Corriere 9.11.17
Soldi e misteri in Vaticano
La trattativa con i pm del caso Orlandi. La denuncia di abusi tra i chierichetti di San Pietro
Il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi è un viaggio dentro i misteri del Vaticano.
di Gian Antonio Stella
«Allo
Ior dovresti evitare assolutamente di conoscere i nomi dei
correntisti…». «E se invece dovessi chiedere i nomi dei clienti?». «A
quel punto, amico mio, avrai quindici minuti per mettere in sicurezza i
tuoi figli. A presto caro…». Basta questo scambio di battute tra
Ettore Gotti Tedeschi sul punto di essere nominato presidente della
Banca Vaticana e l’«apprezzato uomo delle istituzioni pragmatico e
soprattutto molto ascoltato» che scodella al banchiere l’affettuoso
«consiglio» dalle sfumature mafiose, a gettare una lama di luce sul
nuovo libro di Gianluigi Nuzzi.
Si intitola «Peccato originale», è
edito da Chiarelettere e in 352 pagine il giornalista e scrittore,
autore dei bestseller «Vaticano S.p.A.», «Sua Santità» e «Via Crucis»
cerca di rispondere a sette domande rimaste in sospeso. Domande che,
proprio perché irrisolte, vanno indietro anche di mezzo secolo. «È stato
ucciso Albino Luciani? Chi ha rapito Emanuela Orlandi? Se la ragazza
ormai “sta in cielo”, come afferma papa Francesco, il Vaticano ha delle
responsabilità nell’omicidio, e quali sono? Perché le riforme per la
trasparenza della curia, avviate prima da Joseph Ratzinger e adesso da
Bergoglio, puntualmente falliscono o rimangono incompiute? Cosa blocca
il cambiamento? E ancora: i mercanti del tempio continuano a
condizionare la vita della Chiesa dopo aver avuto un ruolo nella
rinuncia al pontificato di Benedetto XVI? Infine, la questione più
drammatica: lo stallo nel quale sono cadute le riforme di Francesco è
dovuto a chi non vuole questo Papa, dentro e fuori i sacri palazzi, e
dunque ne ostacola l’opera riformatrice?». Per rispondere, spiega, ha
seguito tre fili rossi: i soldi, il sangue, il sesso. Fili che
«annodandosi tra loro costituiscono una fitta trama d’interessi opachi,
violenze, menzogne, ricatti, e soffocano ogni cambiamento».
E c’è
davvero di tutto, nel libro. Dai conti correnti allo Ior di Eduardo de
Filippo o di Anjezë Gonxe Bojaxhiu, (suor Teresa di Calcutta) alla
dettagliata ricostruzione della riservatissima trattativa tra i vertici
della magistratura romana e gli altissimi prelati che fecero sapere al
procuratore Giancarlo Capaldo, che da anni indagava sulla scomparsa
della Orlandi, del loro imbarazzo per la crescente «tensione
massmediatica» a causa della presenza nei sotterranei di sant’Apollinare
della tomba di Enrico «Renatino» De Pedis, il boss della banda della
Magliana sospettato d’aver avuto un ruolo centrale nella sparizione
della ragazza e sepolto lì in cambio di una donazione, pare, di 500
milioni di lire. Insomma, il «disagio» per «sospetti» e «pettegolezzi»
era tale che se i giudici si fossero presi la briga di rimuover loro la
salma, come raccontava il film di Roberto Faenza «La verità sta in
cielo», il Vaticano dopo anni di reticenze avrebbe discretamente fornito
tutto ciò che sapeva. Un patto che dopo la traslazione della salma e
l’esame di 409 cassette e 52.188 ossa umane per cercare eventuali tracce
della quindicenne sparita, sfumò com’è noto nel nulla.
Come nel
nulla erano finiti i dubbi, le discussioni e le polemiche sulla morte di
Albino Luciani, il «Papa che sorrise solo 33 giorni». Fu avvelenato?
