Corriere 10.11.17
La road map di Grasso per l’alleanza della sinistra: il Pd era quello di Bersani
Per l’ex magistrato il ruolo di presidente di un «soggetto largo»
di Monica Guerzoni
ROMA
In zona Cesarini, i dem hanno compreso quanto alto sia il rischio di
presentarsi alle politiche senza coalizione. Da Cuperlo a Orlando si
moltiplicano gli appelli ai padri nobili, perché diano il loro
contributo alla costruzione di un’alleanza di centrosinistra. Ma se
Romano Prodi si tira fuori, Pietro Grasso lavora a una lista di
sinistra, alternativa al Pd e in discontinuità da Renzi.
Il
cantiere del presidente del Senato guarda anche a Pisapia e alla
minoranza dem, escludendo però l’ipotesi di una saldatura con il Pd a
guida renziana. «Stare insieme è un valore», riconosce Bersani, però ad
Agorà si dice «non ottimista» su un accordo tra sinistra e dem: «Uniti
così non vinciamo». La distanza dal Pd è tale che i bersaniani sono
pronti a dialogare con i 5 Stelle, oggi a Ostia e domani in Parlamento.
L’ex
segretario conferma le tappe del progetto. Il 19 novembre assemblea
nazionale di Mdp e a dicembre, dopo la fase di «precongresso», il lancio
di simbolo, programma e lista. Salvo colpi di scena il presidente sarà
Grasso, che ha visto i leader della nuova sinistra in cantiere. Negli
incontri a Palazzo Giustiniani l’ex magistrato è parso «carico, in
palla, determinato, convinto» e soddisfatto per la nettezza del profilo
politico. Ha «le idee chiarissime» e non lavora per mettere su «la
ridotta dei rancorosi, ma un soggetto largo e inclusivo, che non ponga
veti». A Pescara il presidente ha rivelato l’ansia della discesa in
campo: «Vediamo se finalmente posso riuscire a esprimere me stesso».
Perché ha lasciato il partito? «Non so se sono uscito io dal Pd, o non
c’è più il Pd». Applausi. «Il Pd era quello di Bersani e della
coalizione Bene comune con Sel, quelli erano i miei principi». Ma il
Grasso «ragazzo di sinistra» ha voglia di fare politica? «Non lo so, se
ci sono le condizioni forse sì... Per ora ascolto».
Nel documento
che Speranza, Fratoianni e Civati hanno concordato con Grasso, la parola
centrosinistra non c’è. E non è un caso se nessun contatto recente si
registra con Prodi e gli altri fondatori. Nicola Fratoianni prende le
distanze: «Stiamo scrivendo un’altra storia. Finalmente si parte».
L’idea che si va consolidando attorno alla figura di Grasso è una lista
che apra le porte anche a Pisapia, qualora l’ex sindaco si rassegni a
tagliare i ponti con il Pd. «Se arriva anche Godot non ce n’è per
nessuno», spera Pippo Civati. L’avvocato vive ore di tormento. Spiazzato
dalla centralità di Grasso, ieri Pisapia ha riunito i suoi per studiare
una rotta in vista del lancio domenica della proposta «Diversa», cui
sono invitati Speranza, Boldrini e Cuperlo. L’ex presidente del Pd è
sempre più lontano dal Nazareno e rivolge un accorato appello a Prodi,
Veltroni e Letta, perché «siamo in emergenza ed è il momento di dare una
mano». Per scongiurare un’altra rottura, Andrea Orlando rilancia
l’appello di Cuperlo ai padri nobili: «Rischiamo che il Pd arrivi terzo,
un’irrilevanza tragica».
Se Renzi imboccherà la strada del
partito personale, la minoranza non potrà che uscire. «Il tema non è se
c’è la scissione o meno — fa scongiuri Orlando — il tema è se il Pd
resta una grande forza di centrosinistra, o si allea di volta in volta
con questo o quello. Ma così diventa una riedizione 2.0 del Psi della
Prima Repubblica».