Il Fatto 13.11.17
CasaPound e dintorni
“Abbiamo abolito i partiti e rianimato il fascismo”
Angelo D’Orsi - “Sottovalutazione e normalizzazione, un po’ come fecero molti intellettuali italiani tra il 1922 e il 1926”
di Stefano Caselli
“Pochi
giorni fa ero in Lombardia, a Seregno – un comune che tra l’altro mi
risulta essere stato recentemente commissariato causa infiltrazioni
mafiose – al termine di un incontro sono stato accerchiato da un gruppo
di persone che mi hanno chiesto con un tono piuttosto aggressivo: ‘Tu la
vuoi più sicurezza?’ La prima cosa che ho pensato è stata perché mai
degli sconosciuti mi dessero del tu, poi ho preso il loro volantino:
orribile, fascista fin dalla confezione delle immagini. Era un invito ad
arruolarsi in certe squadre di difesa del quartiere, ‘per tenere a bada
l’immigrazione’, come se fosse un fenomeno governabile da una ronda.
Siamo arrivati a questo, all’arruolamento”.
Angelo D’Orsi, docente
di Storia delle dottrine politiche all’Università di Torino, racconta
l’episodio con un misto di divertimento e preoccupazione.
Professore, Ostia o Seregno poco cambia. Come la chiamiamo questa ostentazione di fascismo così di moda?
Diffido
dell’uso del termine “emergenza”, in Italia lo è ogni cosa, basta. La
realtà è che il fascismo è una presenza costante nella storia d’Italia,
non ce ne siamo mai liberati. Si è talvolta manifestato in forme
diverse, oggi si ripresenta nella sua epifania più trucida e canonica,
quella dell’aggressione violenta e impari, tipica delle squadre d’azione
delle origini, che erano tutt’altro che eroiche.
A cosa dobbiamo questo “regalo”?
Negli
ultimi decenni siamo stati fuorviati. Siccome non c’era più il
comunismo, allora non c’era più nemmeno il fascismo. Ricordo
un’intervista a Renzo De Felice sul Corriere della Sera sul finire degli
Anni Ottanta in cui si sosteneva apertamente la tesi della fine
dell’inutilità sopravvenuta dell’antifascismo. La firmava un certo
Giuliano Ferrara, che su questa linea campa ormai da più di un quarto di
secolo. Ci siamo illusi che il fiume nero e limaccioso avesse smesso di
scorrere. E invece riemerge, come un fiume carsico, ciclicamente. E poi
c’è un fatto determinante, la scomparsa dei partiti, in particolare di
una forza di sinistra come il Partito Comunista, che ha storicamente, da
Togliatti in poi, avuto la funzione di baluardo della democrazia, come
lo era stato il Partito Socialista in epoca prefascista. Il venir meno
del Pci – e lo dico senza essere mai stato iscritto in vita mia – ha
aperto le praterie.
E chi è venuto dopo il Pci
Lasciamo
perdere. Casa Pound e dintorni potranno anche fare orrore, ma spesso
nelle periferie hanno un ruolo sociale e paternalistico, cosa a cui la
sinistra, se ancora esiste, ha abdicato. Anche il fascismo delle origini
si presentò come movimento rivoluzionario, fin dalla disfatta di
Caporetto, quando si promise “la terra ai contadini”. Il Partito
Socialista, peraltro contraddicendo Lenin, non lo fece. Oggi il massimo
che si riesce a pensare è un obbrobrio come la legge Fiano, un vulnus
pericoloso. Bisogna vincere sul piano delle idee, non su quello delle
manette.
E gli intellettuali? Se ancora esiste questa categoria?
Sono
stati spesso conniventi. Penso ad esempio a chi accetta un confronto
pubblico in determinate sedi. È una situazione simile a quella che già
si verificò tra il 1922 e il 1926: per molti intellettuali, contrari al
fascismo, la comunanza di mestiere prevaleva comunque sull’opzione
politica, per cui si poteva dialogare e collaborare. Abbiamo
sottovalutato e normalizzato.
E se il vero problema fosse
all’origine? Ossia nella storica continuità tra apparato statale
fascista e apparato statale repubblicano?
A proposito di questo,
molti tirano sempre in ballo l’amnistia Togliatti, che però non era così
lasca. Semplicemente si sottovalutò la cultura delle istituzioni, in
particolare della magistratura. Ogni spazio di arbitrarietà concesso
dalla legge al giudice fu sistematicamente utilizzato a favore dei
fascisti. Era giusta l’esigenza di creare il più in fretta possibile un
nuovo Stato. Ma alla fine non fu così nuovo.
C’è anche un problema oggettivo di ordine anagrafico. La memoria storica del fascismo sta scomparendo.
Ricordo
dibattiti con Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone in cui si
sminuiva il peso delle opinioni sul fascismo di chi il fascismo non
l’aveva vissuto. Ma allora non potremmo nemmeno parlare di storia romana
o di Risorgimento. Storia e memoria sono due cose differenti, la
seconda è soggetta a oblio, rimozione, errore, la prima, in teoria, no.
Questo però è un discorso accademico. Non ci sono più i racconti dei nonni…
Qui
deve supplire la scuola, fare un racconto storico adeguato all’età. I
ragazzi oggi passano molto più tempo a scuola che in famiglia molto più
tempo a scuola che in casa…
Una tesi ricorrente è che senza il successo del Movimento 5 Stelle la situazione potrebbe essere ben peggiore.
Il
M5S è un movimento molto composito che intercetta destra e sinistra. Lo
zoccolo duro del suo elettorato è principalmente provato dal tema della
corruzione della cosa pubblica. Non condivido chi, come Renzi, liquida i
5 Stelle come “di destra”. Non è così.
Prima o poi vedremo un sindaco di Casa Pound.
Penso di sì. Non in una grande città, ma accadrà.