Sfida ai prof
Il conflitto genitori-insegnanti frena la crescita dei figli “Ma è ora di deporre le armi”
Il nuovo libro dello scrittore Matteo Bussola spiega come sono cambiati i rapporti a scuola. E quali rischi ne derivano
di Maria Novella De Luca
ROMA.
C’è stato un giorno, un momento, una data o forse un passaggio storico,
in cui i genitori hanno deciso di sostituirsi ai figli. Quei figli nati
in gran parte nel terzo millennio, in epoca di culle vuote e madri e
padri “grandi”, dunque spesso unici e visti più come miracoli che come
naturale prosecuzione della specie. Bambini da proteggere contro tutto e
contro tutti, il freddo, il caldo, il riso, il pianto, la solitudine ma
anche i troppi amici, l’ambiente malato ma anche il rischio di farsi
male non sia mai scalassero un albero, la mani sporche di terra e il
buco dell’ozono. Ma, in particolare, questa generazione di genitori (un
po’ smarrita anche se affettuosa e a suo modo presente) ha pensato di
dover proteggere i propri eredi dal primo vero scoglio della vita, e
cioè la scuola. Entrando massicciamente nella loro esistenza di nuovi
studenti, imponendosi a ranghi compatti nell’organizzazione della scuola
stessa, polverizzandone così però l’autorità e l’autorevolezza.
Sentendo, forse, inaccettabile, sulla propria pelle di adulti, che i
loro super-bambini potessero sopportare la fatica di ricevere un brutto
voto, di una nota, o semplicemente di alzarsi in piedi all’arrivo in
classe della maestra o del prof.
Ed è di questo rovesciamento dei
ruoli (da anni al centro di un dibattito sempre più caldo sul rapporto
tra scuola e mondo esterno) ma anche delle fatiche e dell’avventura
straordinaria di mettere su una famiglia oggi che Matteo Bussola,
scrittore e disegnatore di fumetti, parla nel suo nuovo libro: “Sono
puri i loro sogni”. Un libro il cui sottotitolo è “Lettera a noi
genitori sulla scuola” e dove Bussola partendo dalla propria esperienza
di padre di tre figlie (Virginia, Ginevra e Melania) si interroga su
quando e come «abbiamo cominciato a pensare alla scuola come
all’erogazione di un servizio nel quale il cliente deve avere comunque
ragione?» Dove i clienti, appunto, siamo noi, i genitori, sempre più
critici, «intenti a tracciare confini e pronti a fare da scudo ai nostri
figli di fronte a qualunque ostacolo, difendendoli da chiunque provi a
metterli in crisi ». Tanto che ormai tra le famiglie e «l’autorità
scolastica» sembra esserci «una specie di guerra», ma il rischio è che a
farne le spese siano proprio coloro che vogliamo tutelare.
Con lo
stile della “storia minima”, ossia la cronaca dettagliata della sua
quotidianità, così come già nel suo primo e fortunatissimo libro “Notti
bianche e baci a colazione” in cui raccontava la sua scelta di fare il
padre a tempo pieno, Matteo Bussola fa un ritratto ironico, agrodolce ma
per nulla assolutorio della generazione dei “genitori-sindacalisti” dei
propri figli. Accompagnando ogni giorno le sue bambine a scuola, tra
capannelli di madri e chat di classe, tra sfoghi di insegnanti accusati
di non lavorare, aggrediti per aver messo un brutto voto, ma anche
docenti assenti e demotivati, Bussola fa un viaggio tra le “nuove
famiglie” e tra i pregi e difetti del nostro sistema di istruzione. Una
lettera aperta su un tema davvero contemporaneo, dove più cresce la
sfiducia nell’istituzione, più la scuola si arrocca e si chiude su se
stessa. Contro l’invasione dei genitori non soltanto nei casi estremi
(“mette una nota, prof picchiato dal padre dell’allievo”, “maestra
denunciata perché rimprovera i bambini”) ma nella quotidianità, dalla
scelta dei libri di testo alla località della gita di classe, dal
problema dei pidocchi alla recita, malcontento che spesso sfocia in
processi sommari ai docenti sulle chat di classe via WhatsApp.
Eppure,
pur con tanti difetti e mancanze, la nostra malconcia istruzione
pubblica — afferma Bussola — ci prova a tenere alta la testa.
Raccontando ad esempio cosa accadeva qualche generazione fa agli
studenti disabili (allora anche detti ritardati), «buttati in un angolo »
e gli sforzi di oggi invece per dare un sostegno a tutti quelli che ne
hanno bisogno. Anche se, spesso, a dire la verità, i tagli falcidiano
proprio le ore degli insegnanti di sostegno e dunque penalizzano gli
studenti più fragili.
Il libro è un invito a deporre le armi e a
ritrovare la fiducia nel sistema scuola, a lasciar sbagliare i bambini,
fargli sbucciare le ginocchia, al loro diritto di sbagliare. Ma è anche
il racconto di Matteo Bussola padre, simbolo in qualche modo dei “nuovi
padri”, nel suo quotidiano occuparsi di Virginia, Ginevra e Melania, la
corsa contro il tempo per portarle a scuola, tra tazze di latte che si
rovesciano e zaini da preparare, in sostanza dice Bussola, come fare
«bungee jumping con una corda di mezzo metro troppo lunga». E poi, però,
finita la corsa, lo strano silenzio di ritrovarsi soli, seppure per
qualche ora, in una casa fino a poco prima piena di voci.