giovedì 9 novembre 2017

Corriere 9.11.17
Quell’intercettazione su Emanuela: «Devi dire che non sappiamo niente»

(...) Tra i diversi episodi, un’imbarazzante intercettazione telefonica del 12 ottobre 1993 tra il gendarme vaticano Raul Bonarelli e un uomo da lui chiamato «Capo», identificato poi in Camillo Cibin, ispettore del corpo della Gendarmeria, che all’epoca si chiamava Vigilanza del Vaticano. È una giornata cruciale, siamo alla vigilia dell’interrogatorio che Bonarelli deve rendere all’autorità giudiziaria italiana sulla vicenda Orlandi.
Cibin: Ho parlato con Sua Eccellenza Bertani... E dice... per testimone, e dici quello che sai... che sai della Orlandi? Niente! Noi non sappiamo niente!... Sappiamo dai giornali, dalle notizie che sono state portate fuori! Del fatto che è venuto fuori di competenza... è... dell’Ordine Italiano.
Bonarelli: Ah, così devo dire?
C.: Ebbè, eh... che ne sappiamo noi? Se te dici: io non ho mai indagato... l’Ufficio ha indagato all’interno... questa è una cosa che è andata poi... non dirlo che è andata alla segreteria di Stato.
B.: No... no, noi io all’interno non devo dire niente.
C.: Niente.
B.: Devo dire, io all’interno non devo dire niente, all’esterno è stata...
C.: All’esterno però, quando è stata la magistratura vaticana... se ne interessa la magistratura vaticana... tra di loro, questo qua... niente dici, quello che sai te, niente!
B.: Cioè, se mi dicono però se sono dipendente vaticano, che mansioni svolgo, non lo so, mi dovranno identificare, lo sapranno chi sono.
C.: Eh, sapranno, perché che fai, fai servizio e turni e sicurezza della Città del Vaticano, tutto qua?
B.: Eh... Va bene, allora domani mattina vado a fare questa testimonianza, poi vengo, vero?
C.: Poi vieni, sì, sì.
B.: Va bene.