita su input dei familiari di David, ma non corrisponde al
vero.
La donna inoltre già a giugno aveva rivelato a Pierangelo
Maurizio di Quarto Grado di essersi accorta che l’email era stata letta
da qualcuno. Poi poche settimane fa ha ripetuto quanto accaduto a Le
Iene aggiungendo di averla “stampata e consegnata a Fanti”, ha detto al
giornalista Antonino Monteleone. Infine l’8 novembre, sentita dal pm, ha
ricordato un altro elemento: “Dopo la sua morte l’email era sparita”.
Lo
stesso giorno, l’8 novembre, il pm ha sentito anche Fanti. L’ex capo
della segreteria, oggi in pensione, conferma il racconto fatto dalla
donna. “Venne nel mio ufficio e mi mostrò la stampa dell’email” con
oggetto “help”. Prima di quel momento, dice Fanti, non l’aveva letto.
Poi però decide, “non con superficialità, di dare un’occhiata alla posta
elettronica del dottor Viola potendo accedervi, avendo la posta
condivisa”. E aggiunge un dettaglio importante: “Per quanto a mia
conoscenza, soltanto io e la Pieraccini potevamo leggere la posta del
dottor Viola”. E chi avrebbe potuto cancellarla? Questo non gli viene
chiesto. E non potrà essere accertato facilmente perché, come molti
altri aspetti, anche questo è stato ritenuto inutile dagli inquirenti e
oggi è impossibile acquisire gli accessi ai pc dell’ufficio di Viola e
ricostruire chi l’ha cancellata. Cosa che invece, se fatta
nell’immediato, avrebbe portato almeno a individuare il responsabile.
Sono
passati quasi cinque anni da quelle email, pubblicate per la prima
volta sul Fatto il 5 luglio 2013. Email con le quali Rossi annunciava la
volontà di andare dai pm e quella con la quale chiedeva aiuto. Tutte
inviate il 4 marzo. Solo ora sappiamo che qualcuno le aveva lette,
viste, stampate. Che qualcuno avrebbe potuto intervenire. Pieraccini
avvisa Fanti, gli dice “bisogna seguirlo. Faccia qualcosa. Lo chiami.
Parli con Rossi. Vediamo in che condizioni è”. Fanti come reagisce? Lo
racconta al pm. “Quando la Pieraccini uscì dalla mia stanza feci alcune
riflessioni: la prima riguardava la natura dell’email. L’email come è
noto è un fatto privato, strettamente personale, ancor di più quella che
mi veniva mostrata”.
La seconda “era che qualche giorno prima
della lettura dell’email, avevo incontrato Rossi e mi fece presente il
suo stato d’animo. Mi disse che era cambiato in negativo dopo la nota
perquisizione” subita il 19 febbraio 2013. “Io gli chiesi se avesse
avuto qualcosa da temere e lui rispose tranquillamente di no”.
La
terza e “ultima riflessione che feci era quella che comunque io mi
riconobbi in lui perché anche io stavo vivendo un momento difficile. Io
intravedevo in David lo stesso malessere che affliggeva me”. Così, dopo
aver letto l’email e fatto queste riflessioni “decisi di dare
un’occhiata alla posta elettronica di Viola (…) e vedendo lo scambio
delle ultime email mi tranquillizzai”. Perché “Rossi a un certo punto
scrive a Viola ‘forse sto esagerando’ e mi ricordo anche la frase con
cui chiude lo scambio delle email: ‘Scusa la rottura’. Questo mi
tranquillizzò”, dice Fanti. “Quindi mi convincevo di non assumere alcuna
iniziativa né di parlare con Rossi”. Era il 4 marzo 2013 quando David
chiese aiuto. Lamentandosi anche con il presidente Alessandro Profumo di
essere stato tradito da un amico. Di voler parlare con i pm. Di voler
raccontare “tutto, ho lavorato con Piccini, con Mussari”. Due giorni
dopo viene trovato morto nel vicolo sotto la finestra del suo ufficio. E
l’email viene cancellata da qualcuno nella banca.