Il Fatto 13.11.17
Su le maniche: il riscatto fai-da-te del popolo greco
di Michele Revelli
La
Grecia ritorna sulla scena europea, questa volta non come vittima
sacrificale ma come sopravvissuta. Già l’esito del negoziato coi
creditori per la “seconda valutazione” aveva ispirato un certo ottimismo
negli ambienti di governo. Poi a settembre la decisione di Macron di
tenere il discorso “per svegliare l’Europa” proprio in Grecia, ad Atene,
aveva lasciato intendere che si aprissero possibilità prima insperate e
insperabili. Ora l’annuncio di Alexis Tsipras di aver raggiunto gli
obiettivi di bilancio e di essere in grado di destinare il miliardo di
euro di surplus ai “poveri che hanno sofferto questi sette anni di
austerità” come “dividendo sociale” è un’ulteriore conferma.
Questo
momento parzialmente favorevole non è frutto del caso ma il risultato
dello sforzo compiuto dalla comunità greca tutta intera, in primo luogo
dai cittadini col loro impegno sociale, come ho potuto verificare per
esperienza diretta sul territorio greco, parlando con rappresentanti
politici e volontari delle organizzazioni di solidarietà.
La
Grecia che ho visto si discosta molto dal tetro quadro di abbandono e
degrado di qualche tempo fa, quando i negozi erano chiusi e i ristoranti
vuoti, la gente asserragliata in casa mentre per le strade esplodeva la
rivolta. Oggi i ristoranti sono frequentati e anche il turismo interno è
ripreso (+0,7% i consumi, +9,5% l’export) mentre le proteste sono quasi
cessate. Organizzazioni come La solidarietà del Pireo e i vari
Ambulatori di quartiere hanno accompagnato la popolazione nel periodo
più duro della crisi, innovando le tradizionali pratiche di volontariato
e massimizzandone gli effetti che oggi sono ben visibili a voler
guardare tra le pieghe della società greca.
Una delle componenti
più innovative, per esempio, sono stati gli ambulatori sociali:
strutture di volontariato dove vengono distribuiti medicinali e fornite
cure a quanti non possano permettersi le spese mediche. La cosa che
maggiormente mi ha colpito andando a visitarne uno, nel quartiere di Nea
Smyrni, periferia sud di Atene, è stata la professionalità. Trattandosi
di un’iniziativa partita dalla gente senza il supporto di grandi Ong o
finanziatori esterni, mi aspettavo un ambiente meno rifornito di farmaci
e specialisti. Invece ho scoperto che l’ambulatorio era frequentato con
regolarità da 850 pazienti e contava più di 11 specialisti tra cui
otorini ginecologi cardiologi pediatri e persino psicologi e dentisti
con tanto di attrezzatura per ecografie ed elettrocardiogramma. Con
altrettanto stupore mi è stato riferito che tra le cure più richieste vi
sono quelle dentistiche e grazie alle donazioni di privati
l’ambulatorio è riuscito anche a dotarsi di un’attrezzatura
professionale adeguata. Sebbene l’iniziativa fosse nata nel 2013 da 8
membri di Syriza, oggi tra i 50 collaboratori volontari si trovano anche
medici conservatori che sono stati attratti dalla purezza dei loro
ideali e dal loro intento di tener fuori la politica di partito
dall’impegno sociale che non si cura di differenze di bandiera ma mette
al primo posto i problemi della gente (per quanto cercassi, non ho visto
un solo volantino, o un’affiche o un simbolo di partito).
Ciò che
è stato realizzato dagli ambulatori sociali per la sanità è stato fatto
dalla Solidarietà del Pireo per il cibo e i beni primari. Dall’idea di
14 persone “di buona volontà” (di Syriza e non solo) nel 2012 si è
avviato un progetto che unisse le tradizionali pratiche di aiuto come
distribuzione di vestiti cibo assistenza scolastica e consulenze legali a
un nuovo concetto di volontariato che è più descrivibile dalla coppia
solidarietà-partecipazione.
Infatti a chiunque voglia ricevere
vestiti o alimentari si propone di prestare servizio come volontario
(quasi come un atto di “buona volontà”), così che chiunque utilizzi il
servizio non pensi di ricevere la carità ma si senta parte di qualcosa. I
volontari di solito sostano nei pressi del grande supermercato di
fronte alla sede con delle buste chiedendo ai clienti di riempirne una
per la Solidarietà del Pireo. In questo modo l’organizzazione può
ricevere i beni da distribuire mentre i volontari più bisognosi possono
ottenerli tramite una valuta non ufficiale di loro invenzione chiamata
“Pireo”. Lo scopo è quello di rimettere in piedi chi per colpa della
crisi è stato affossato ma mostra una reale volontà di rialzarsi: per
questo sono esclusi dal programma quanti dimostrano di volerne solo
approfittare, mentre qualunque immigrato è ben accetto.
Tutto
questo mi ha fatto capire che il motore della ripresa greca non sta
tanto nelle decisioni politico-istituzionali, quanto nella mentalità
politica del suo popolo, disposto a spendersi attivamente per risolvere i
problemi delle persone più che per affermare individualismi di partito.
Approccio incomprensibile se guardato dall’Italia, dove nulla di tutto
ciò sembra far notizia.