Corriere 29.11.17
L’Italia non fa figli: meno 100 mila Il caso bonus bebè
Il calo dei neonati in 8 anni. Manovra in Aula
I dati Istat: il primo parto avviene dopo i 32 anniDentro il matrimonio il 70 per cento delle nascite
Persi in otto anni 100 mila neonati Anche gli stranieri fanno meno figli
di Claudia Voltattorni
Meno
107.142 neonati in otto anni, dal 2008 al 2016. L’Istat fotografa un
Paese che non aiuta le famiglie e non sostiene la natalità. Ultimi
ritocchi alla manovra del 2018: il bonus bebè è reso strutturale, ma dal
2019 ridotto a un anno e dimezzato. Continua la fuga dei giovani
all’estero. Prima destinazione, Londra.
Roma Meno 107.142 neonati.
Persi in otto anni. Tutti italiani. Neanche mezzo milione di bambini
nati nel 2016 (473.438), di cui oltre centomila hanno almeno un genitore
straniero. L’Italia non è un Paese con figli. Non aiuta le donne, non
aiuta le famiglie e quindi nascono meno bambini. E quei pochi che
arrivano sono destinati ad essere figli unici con mamma e papà non più
giovanissimi. Impietosa ancora una volta la fotografia del nostro Paese
fatta dall’Istat nella sua analisi sulla «Natalità e fecondità della
popolazione residente». Un calcolo che ha rilevato le nascite nel nostro
Paese dal 2008 al 2016 e che evidenzia una curva sempre più in discesa.
Anche quella dei bimbi nati da genitori stranieri: 70 mila lo scorso
anno, erano oltre 78 mila appena 6 anni fa.
«Le donne italiane in
età riproduttiva — spiega l’analisi — sono sempre meno numerose e
mostrano una propensione decrescente ad aver figli». Una scelta? Solo
per pochissime, evidenzia l’Istat: «L’incidenza più alta delle donne che
dichiarano che l’avere figli non rientra nel proprio progetto di vita
si registra tra le 40-44enni (2,8%) e tra le più giovani (2,3% per le
18-24enni)». Si tratta però di «un fenomeno molto contenuto nel nostro
Paese» dove «a determinare l’aumento della quota di donne senza figli
sono più gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione dei progetti
familiari».
Colpa soprattutto della crisi economica, da cui tutto
è partito, ma non solo. Adele Menniti, dell’Istituto di ricerche sulle
popolazioni (Irpps) del Cnr: «L’Italia ha un problema di conciliazione
della vita lavorativa con la genitorialità, mancano politiche di
sostegno, strutture, ma anche un aiuto maggiore da parte del partner e
una cultura più baby friendly : se si uniscono tutti questi tasselli si
spiegano le difficoltà, oltre alle politiche bisogna sradicare una
cultura, è un’impresa difficile».
Si esce più tardi di casa
(«difficoltà per i giovani nell’ingresso del mondo del lavoro e la
diffusa instabilità del lavoro stesso, difficoltà nel mercato delle
abitazioni»...), ci si sposa molto meno e in età più adulta e il primo
figlio nasce sempre più tardi.
I dati: dal 2008 al 2014 i
matrimoni sono passati da 246.613 a 189.765. Sono risaliti solo negli
ultimi anni fino a superare le 200 mila celebrazioni nel 2016 (203.258).
Ma sale anche l’età media delle nozze: 34,9 per gli uomini, 31,9 per le
donne. Quindi si diventa genitori più tardi: «Primi figli passati dai
283.922 del 2008 ai 227.412 del 2016». Ma, secondo l’Istat, in Italia
ancora il 70% delle nascite è all’interno del matrimonio. Sono in
crescita però i nati da genitori non sposati: 141.757 nel 2016, oltre
duemila in più rispetto all’anno prima. «Il loro peso relativo è più che
triplicato rispetto al 1995 e raggiunge il 29% nel 2016». Anche sui
figli ci sono poi «due Italie» con donne senza bambini al Nord (1 su 4) e
al Centro (1 su 5) e 1 su 3 con un solo figlio. Diversa la situazione
al Sud, dove, pur in aumento le donne senza figli, «il modello con due
bambini resta maggioritario: 57,1% al Sud e 55,1% nelle Isole».
E
gli stranieri? Hanno avuto più figli degli italiani ma meno rispetto
agli anni scorsi: poco più di 100 mila nel 2016. Sofia e Francesco anche
nel 2016 sono stati i nomi più scelti dagli italiani, seguiti da
Alessandro e Aurora. Sofia è piaciuto anche per le bimbe straniere,
seguito da Sara, mentre per i maschietti Adam e Rayan hanno preceduto
Youssef e David.