Corriere 19.11.17
«Dal governo niente. Sciopero? Solo il Parlamento può evitarlo»
Camusso: «Non è la Cgil ma il premier a favorire il voto per Salvini»
di Enrico Marro
ROMA La Cgil boccia anche le ultime proposte del premier, Paolo Gentiloni. Ma il sindacato tornerà dal governo martedì. Perché?
«Perché
— risponde la segretaria della Cgil, Susanna Camusso — il governo non
ha risposto alle richieste di chiarimento sulle risorse che impegnerebbe
sulle sue proposte».
Non si tratta di 300 milioni di euro per
evitare a un lavoratore su dieci di subire l’aumento di 5 mesi dei
requisiti per la pensione?
«I 300 milioni in realtà sarebbero
nell’arco di 10 anni e, secondo i nostri calcoli, la platea interessata
non supererebbe il 2% dei lavoratori. Proposte che non rispettano gli
impegni che il governo stesso ha preso nel settembre 2016. Non c’è
niente per i giovani e per le donne con lavori di cura».
L’impressione
è che la Cgil non faccia più in tempo a fermare la mobilitazione. Si
parla già di una manifestazione nazionale per il 2 dicembre. È così?
«Decideremo
dopo l’incontro di martedì. Il governo sta perdendo la grande occasione
di dare le risposte attese dai lavoratori, giovani e donne».
Si arriverà allo sciopero generale?
«La
segreteria della Cgil ha ricevuto dal Direttivo un mandato che non
esclude nulla. Gradueremo le iniziative sulla base delle risposte del
governo e in parallelo alla discussione parlamentare».
Cosa manca nelle proposte di Gentiloni?
«La
pensione garanzia per i giovani. Il principio di equità sul
contributivo: oggi se hai una buona carriera puoi andare in pensione tre
anni prima, perché maturi un assegno superiore a 2,8 volte il minimo;
se invece sei un lavoratore discontinuo o di categorie povere, devi
inseguire l’aspettativa di vita fino a 70 anni».
Meglio rinviare a giugno la decisione sullo scatto di 5 mesi?
«Sì, ci sarebbe il tempo per definire un sistema più equo».
Il rinvio darebbe un pessimo segnale ai mercati, dice il governo.
«Un’ottima ragione perché fosse il governo stesso a dare le risposte che non ha dato».
Gentiloni
offre per 15 categorie di lavori gravosi l’esclusione dall’aumento dei 5
mesi anche per la pensione anticipata e la disponibilità a prorogare
l’Ape sociale nel 2019. Non è poco.
«Cinque mesi che non scattano
sulla pensione anticipata interessano poco queste categorie di lavori
gravosi, dove è quasi impossibile raggiungere 42 anni e 10 mesi di
contributi. Resta allora la pensione di vecchiaia: ma se per esentarli
dallo scatto a 67 anni fissi il requisito di 30 anni di contributi
invece dei normali 20 anni, riduci la platea ai minimi termini. Quanto
all’Ape, non c’è la proroga ma la disponibilità a costituire un fondo
con eventuali risparmi dal sistema previdenziale per coprire
un’eventuale futura decisione».
Il sindacato è diviso. La
segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, dice che dovreste rivendicare
come vostre conquiste le concessioni del governo e non lasciare campo al
Parlamento perché sarebbe una sconfitta per il sindacato. Non ha
ragione?
«Dipende da quello che decide il Parlamento. Quanto al
sindacato, che credibilità ha se dà un giudizio positivo su un documento
del governo che è la negazione di impegni presi? Noi siamo andati dai
lavoratori a spiegare che ci sarebbe stata una fase 2 e dobbiamo essere
coerenti».
Non avete fatto grandi proteste quando fu varata la
riforma Fornero e ora scendete in piazza davanti a un governo che la
ammorbidisce?
«Le proteste ci furono. Oggi sono considerate
insufficienti, ma bisognerebbe ricordarsi del clima che c’era nel 2011.
La contraddizione presente è appunto questa: quella tra un governo che
racconta che è ripartita la crescita, ma non è capace di dare risposte
ai lavoratori e ai pensionati che hanno fatto i sacrifici maggiori».
Secondo lei, la riforma Fornero va smontata? E per sostituirla con cosa?
«La
nostra proposta prevede una fascia flessibile di pensionamento fra 62 e
70 anni a scelta del lavoratore. Bisogna inoltre ricalibrare il
meccanismo di adeguamento alla speranza di vita che cresce
indefinitamente solo da noi. In Germania si andrà in pensione a 67 anni
ma nel 2030 e senza ulteriori aumenti».
Che cosa risponde a Gentiloni, secondo il quale l’intransigenza della Cgil spiana la strada alla Lega di Salvini?
«Che se non dà risposte positive alle richieste della maggioranza del Paese, è lui che indirizza il voto in altre direzioni».
La Cgil avrebbe problemi se le risposte che vuole arrivassero in Parlamento col voto di Salvini e dei 5 Stelle?
«A
noi interessa il merito. Per il resto non dimentico che fu la Lega a
introdurre con Maroni l’aggancio all’aspettativa di vita. Ora Salvini ha
cambiato idea? Ne prendo atto».
Segretario, il prezzo della tutela di chi sta per andare in pensione non lo pagherebbero ancora i giovani?
«Si
continua a insistere su questa presunta contrapposizione quando è un
fatto che le riforme non hanno dato un posto di lavoro ai giovani.
Quanto al debito pubblico, non è aumentato per via della spesa
previdenziale, che sta scendendo dopo tutti i tagli. Bisognerebbe
smettere di far credere ai giovani che il problema sono le pensioni
invece che l’evasione fiscale, la corruzione, la mancanza di
investimenti, la formazione, la diseguaglianza. Qui non stiamo
discutendo di pensionati, ma di gente che non ce la fa più e il governo
vuole tenere al lavoro fino a 67 anni».