Probabilmente no, dice Nuzzi: piuttosto fu «schiacciato» dal peso dei
problemi e più ancora dalla «verità tragica e indicibile» di quanto
avveniva dentro lo Ior. Che lui avrebbe voluto riformare fin dal ‘72,
quando da Patriarca di Venezia aveva avuto il primo scontro col
potentissimo e spregiudicato cardinale Paul Marcinkus. Il quale, si
legge in «Peccato originale», avrebbe liquidato sei anni dopo il
neoeletto Giovanni Paolo I con parole sprezzanti: «Questo pover’uomo
viene via da Venezia, una piccola Diocesi che sta invecchiando, con
90.000 persone e preti anziani. Poi, all’improvviso, viene catapultato
in un posto e nemmeno sa dove siano gli uffici. (…) Si mette a sedere e
il segretario di Stato gli porta una pila di documenti, dicendo:
“Esamini questi!”. Ma lui non sa neppure da dove cominciare».
In
verità, i pasticci, le scatole cinesi e i labirinti azionari erano tali
che avrebbe faticato a capirci non solo un Papa santo ma un revisore dei
conti provetto. Basti dire che uno dei numerosi documenti in appendice
al libro, del 23 marzo 1974, è la «contabilizzazione assegno n. 0153
s/FNCB NY, del valore di 50.000 dollari, emesso all’ordine: “S.S. Paolo
VI per erogazione in relazione Esercizio 1973”. In basso nel documento
si riporta il relativo addebito sul conto n. 051 3 01588, intestato
“Cisalpine Fund”, che potrebbe far riferimento alla banca panamense
Cisalpine, nel cui cda siederanno Paul Marcinkus con Roberto Calvi e
Licio Gelli». Banca tirata in ballo in un incontro con Nuzzi dalla
stessa vedova di Roberto Suárez Gómez, il «re della cocaina»: «Mio
marito Roberto era felice di aver incontrato in Venezuela Calvi, perché
disponendo di un garante di questo livello gli affari sarebbero andati
molto meglio... con la cocaina immagino, non fu esplicito ma immagino
fosse così... Calvi era socio di mio marito...».
Ma le pagine
destinate a sollevare più polemiche sono quelle dedicate al sesso. Dove
sono ricostruiti gli scandali recenti come il gay party a base di
cocaina interrotto dai gendarmi vaticani in un appartamento nello stesso
palazzo del Sant’Uffizio o le confidenze di Elmar Theodor Mäder, l’ex
comandante delle guardie svizzere («Esiste in Vaticano una lobby gay
talmente potente da essere pericolosa per la sicurezza del pontefice») o
ancora le amarezze di papa Francesco: «In Vaticano esiste una lobby
gay. Nella curia ci sono persone sante, davvero, ma c’è anche una
corrente di corruzione. Si parla di una lobby gay ed è vero, esiste».
Ma
Nuzzi va oltre. Pubblica un’intercettazione telefonica ad esempio tra
il rettore della basilica di Sant’Apollinare all’epoca della scomparsa
della Orlandi e un giovane seminarista nato in Birmania. Intercettazione
strapiena di allusioni sessuali a dir poco imbarazzanti. Più ustionante
ancora la testimonianza di un polacco (con nome, cognome e copia della
lettera di denuncia) entrato dodicenne nel pre-seminario San Pio X a
palazzo San Carlo (lo stesso in cui vivono cardinali come Tarcisio
Bertone) dove le Diocesi indirizzano i ragazzini che «manifestano una
predisposizione per il sacerdozio» e «partecipano come chierichetti alle
funzioni religiose nella basilica di San Pietro». Incluse quelle
celebrate dal Papa. E dove, stando a quanto raccolto in «Peccato
originale», sarebbero avvenuti abusi denunciati ai superiori, su su
nella scala gerarchica, senza che certe cose, purtroppo, venissero
radicalmente cambiate. A essere allontanato, scrive anzi il giornalista,
fu il chierichetto che chiedeva di allontanare chi molestava lui e il
suo compagno di stanza. Accuse assurde? Si vedrà. Certo colpiscono le
risposte rasserenanti e sdrammatizzanti di certi prelati chiamati a
intervenire dopo queste denunce. Su tutte una «raccomandazione» al
giovane polacco: «Ti auguro di riprendere serenità e docilità».