lunedì 9 ottobre 2017

Repubblica 9.10.17
L’intervista.
Il leader di Campo progressista: “Vivo giornate dolorose, soffro per gli strappi”. “Mi scrivono: resisti, tornerà l’arcobaleno di Milano”
“Loro hanno cambiato strada io farò una sinistra di governo Gentiloni? Profilo altissimo”
di Stefano Cappellini Tommaso Ciriaco

ROMA. Giuliano Pisapia, ormai Bersani, Errani e Speranza dicono apertamente che lei sia immobile. Che possono andare avanti anche senza di lei. Che è protagonista di una sorta di soap opera. Anche lei è pronto ad andar avanti senza di loro?
«Per fare chiarezza usiamo la moviola: Campo Progressista è nato perché l’offerta politica del centrosinistra non bastava più. La sinistra e il centrosinistra hanno perso negli ultimi anni oltre 3 milioni di elettori. Demos ci dice che solo il 6 % degli italiani ha fiducia nei partiti, eppure secondo l’Istat sono 7 milioni gli italiani che fanno volontariato. Significa che la passione, la voglia di impegnarsi, aumentano, ma non trovano più uno sbocco. Campo progressista è nato per dare una “casa” a queste persone, per aprire la partecipazione politica, non per fare un nuovo piccolo raggruppamento o per chiudersi ancora di più. Io non ho cambiato idea. Continuo a pensare che ci sia bisogno di un nuovo centrosinistra aperto, ampio, innovativo in discontinuità con quello degli ultimi anni».
Mdp ha già deciso di costruire un partito: anche secondo lei il loro primo obiettivo è far perdere il Pd? Questo come si concilia con il suo progetto di unire?
«Il nostro obiettivo resta battere le destre e il populismo per dare risposte serie e concrete ai bisogni dei cittadini, dalla lotta alla povertà ai diritti. Credo che in Mdp ci sia una divisione profonda tra chi ha questo nostro stesso obiettivo e chi invece vuole un quarto polo che rischia di essere irrilevante e che finirebbe per essere mera testimonianza, capace di criticare ma non di dare risposte ai cittadini».
Dicono che il 19 novembre si farà l’assemblea, con o senza di lei. L’hanno scavalcata, o addirittura esautorata?
«Mi pare che parte di Mdp si sia allontanata dal progetto iniziale. Che era e resta quello di costruire una forza aperta e ragionevole. Una forza di sinistra deve avere l’ambizione di migliorare le condizioni di vita delle persone, non di abbaiare alla luna. Questo è il nostro progetto. A giocare per perdere sono già in tanti, non occorre il nostro contributo. Ricordo che a Milano prima abbiamo battuto la destra e poi abbiamo impedito che tornasse, mentre i 5 Stelle sono rimasti del tutto ininfluenti».
Errani ha detto che D’Alema è una risorsa. Lei invece ha cambiato idea o pensa che un passo di lato di D’Alema sia necessario?
«Non ne posso più di questo balletto dei nomi, usciamo dal personalismo. Mi dicono: o stai con D’Alema o stai con Renzi. Per chiarezza: non sono io a decidere il futuro politico di D’Alema e non sono la stampella di nessuno, ma mi rivolgo anche all’elettorato che in passato ha votato Pd e che è parte integrante del grande popolo del centrosinistra. Se il Pd fosse stato davvero autosufficiente, non ci sarebbe stato bisogno di far nascere Campo progressista. E io penso solo che c’è bisogno di un grande, responsabile, generoso impegno da parte di tutti per contribuire a cambiare le politiche e creare le condizioni per rilanciare l’economia e superare le disuguaglianze. E su questo siamo tutti d’accordo in Campo Progressista. Guardi che dall’altra parte c’è solo una cosa: la sconfitta del centrosinistra e della sinistra, e chissà per quanto tempo».
Precisamente, allora, su cosa non siete d’accordo?
«È necessario condividere sia il punto di partenza che quello di arrivo, iniziando dai contenuti. E credo che la vera distanza sia sulle prospettive. Rispetto, ma non condivido, la posizione di chi crede, e dice, che il centrosinistra è morto e non deve rinascere. Chiedo rispetto per chi, come Campo Progressista, è convinto che solo un nuovo centrosinistra e una sinistra di governo siano in grado di dare una svolta positiva al Paese. Da mesi chiediamo a Mdp di chiarire la loro posizione, perché è del tutto evidente, ed è emerso in più occasioni, che al loro interno ci sia una divisione profonda».
Renzi ha aperto all’unità, anche se con il Rosatellum. È sempre ostile alla legge o pensa che si possa migliorare?
«Il Rosatellum 2 ha troppi difetti “tecnici” che diventano politici. Pluricandidature, la gran parte dei parlamentari nominati dai partiti e non scelti dai cittadini, mancanza di voto disgiunto e di un programma comune. E, l’ho detto in momenti non sospetti, è addirittura peggiorativo delle proposte precedenti dello stesso Pd».
E se comunque alla fine dovesse passare il Rosatellum, non sarebbe obbligata un’intesa di centrosinistra per non far vincere i populisti?
«Programma, contenuti, valori. L’ho ripetuto più volte: ogni discussione deve partire da un nuovo programma, nuovo anche nel senso di diverso da quello degli ultimi anni».
Pensa che un candidato premier diverso da Renzi favorirebbe un’alleanza col Pd?
«Gentiloni è una persona di altissimo livello, ma anche lui sa che qualunque valutazione futura non può prescindere da una vera e propria discontinuità rispetto al passato e da un programma condiviso che vada nella direzione di aiutare chi più ha sofferto la crisi, di tutelare l’ambiente, di una nuova politica sulla casa, di garantire il diritto alla salute e di tanto altro. So che non è facile governare, soprattutto in un periodo di crisi, in Italia e in Europa. Ma sono anche consapevole che, proprio per questo, bisogna essere concreti».
Lei ha minacciato anche un passo indietro. Ci pensa davvero, oppure a questo punto anche solo per rispetto delle idee e di chi ha mobilitato sente di dover comunque andare fino in fondo?
«Questo per me è un momento molto doloroso. Si sono consumati strappi che mi hanno provocato una vera sofferenza. E sento forte il peso della passione che tante persone, soprattutto giovani che si sono appena avvicinati alla politica, hanno messo in questo progetto. Ci proverò fino alla fine per loro. Alcuni ragazzi ieri mi hanno scritto: tieni duro, alla fine succederà come a Milano, in cielo comparirà un doppio arcobaleno ».
Lei si è confrontato con Prodi, Letta, Franceschini, Orlando: sono loro i soggetti con i quali costruire il nuovo Ulivo, soprattutto se le regionali siciliane dovessero cambiare gli equilibri interni al Pd?
«A Barcellona stanno innalzando cartelli che dicono “parlem”, parliamo. In Spagna scandivano “recuperiamo il buon senso”. La ricetta è quella, parlare, sfiancarsi alla ricerca di soluzioni accettabili, cercare mediazioni alte e nobili, ma non sui princìpi e sui valori. Credo che la pazienza sia la virtù dei forti».
Sulla manovra Mdp ha di fatto annunciato voto contrario. Condivide o con i giusti correttivi la legge va approvata?
«Al premier abbiamo fatto, insieme a Mdp, richieste precise. Tra cui l’eliminazione, anche graduale, dei superticket sanitari. Spero che il governo ascolti, lo spero per i cittadini del nostro Paese».