sabato 4 novembre 2017

Corriere 4.11.17
Il retroscena
I veleni e le carte segrete
di Fiorenza Sarzanini

Si alza il livello dello scontro che si sta consumando all’interno della Commissione parlamentare sulle banche: una parte di deputati e senatori sembrano intenzionati a mettere sotto accusa l’attività di controllo del governatore Visco per screditarlo.
ROMA Il primo strappo potrebbe consumarsi giovedì mattina quando si deciderà in che veste interrogare il capo della Vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo e il direttore generale della Consob Angelo Apponi. Ma di livello ben più alto appare lo scontro che si sta consumando all’interno della commissione parlamentare sulle banche. Perché dopo la conferma di Ignazio Visco a governatore, una parte dei deputati e senatori che avevano già mostrato contrarietà alla sua permanenza a palazzo Koch, appaiono intenzionati a mettere sotto accusa proprio l’attività di controllo. E vorrebbero farlo utilizzando le testimonianze dei responsabili delle Popolari finiti sotto inchiesta per il dissesto delle Venete, ma anche Etruria. Un tentativo che il presidente Pier Ferdinando Casini sembra determinato a bloccare nella convinzione, già espressa ad alcuni commissari, «che non si può dare il palcoscenico a chi ha rapinato migliaia di risparmiatori».
I documenti
Dopo le versioni contrastanti fornite da Barbagallo e Apponi sulle segnalazioni che riguardavano la Popolare di Vicenza, Casini ha chiesto a palazzo Koch di trasmettere tutti gli incartamenti relativi alle attività svolte tra il 2008 e il 2009. Carte finora segrete che serviranno a stabilire chi ha mentito. E dunque se è vero — come sostiene Barbagallo — che «Consob fu sempre informata delle anomalie riscontrate». O se invece — come afferma Apponi — «Bankitalia non disse nulla sulla valutazione esagerata delle azioni».
Martedì la commissione avrà a disposizione i dossier e giovedì si aprirà la disputa. Perché, come anticipa Andrea Augello di Fratelli d’Italia, «dovremo interrogarli con i poteri che ci assegna il codice di procedura penale, in modo da poter segnalare subito alla magistratura eventuali violazioni di legge». Una posizione non condivisa dal presidente e alcuni parlamentari più propensi a procedere con la semplice audizione cambiando registro soltanto «in caso di reticenza».
Gli amministratori
L’esito di questa disputa servirà in ogni caso a misurare i rapporti di forza e dunque a comprendere quel che potrebbe accadere nelle prossime settimane. Perché l’intenzione di alcuni, resa già esplicita in dichiarazioni pubbliche dall’esponente di Scelta civica Enrico Zanetti, è quella di far raccontare ai responsabili delle Venete — primo fra tutti Gianni Zonin, l’ex presidente della Popolare di Vicenza sotto inchiesta per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza — che cosa è accaduto in questi anni e soprattutto quali siano stati i rapporti e le sollecitazioni di Bankitalia. Con un obiettivo chiaro: dimostrare che i controlli non hanno funzionato.
Accuse e veleni
Quanto emerso finora nelle inchieste potrebbe essere sfruttato anche per fare pressioni su alcuni partiti. Nei giorni scorsi alcuni commissari hanno chiesto chiarimenti sul fascicolo aperto dal Csm sul Procuratore Michele Dalla Costa che indagava su Veneto Banca perché la moglie Ippolita Ghedini, avvocato e sorella del parlamentare di Forza Italia Niccolò, era consulente dell’istituto di credito. La pratica è stata archiviata, ma il clima rimane avvelenato. Per questo Casini ha già fatto sapere che non consentirà «che si utilizzi questa commissione come cassa di risonanza per chi è sotto inchiesta e vorrebbe continuare a perseguire propri fini personali che nulla hanno a che vedere con l’accertamento della verità».