Corriere 17.11.17
Politica ed etica Francesco riapre il dibattito sul biotestamento. I senatori a vita: approvare la legge
Il Papa: lecito fermare le cure
«Insidioso insistere in trattamenti che non giovano al bene della persona»
di Gian Guido Vecchi
«È
moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o
sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio
etico e umanistico che verrà in seguito definito proporzionalità delle
cure». A ribadirlo è papa Francesco nel convegno sul «fine vita» alla
Pontificia Accademia. Parole che riaprono il dibattito sul
biotestamento. I senatori a vita chiedono di approvare la legge. Secondo
il Pontefice serve un «supplemento di saggezza, perché oggi è più
insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono
potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della
persona».
CITTÀ DEL VATICANO «Chiariamo una cosa: il
rifiuto dell’accanimento terapeutico, e quindi la sospensione delle cure
sproporzionate, è ormai una dottrina consolidata della Chiesa».
L’arcivescovo Vincenzo Paglia è presidente della pontificia Accademia
per la vita, il testo del Papa era indirizzato a lui. «Su questi temi,
da Pio XII alla Evangelium vitae di Giovanni Paolo II fino al
Catechismo, non c’è documento papale che non lo abbia ricordato».
Però
Francesco invita a considerare il «bene integrale della persona» e fa
una notazione interessante: oggi lo sviluppo della tecnica permette di
prolungare la vita in modi inimmaginabili anni fa e quindi occorre un
«supplemento di saggezza». Distinguere tra accanimento e eutanasia è
divenuto più complicato, no?
«Per questo il Papa parla di
discernimento delle situazioni concrete. La novità del progresso
tecnologico è evidente. Il rischio è che la medicina si trasformi solo
in tecnica e alla fine la macchina diventi l’assoluto, sia quasi
divinizzata».
Il filosofo cattolico Giovanni Reale disse allora
che considerare eutanasia i casi di Eluana e Welby era un «errore
ermeneutico». Oggi la Chiesa farebbe considerazioni diverse su queste
vicende?
«Per dare un giudizio adeguato, i singoli casi vanno
giudicati nel loro tempo e nella realtà concreta, non in astratto e a
posteriori. Sono convinto che non si debba mai abbandonare nessuno, né
prima né durante né dopo. Per questo, personalmente, celebro i funerali a
tutti».
Ma che insegnamento si può trarre, da storie simili?
«Che
bisogna evitare, tutti, di fare una battaglia ideologica in nome della
verità. Talvolta prevale la rigidità astratta. La verità non è un
randello».
Su Welby, in particolare, Giovanni Reale osservava che
era «ostaggio di una macchina» e ammoniva: «Guai a trasferire la
sacralità della vita ad una macchina!».
«Al di là del singolo
caso, il punto è questo. La tecnica rischia di disumanizzare la morte
come la vita. C’è chi ha definito la tecnica una nuova religione. Pensi
alla ricerca sulla crioconservazione, il tentativo di sconfiggere la
morte. Bisogna discernere. Ci muoviamo su un crinale molto delicato, che
comporta anche l’accettazione del limite. La morte fa parte
dell’esistenza. Può sembrare paradossale, ma è il senso del mistero
dell’uomo che il Papa suggerisce».
Quando dj Fabo scelse di morire, lei parlò di «una sconfitta amara per tutti».
«Tra
l’accettare la morte e il darsi la morte c’è una differenza abissale,
radicale. In questo senso anche il suicidio assistito, uno dei temi del
congresso, viene respinto con decisione. Francesco richiama l’immagine
evangelica del Samaritano e perfino Kant, l’“imperativo categorico” di
non abbandonare mai il malato. Anche il linguaggio è importante:
espressioni come “staccare la spina” sono del tutto inadeguate. La cura
continua anche se non si può guarire: le cure palliative sono
fondamentali».
E l’autodeterminazione?
«Il Papa spiega che è
anzitutto il paziente ad aver titolo di decidere, ma in dialogo con i
medici. Nessuno è un’isola, ci sono anche i familiari, gli amici. Ci
vuole un’alleanza terapeutica. Io preferisco chiamarla alleanza
d’amore».
Francesco invita ad affrontare questi argomenti «con pacatezza» e cercare, anche nelle leggi, soluzioni «condivise».
«È
un passaggio importante: proprio perché si parla di situazioni
complesse, che non si possono affrontare in bianco e nero, è bene che ci
sia una discussione più ampia possibile anche all’interno della società
civile e si ascoltino tutte le visioni, al di là delle battaglie e
delle semplificazioni ideologiche. In Italia, ad esempio, è accaduto
quando culture diverse hanno scritto assieme la Costituzione».
Ed ora, sul fine vita, lo stiamo facendo?
«Si è discusso, ma si potrebbe fare ancora meglio».
1 Che cos’è l’accanimento terapeutico?
È
l’uso sproporzionato di mezzi terapeutici che non danno beneficio al
paziente né sul piano delle prospettive di guarigione né sul controllo e
il miglioramento dei sintomi. Farmaci e tecnologie oggi permettono di
prolungare la vita anche quando non c’è ragionevole speranza di far
regredire la malattia. Dunque il rischio di esagerare nelle cure è
aumentato di pari passo con i progressi della scienza.
2 La sospensione dell’accanimento terapeutico è eutanasia?
No,
la rinuncia all’uso di terapie sproporzionate lascia che la malattia
faccia il suo corso e consegna il paziente alla naturalità degli eventi.
Eutanasia significa invece interrompere la vita volontariamente con
mezzi passivi (distacco della spina) o attivi (somministrazione veleno).
3 La posizione espressa da Francesco è una svolta?
Il
Papa ha riaffermato principi sempre espressi con chiarezza dal
Magistero. Nel 1956 Pio XII agli anestesisti che gli chiesero fino a che
punto fosse lecito insistere con i trattamenti rispose che, se
inefficaci, bisognava rinunciarvi. Dichiarò lecita anche la sedazione
profonda (che interferisce con il respiro) come mezzo per eliminare il
dolore.
4 Quali documenti hanno ribadito questa linea?
La
richiamò nel 1980 la Dichiarazione della Congregazione della Fede,
massimo custode della tradizione morale della Chiesa. Nessuno è
obbligato a continuare trattamenti non efficaci che procurano ulteriore
sofferenza e questo vale per pazienti e medici che non sono in
contrapposizione. Lo stop ai trattamenti futili è inoltre un passaggio
della nuova Carta degli operatori sanitari, aggiornata quest’anno.
5 A che punto è la legge sul testamento biologico?
Approvata dalla Camera il 20 aprile, attende di essere discussa in Senato. I capigruppo devono decidere quando andare in aula.
6 Che cosa prevede?
Il
medico è tenuto al rispetto delle disposizioni anticipate di
trattamento. Viene affrontato anche il tema della terapia del dolore.
C’è il divieto di ostinazione irragionevole nelle cure e il rispetto
della dignità nella fase finale della vita. Se il paziente è con
prognosi infausta a breve termine o in imminenza di morte, il medico
deve evitare cure inutili o sproporzionate. Può invece ricorrere alla
sedazione palliativa profonda.
(Hanno risposto alle domande del
«Corriere» Antonio Spagnolo, direttore istituto di bioetica
dell’università Cattolica Gemelli, e Cinzia Caporale, membro del
Comitato nazionale di bioetica).