Corriere 13.11.17
I (tanti) generali e le liti a sinistra
di Aldo Cazzullo
C’
è un solo problema che la forza nascente alla sinistra del Pd non ha:
la mancanza di leader. Le truppe scarseggiano; i generali abbondano. E
non uno la pensa come l’altro.
A fronte di infinite difficoltà,
l’esercito della nuova sinistra ha due certezze: un’ampia pluralità di
posizioni; e una vasta schiera di condottieri. Ognuno si considera il
comandante in capo, nonché l’ideologo. Peccato che nessuno abbia le
stesse idee degli altri.
Ieri, ad esempio, Pisapia ha detto che
bisogna fare l’alleanza con il Pd, e la Boldrini ha risposto che al
momento non si può fare l’alleanza con il Pd. In platea non c’era un
delegato che concordasse con il vicino: chi proponeva l’accordo tecnico,
chi l’accordo politico; chi la desistenza nel Centro Italia, chi
l’arrocco al Nord; chi il patto di ferro, chi la rottura.
Non è in
discussione la qualità delle persone: Pisapia ad esempio è stato un
buon sindaco di Milano; la Boldrini è stata molto attaccata sul web ma è
molto amata dal suo popolo, perché spesso è stata l’unica a dire cose
di sinistra. Il punto è la quantità. Pisapia doveva essere il
rassembleur , fino a quando non è sceso in campo il presidente del
Senato Grasso. Ma Bersani non ha mai rinunciato ufficialmente a essere
lui il leader ombra. D’Alema da sempre considera che il posto di
capotavola sia là dove siede lui. Però, se il capo di una forza giovane
dev’essere giovane, allora chi se non Speranza? Poi c’è il portavoce di
Sinistra italiana, Fratoianni, che è pure bello; almeno quanto il biondo
Civati, fondatore di Possibile, la risposta italiana a Podemos (che
però ha il 20%, vale a dire circa 200 volte di più). Ci sarebbe anche il
movimento di Anna Falcone e del professor Montanari, che — come ha
annotato Roberto Bonami sulla Stampa — ha scritto un libro contro tutte
le mostre, tranne le sue. Non manca ovviamente la sinistra della
sinistra: i rifondatori comunisti capeggiati da Acerbo che ha appena
preso il posto dell’ex ministro Ferrero, celebre per aver manifestato
contro il suo governo, quindi contro se stesso. Ieri all’assemblea di
«Diversa», il nuovo nome del movimento di Pisapia, è stato evocato pure
il fantasma di Turigliatto, citato da Carlo Romano, uomo di Tabacci
(esistono). Non possono assentarsi dalla scena, come sempre nei momenti
più belli, i trotzkisti, rappresentati dal mitico Ferrando.
Disuniti
su tutto, i numerosi leader sono uniti su un punto: detestano Renzi, le
sue politiche, talora la sua persona. Con diverse sfumature — Pisapia
ha votato sì al referendum, quasi tutti gli altri erano per il no —, ma
con l’idea che il segretario stia affondando il Partito democratico, da
cui è cominciata la fuga: il prossimo potrebbe essere Cuperlo, che ha un
piede al Nazareno e l’altro ormai altrove.
Renzi di fatto è un
centrista, almeno su temi fondamentali come economia e lavoro. Anzi,
secondo i suoi odiatori è proprio di destra. È normale quindi che alla
sua sinistra nasca un nuovo partito. Uno però. Non centomil a.
La
situazione è ulteriormente complicata dal proliferare di correnti dentro
il Partito democratico. Orlando ed Emiliano sono usciti allo scoperto
con le primarie. Ma il più potente tra i capi interni resta
Franceschini. Una corrente non si nega a nessuno, neppure a Damiano;
come la qualifica di padre nobile, in attesa nell’affollata riserva
della Repubblica.
Non è mica finita qui. C’è tutta una galassia di
listarelle e leaderini indecisi tra il progetto di Pisapia, l’alleanza
con il Pd, la lista europeista della Bonino e la tentazione di
presentarsi per proprio conto: i radicali di Magi, i socialisti di
Nencini, i verdi di Bonelli e altri che certo stiamo dimenticando.
Libertà e Giustizia di Sandra Bonsanti che fine ha fatto? Vogliamo
proprio escludere una zampata di Vendola? Un canto del cigno di
Bertinotti? Una resurrezione di Occhetto, ieri acclamato alla fiera
della Microeditoria di Chiari (Brescia)?
Sarebbe anche uno
spettacolo bello e variopinto. Il problema è che i mille coriandoli in
cui si è frammentata la sinistra rischiano di essere dispersi dal vento.
Che in tutto il mondo, Europa e Italia comprese, tira verso destra.