mercoledì 22 novembre 2017

Corriere 22.11.17
Le sfide del nascere e del dopo: il conclave degli avvocati
di Cesare Rimini

Le cronache, la stampa, la televisione, la radio si occupano dell’assegno divorzile e dell’ormai mitica sentenza della Corte di cassazione che ha escluso il riferimento al tenore di vita che la coppia ha avuto durante il matrimonio. Tutti pensano ai casi celebri: la gioia di chi non deve più pagare ciclopici assegni alla ex moglie e le doglianze di quelle signore che hanno dedicato per anni la loro cura alla famiglia e soprattutto ai figli, con fatale perdita o riduzione dell’impegno nel mondo del lavoro.
In questo contesto il 24 e 25 novembre 2017 si svolge a Roma il congresso nazionale della Associazione Avvocati matrimonialisti italiani (Ami), ma il tema ha un profilo molto più ampio: Nascere, morire e curarsi: quando decido io? Riflessioni di biodiritto al tempo delle biotecnologie . Su questi argomenti fondamentali si dividono le coscienze ed è necessario discutere con serenità.
Due giorni di lavori per parlare della vita, delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, di ciò che da una parte sostiene la scienza medica e dall’altra la legge. E poi ancora: il testamento biologico, la scelta del cittadino di porre fine alla propria vita attraverso il rifiuto di terapie mediche del tutto inutili. Infine le questioni giuridiche e morali relative all’eutanasia diretta ed indiretta, al suicidio assistito (come accade in Svizzera).
Esiste il diritto di nascere e vivere, ma anche quello di morire quando la vita è diventata solo un battito del cuore e niente più. Gli avvocati dunque vogliono aprire le finestre, o meglio le porte, alle tematiche angoscianti dell’impossibilità a procreare, del rifiuto delle cure quando sono solo palliativi per chi è alla fine della vita. Anche le parole del Papa («Oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona») saranno sicuramente nel pensiero di tutti.
All’Ami bisogna riconoscere la volontà di allargare sempre di più i confini del compito degli avvocati che si occupano del diritto di famiglia ma anche del diritto di vivere e del diritto di morire. Il loro compito, al di là dei grandi problemi tecnici, richiede anche una sensibilità psicologica soprattutto quando le scelte di vita riguardano i minori.