domenica 12 novembre 2017

Il Fatto 12.10.17
Atac: i macchinisti “infedeli” sabotano la metro di Roma
Top secret - Il documento riservato: i treni cittadini, specie la linea “B”, si fermano per “guasti inesistenti”. 67 procedimenti discliplinari
di Luca De Carolis

Tanti, troppi treni che non partono per guasti in realtà inesistenti. Al punto da portare a un crollo delle corse del 23 per cento. E ad alimentare il sospetto di “un’azione mirata” di macchinisti e dipendenti, che ha portato all’apertura di 67 procedimenti disciplinari. Cifre e analisi del disastro delle due linee di metropolitana di Roma, raccontate da un’analisi riservata dell’Atac, la municipalizzata dei trasporti, che il Fatto ha visionato. E da cui emerge un quadro che porta al timore di uno “sciopero bianco” di alcuni dipendenti. Irritati – è il cattivo pensiero – dall’annuncio della tolleranza zero sul controllo dei badge, i tesserini elettronici di riconoscimento da timbrare all’entrata e all’uscita dal servizio. “Si tratterebbe comunque di una minoranza, perché la gran parte dei lavoratori di Atac lavora sodo”, assicura una fonte interna. Una minoranza capace però di portare a un drastico rallentamento del servizio, essenziale per una città già strangolata dal traffico.
Un fenomeno evidente soprattutto sulla linea B, quella che collega l’Eur e la periferia sud con il nord-est della città, con una diramazione (la B 1). Stando al rapporto di Atac, a partire da luglio il numero di corse sulla B è calato progressivamente, fino a giungere nella settimana tra il 23 e il 29 settembre a una soppressione di 966 corse su 4152 programmate, ovvero il 23,3 per cento. Con cancellazioni concentrate nel pomeriggio e nella sera (la mattina è possibile sostituire il veicolo). Ma il calo c’è stato anche sulla linea A, quella che passa anche per Piazza di Spagna e a pochi metri da Piazza San Pietro, nel cuore di Roma, dove il livello di produzione è calato dal 96 per cento del marzo scorso, all’87 per cento di settembre, a parità di macchinisti e treni. “Le cause di soppressione sono dovute quasi interamente a mancanza di treni e di guasti”, osserva l’azienda. Ovvero, “è cresciuto il numero di treni non ritenuti idonei (scarto) dai macchinisti, a valle dei controlli previsti all’atto della partenza. Parallelamente, è aumentato il numero di guasti riscontrati in linea durante il servizio”. Ed è sulla natura di questi problemi tecnici che Atac formula gravi riserve, scrivendo: “È significativo il numero dei guasti non bloccanti, ovvero che consentirebbero la prosecuzione del servizio, rispetto al totale dei guasti riscontrati. E da qui, l’accusa: “È evidente un’azione mirata che porta a una notevole diminuzione delle corse”. E i numeri sembrano confermarlo, visto che “la percentuale di guasti non bloccanti è passata dal 25 al 70% nel giro di due sole settimane”. Non solo: l’analisi rileva come il 10 per cento dei macchinisti dichiari quasi il 40 per cento dei guasti, mentre il 30 per cento degli altri addetti alla guida ne dichiari il 70 per cento. Di conseguenza, conclude il rapporto, “non si tratta di un disagio diffuso tra tutti i macchinisti, con una distribuzione uniforme delle segnalazioni, ma piuttosto dell’azione di un gruppo ristretto di soggetti”. E così si è arrivati all’apertura di un’inchiesta interna, “per comportamenti potenzialmente anomali”, con 67 procedimenti disciplinari avviati da inizio agosto a oggi. In gran parte a carico di macchinisti della linea B, 20 dei quali sono oggetto di almeno due procedimenti. Per 16 dipendenti è già arrivata la sanzione, con sospensione temporanea dalla paga e dal servizio, mentre gli altri sono ancora sotto inchiesta.
Nel frattempo, l’azienda “ha rafforzato i controlli in linea e durante la presa in carico dei treni”, e introdotto “modalità più rapide per la valutazione dei guasti dichiarati e per un intervento immediato da parte della manutenzione, laddove necessario”. Provvedimenti avviati mentre è in corso l’iter del concordato preventivo per l’Atac, un Moloch su cui gravano debiti per oltre 1,3 miliardi di euro, di cui 275 milioni solo verso i fornitori. Ma la soluzione del concordato ha suscitato mal di pancia diffusi tra lavoratori e sindacati, nonostante le ripetute rassicurazioni del Campidoglio (“Non toccheremo i posti di lavoro”). Un altro motivo di tensione nella pancia dell’azienda dove spariscono le corse. Per guasti che forse non esistono.