Repubblica 9.10.17
Mdp-Pisapia, l’ora dell’addio “Partiamo”. “Rischiate il 3%” Divisioni nel partito di Bersani
A
novembre la “costituente” tra demoprogressisti, Fratoianni e Civati
Rosa di leader: Grasso, Speranza o Errani. L’ex segretario pd: porte
aperte
Solo tre mesi insieme offerta del pd papabili per la leadership
di Giovanna Casadio
ROMA.
Pierluigi Bersani dice che «le porte sono sempre aperte» e Giuliano
Pisapia potrebbe ancora unirsi all’assemblea costituente della sinistra
fissata per il 19 novembre. Ma lo strappo tra Mdp - il partito di
Bersani e D’Alema - e Campo progressista, il movimento di Pisapia, è
ormai consumato. Il divorzio avviene con un’intervista di Roberto
Speranza, coordinatore di Mdp, al
Corriere della sera,
nella
quale si annuncia che il progetto costituente a sinistra partirà con
gazebo e assemblee. Senza aspettare Pisapia indicato in pratica con
“temporeggiatore”, ritenuto ambiguo e filo Pd, tanto da aver creato una
situazione «da soap opera». L’ex sindaco di Milano gli fa gli auguri:
«Non c’è problema. Buon viaggio a Speranza, sono sicuro che ci
ritroveremo in tante battaglie. Io continuo in quello che ho sempre
detto, non credo nella necessità di un partitino del 3%, credo in un
movimento molto più ampio, molto più largo e soprattutto capace di
unire, non di dividere».
Sono passati poco più di tre mesi dalla
piazza di Santi Apostoli convocata il 1° luglio per lanciare “Insieme”,
seme del nuovo partito della sinistra con la guida di Pisapia. Ora,
finisce in scambi di accuse e problemi di leadership. Per stamani alle
10 è stata convocata la riunione di Mdp. Sempre oggi alle 17 si
incontrano i dirigenti di Campo progressista. A rischio c’è anche il
gruppo parlamentare. Dei sessanta tra deputati e senatori
demoprogressisti oltre venti sono di tendenza-Pisapia, gli altri ex dem
sono bersaniani o dalemiani. «Intollerabile che abbiano deciso quattro
uomini in una stanza, auspico un confronto democratico con meno
testosterone e più ragione», si sfoga Giovanna Martelli, deputata
mantovana di Campo progressista. E Ciccio Ferrara, braccio destro di
Pisapia, lunga militanza in Sel, afferma di essere «dispiaciuto » per le
strade che si dividono. «Amareggiato» è pure Massimo Paolucci,
eurodeputato, dalemiano di ferro.
Però la distanza è diventata
incolmabile. Campo progressista è convinto che l’accelerazione e lo
strappo siano stati voluti da D’Alema, dopo che Pisapia gli aveva
chiesto un passo di lato. I demoprogresisti sono certi che Pisapia stia
flirtando con Renzi in vista di una futura coalizione soprattutto se
passerà la nuova legge elettorale il cosiddetto Rosatellum. I renziani
esultano, la sinistra dem è preoccupata. Lorenzo Guerini, coordinatore
del Pd, parla di una proposta di programma da offrire alla sinistra di
Pisapia.
Mdp punta a costruire un “quarto polo”. Il leader? Le
ipotesi sono Piero Grasso, presidente del Senato, Vasco Errani (con cui
giovedì scorso a Ravenna, durante un dibattito, Pisapia aveva ingaggiato
uno scontro) e Speranza. Chi ne farà parte: Sinistra italiana di
Fratoianni e Vendola, Possibile di Pippo Civati, il movimento diTomaso
Montanari e Anna Falcone. Ma nella costituente della sinistra saranno
invitate personalità che si sono già impegnate nei comitati per il no al
referendum costituzionale di dicembre, come il presidente emerito della
consulta Gustavo Zagrebelsky, lo scrittore Maurizio De Giovanni,
Salvatore Settis, associazioni e settori del sindacato.
I
demoprogressisti di rito bersanian-dalemiano stanno preparando una carta
dei valori da votare nei gazebo del 19 novembre per eleggere i 1.500
delegati all’assemblea nazionale della sinistra.