Corriere 4.11.17
Israele-Siria, sale l’allerta sul Golan
di Davide Frattini
A
metà settimana i comandanti dell’esercito hanno deciso di rinviare il
test periodico delle sirene d’allarme-missili per non scuotere i nervi
già tesi degli israeliani. Perché i due fronti — a sud verso la Striscia
di Gaza e a nord verso la Siria — nel giro di pochi giorni sono passati
dalla calma relativa allo smottamento: non è ancora una frana verso il
conflitto — assicurano gli analisti militari — di certo i segnali hanno
spinto i generali ad alzare il livello di allerta. Per la prima volta la
strategia di non intervento nella guerra civile siriana sembra doversi
riadattare a quel che sta succedendo dall’altra parte del confine.
L’attentato del gruppo terroristico Al Nusra contro il villaggio druso
di Hader — un’autobomba ha ucciso ieri mattina nove persone tra civili e
soldati del regime di Bashar Assad — ha costretto Gadi Eisenkot, il
capo di Stato Maggiore israeliano, a minacciare di inviare le truppe per
proteggere quelli che il premier Benjamin Netanyahu chiama «i nostri
fratelli drusi». I rappresentanti delle comunità sul Golan si sono
radunati a centinaia vicino alla frontiera e hanno cercato di superare
il reticolato, i soldati li hanno riportati indietro: poco lontano è
possibile vedere il fumo dei colpi di mortaio e sentire risuonare i
botti della battaglia, poco lontano vivono i cugini o i fratelli, i
parenti siriani dei drusi d’Israele intrappolati nel caos che ormai va
avanti da sei anni e mezzo.
Il generale Eisenkot — commenta il
quotidiano Haaretz — spera che le intimidazioni siano sufficienti a
tenere gli estremisti di Al Nusra lontani da Hader e soprattutto lontani
dal confine.
I veri nemici in Siria sembrano restare gli iraniani
e i miliziani di Hezbollah che si muovono ai loro ordini. Netanyahu ha
ribadito più volte a Vladimir Putin di non essere disposto ad accettare
questa presenza a pochi chilometri dalle città israeliane. Mosca è
alleata di Teheran nel sostegno ad Assad e allo stesso tempo per ora sta
garantendo ai jet di Tsahal libertà di movimento aereo per le sortite
che colpiscono i trasferimenti di armi organizzati dall’Iran verso il
gruppo libanese.