Il Fatto 13.11.17
Atac: i macchinisti “infedeli” sabotano la metro di Roma
Top
secret - Il documento riservato: i treni cittadini, specie la linea
“B”, si fermano per “guasti inesistenti”. 67 procedimenti discliplinari
di Luca De Carolis
Tanti,
troppi treni che non partono per guasti in realtà inesistenti. Al punto
da portare a un crollo delle corse del 23 per cento. E ad alimentare il
sospetto di “un’azione mirata” di macchinisti e dipendenti, che ha
portato all’apertura di 67 procedimenti disciplinari. Cifre e analisi
del disastro delle due linee di metropolitana di Roma, raccontate da
un’analisi riservata dell’Atac, la municipalizzata dei trasporti, che il
Fatto ha visionato. E da cui emerge un quadro che porta al timore di
uno “sciopero bianco” di alcuni dipendenti. Irritati – è il cattivo
pensiero – dall’annuncio della tolleranza zero sul controllo dei badge, i
tesserini elettronici di riconoscimento da timbrare all’entrata e
all’uscita dal servizio. “Si tratterebbe comunque di una minoranza,
perché la gran parte dei lavoratori di Atac lavora sodo”, assicura una
fonte interna. Una minoranza capace però di portare a un drastico
rallentamento del servizio, essenziale per una città già strangolata dal
traffico.
Un fenomeno evidente soprattutto sulla linea B, quella
che collega l’Eur e la periferia sud con il nord-est della città, con
una diramazione (la B 1). Stando al rapporto di Atac, a partire da
luglio il numero di corse sulla B è calato progressivamente, fino a
giungere nella settimana tra il 23 e il 29 settembre a una soppressione
di 966 corse su 4152 programmate, ovvero il 23,3 per cento. Con
cancellazioni concentrate nel pomeriggio e nella sera (la mattina è
possibile sostituire il veicolo). Ma il calo c’è stato anche sulla linea
A, quella che passa anche per Piazza di Spagna e a pochi metri da
Piazza San Pietro, nel cuore di Roma, dove il livello di produzione è
calato dal 96 per cento del marzo scorso, all’87 per cento di settembre,
a parità di macchinisti e treni. “Le cause di soppressione sono dovute
quasi interamente a mancanza di treni e di guasti”, osserva l’azienda.
Ovvero, “è cresciuto il numero di treni non ritenuti idonei (scarto) dai
macchinisti, a valle dei controlli previsti all’atto della partenza.
Parallelamente, è aumentato il numero di guasti riscontrati in linea
durante il servizio”. Ed è sulla natura di questi problemi tecnici che
Atac formula gravi riserve, scrivendo: “È significativo il numero dei
guasti non bloccanti, ovvero che consentirebbero la prosecuzione del
servizio, rispetto al totale dei guasti riscontrati. E da qui, l’accusa:
“È evidente un’azione mirata che porta a una notevole diminuzione delle
corse”. E i numeri sembrano confermarlo, visto che “la percentuale di
guasti non bloccanti è passata dal 25 al 70% nel giro di due sole
settimane”. Non solo: l’analisi rileva come il 10 per cento dei
macchinisti dichiari quasi il 40 per cento dei guasti, mentre il 30 per
cento degli altri addetti alla guida ne dichiari il 70 per cento. Di
conseguenza, conclude il rapporto, “non si tratta di un disagio diffuso
tra tutti i macchinisti, con una distribuzione uniforme delle
segnalazioni, ma piuttosto dell’azione di un gruppo ristretto di
soggetti”. E così si è arrivati all’apertura di un’inchiesta interna,
“per comportamenti potenzialmente anomali”, con 67 procedimenti
disciplinari avviati da inizio agosto a oggi. In gran parte a carico di
macchinisti della linea B, 20 dei quali sono oggetto di almeno due
procedimenti. Per 16 dipendenti è già arrivata la sanzione, con
sospensione temporanea dalla paga e dal servizio, mentre gli altri sono
ancora sotto inchiesta.
Nel frattempo, l’azienda “ha rafforzato i
controlli in linea e durante la presa in carico dei treni”, e introdotto
“modalità più rapide per la valutazione dei guasti dichiarati e per un
intervento immediato da parte della manutenzione, laddove necessario”.
Provvedimenti avviati mentre è in corso l’iter del concordato preventivo
per l’Atac, un Moloch su cui gravano debiti per oltre 1,3 miliardi di
euro, di cui 275 milioni solo verso i fornitori. Ma la soluzione del
concordato ha suscitato mal di pancia diffusi tra lavoratori e
sindacati, nonostante le ripetute rassicurazioni del Campidoglio (“Non
toccheremo i posti di lavoro”). Un altro motivo di tensione nella pancia
dell’azienda dove spariscono le corse. Per guasti che forse non
esistono.