domenica 12 novembre 2017

Corriere Salute 12.11.17
L’isolamento, fattore di rischio quanto il fumo di sigarette
D.d.D.

Esiste un complicato intreccio fra le abitudini di vita di chi si trova a sperimentare un sentimento di solitudine protratta e gli effetti negativi che la solitudine ha già di per sé sullo stato di salute.
La questione è stata affrontata in uno studio, realizzato da ricercatori inglesi e australiani, guidati dal William Lauder della School of Nursing and Health dell’University di Dundee in Gran Bretagna e pubblicato sulla rivista di settore Psychology Health and Medicine .
Da una parte, come hanno ribadito i ricercatori, la solitudine rappresenta un fattore di rischio per la salute, paragonabile a quello generato dal fumo di sigaretta, da elevati livelli di pressione del sangue, dall’obesità, dalla mancanza di attività fisica e dalla depressione. Dall’altra, chi vive da solo è più probabile che sia depresso e che abbia abitudini insalubri, come fumare e non svolgere attività fisica.
Sono anche noti alcuni meccanismi biologici del danno indotto all’organismo dalla solitudine, per esempio l’aumento del livello delle resistenze periferiche del sistema cardiovascolare, la riduzione della gettata cardiaca, l’abbassamento delle risposte immunitarie.
Per uscire da questo circolo vizioso sono necessari interventi a livello individuale ma anche sociale, finalizzati ad aiutare chi è rimasto solo a riprendere attività di relazione e interrompere comportamenti dannosi per la salute, dall’alimentazione scorretta al fumo di sigaretta, alla sedentarietà.