lunedì 13 novembre 2017

Il Fatto 13.11.17
Tentazione Cencelli: la Sinistra ricade nei vizi della spartizione
In vista dell’assemblea del 2 dicembre Mdp, Si e Possibile si sono già accordati sul metodo di composizione delle liste per quote. I civici del Brancaccio in rivolta
di Luciano Cerasa

Una parte a me, una parte a lui e a te la metà, perché sei più piccolo e pure l’ultimo arrivato. Sarebbe questo il metodo tutt’altro innovativo e in pieno stile Cencelli, che starebbe andando per la maggiore tra gli organizzatori della costruenda compagine arcobaleno alla sinistra di Renzi per compilare liste di delegati e candidati.
Mdp annuncerà a breve un regolamento dell’assemblea costitutiva fissata per il due dicembre, che dovrebbe tracciare anche l’itinerario per la spartizione delle poltrone. Ma le indicazioni che stanno arrivando ai territori da Roma sono ben distanti dall’idea di un’area civica che tenga dentro i partiti e che cerchi di recuperare anche gli astenuti, sul modello spagnolo. A decidere i nomi dei candidati a quanto pare saranno le assemblee provinciali. Di fatto la partecipazione è libera e aperta a tutti gli elettori, ma gli incontri saranno organizzati e diretti dai partiti. Più o meno l’idea di Bersani, Fratoianni e Civati è questa: convocazione, palco presidiato, dibattito e poi la presidenza propone una lista di nomi, bloccata e sostanzialmente pro-quota. Grosso modo 40% a Mdp, 40 a Sinistra italiana e 20 a Possibile. E la partecipazione dal basso che non dà più il controllo alle segreterie va a farsi benedire.
Con il Rosatellum finirebbe allo stesso modo nella scelta dei parlamentari dei vari schieramenti: nominati saranno di qua e nominati saranno di là. Nell’area civica riunitasi al Brancaccio serpeggia un fortissimo malumore e si ragiona se starci o mollare la spugna. Il mondo più “radical” vorrebbe sentirsi dire che ci sarà un rinnovamento vero delle liste. Se si cambia rotta i capitani non possono essere sempre gli stessi, si ragiona, il popolo del referendum era molto più ampio e non lo richiami alle urne con un’assemblea di partitini. Anche l’indicazione di Pietro Grasso a guida politica in pectore non è giudicata la scelta migliore. Prima di tutto nel metodo: l’assemblea incoronerà un leader, non lo sceglierà tra una rosa di candidature. E poi, si recrimina, se l’idea è di confrontarsi solo con il Pd si può capire, ma se si vuole competere con i Cinque Stelle è evidente che Grasso è un pezzo del sistema, una candidatura fatta per prendere i voti dei sessantenni scontenti di Renzi, non per mobilitare il popolo del No al referendum composto in gran parte da giovani. Proprio un altro progetto, che potrebbe seminare scontenti e indifferenti.