Repubblica 9.10.17
La Chiesa che combatte il narcisismo contemporaneo
Monsignor Paglia e quegli ideali condivisi anche dai laici
di Eugenio Scalfari
VINCENZO
Paglia, sacerdote, arcivescovo e patrono per molti anni e tuttora della
Comunità cattolica di Sant’Egidio, ha scritto un nuovo libro intitolato
Il crollo del Noi edito da Laterza. Si occupa di una quantità di
argomenti e cita un numero impressionante di Papi e di scrittori delle
più varie culture e nazionalità, che gli servono per meglio illustrare i
temi dei quali il suo libro si occupa. È molto efficace questo metodo
di scrittura e i personaggi citati gli offrono la possibilità di
polemizzare o di consentire con loro e comunque di raccontare la vita
degli individui, delle famiglie, delle città, dei giovani, dei poveri,
delle culture. Soprattutto di arrivare a una conclusione che è il nucleo
del suo pensiero: la fratellanza, la pace, l’amore e il nuovo umanesimo
che, a suo parere, consente all’umanità di sviluppare una cultura
adatta ai tempi senza perdere ed anzi consentendo la fraternità tra
credenti e non credenti che però condividono e rafforzano valori comuni.
“Noi”
non è soltanto una parola e il titolo di un libro: è un programma che
presenta molte difficoltà a realizzarsi, ma il cui valore è
indiscutibile. Si contrappone ad un’altra parola e ad un’altra forza
valoriale: l’Io. La differenza tra Io e Noi è capitale e soprattutto
consiste nel fatto che l’Io è la base che distingue la nostra specie da
tutti gli altri esseri viventi, mentre il Noi è proprio l’Io che deve
realizzare questo passaggio e condurre il Noi alla stessa altezza
specifica dell’Io: due figure che si equivalgono
anche se l’una crea l’altra.
Citerò
qui il nucleo del pensiero dell’autore, da lui espresso nelle pagine
iniziali del libro: «Se per un verso è vero che l’uomo del XXI secolo
può sentirsi più libero, certamente oggi si trova più solo, incurvato
sotto il peso di un carico invisibile e tuttavia pesantissimo. C’è l’Io,
pieno della sua presente competenza. Si sente l’Unico. Tutto deve
basarsi su di lui. L’individuo si trova costretto a dover sognare,
decidere, volere e reinventare » e chiude citando le parole di un suo
collega di altissimo livello intellettuale, che ormai purtroppo non c’è
più: Carlo Maria Martini. Queste parole furono da lui pronunciate nel
2003. Eccole: «Voi umanisti moderni, contrari alla trascendenza delle
cose supreme, dovete riconoscere il nostro nuovo umanesimo. Anche noi,
noi più di tutti siamo i cultori dell’uomo. Vogliamo favorire una
visione e un impegno comune tra credenti e non credenti per affrontare
insieme le grandi sfide del presente».
Ricordiamoci che Martini fu
il grande sostenitore di papa Francesco. La pensavano allo stesso modo e
di questo pensiero papa Francesco ha fatto l’impegno principale del suo
pontificato portando avanti l’incontro della Chiesa con la modernità.
Mi
permetto qui di ricordare ciò che ci dicemmo il Papa ed io su questo
tema in uno dei nostri incontri durante i quali siamo diventati amici.
Stavamo considerando il suo impegno per una Chiesa moderna che sappia
intendersi con la modernità laica. «Santità – dissi io – tenga conto che
non crediamo nella verità assoluta. Siamo relativisti, come la cultura
illuministica ci ha insegnato. Voi cattolici credete invece
nell’Assoluto». «È vero – rispose il Papa – noi credenti crediamo tutti
nell’Assoluto per quanto riguarda la verità che promana da Dio. Il
nostro Dio unico per noi rappresenta l’Assoluto ».
A quel punto
della nostra conversazione gli domandai come fosse possibile un incontro
con la modernità e la sua risposta fu questa: «Noi credenti e
ovviamente soprattutto noi presbiteri e noi vescovi crediamo
nell’Assoluto, ma ciascuno a suo modo perché ognuno ha la propria testa e
il proprio pensiero. Quindi la nostra verità assoluta, da tutti noi
condivisa, è però diversa da persona a persona. Non evitiamo infatti
discussioni nel caso delle quali i nostri diversi pensieri si
confrontano. Un tipo di relativismo c’è dunque anche tra noi». Questa fu
la risposta di papa Francesco che ovviamente è il più citato nel libro
di Paglia.
Credo a questo punto di dover elencare i temi che
l’autore affronta nel suo libro. Sono i seguenti: i poveri; le
diseguaglianze; uno; tu; noi; Papa Francesco; relativismo e Assoluto;
modernità; Dio Unico; società; Gesù e il Samaritano; la famiglia; i
giovani, Dio e Amore; la fratellanza; il numero delle contraddizioni;
l’Umanesimo; la prossimità; la parola.
Questi temi si intrecciano
continuamente l’uno con l’altro e questo è il pregio del libro. Per
esempio la libertà: è una condizione necessaria per tutto e per tutti ma
allo stesso tempo realizza il trionfo dell’individualità. Scriveva
Paglia: «L’Io è rimasto solo, anzi l’Unico. L’individualismo, l’egoismo,
l’autorealizzazione e l’aspirazione ad una felicità privata richiamano
l’antico mito di Narciso. L’individuo narcisista ha ormai preso la
scena».
Questo è un problema che richiama direttamente quello dei
poveri. Il narcisismo di fatto preclude la considerazione del prossimo,
salvo che il prossimo resti incantato da quel Narciso e si metta al suo
servizio. Molto spesso questa che è la “servitù volontaria” descritta
dall’amico di Montaigne, Etienne de La Boétie, produce regimi autoritari
o addirittura dittature tiranniche. La storia antica e moderna è
purtroppo costellata da casi del genere: libertà, narcisismo, uso del
popolo sovrano come prezioso strumento che trasforma quella sovranità in
servitù volontaria conquistata dalla demagogia con la conseguenza della
dittatura. Questi sono meccanismi che hanno funzionato assai di
frequente causando non solo egoismo ma addirittura odio e guerre. La
voglia del potere diventa il tratto caratteristico della storia. Il
rimedio sarebbe quello di tenere insieme i due grandi valori di Libertà e
Giustizia, Libertà ed Eguaglianza. Ricordate i valori iniziali della
Rivoluzione francese del 1789? Ricordate la bandiera tricolore e il
significato di quel simbolo dell’Europa liberale: “Liberté, Egalité,
Fraternité”. E ricordate lo slogan dei fratelli Rosselli e del Partito
d’Azione? Diceva “Giustizia e Libertà”. Non a caso furono uccisi dai
fascisti.
A questo proposito Paglia cita un brano di Aristotele
che è altamente significativo: «Chi non può entrare a far parte di una
Comunità o chi non ha bisogno di nulla, bastando a sé stesso, non è
parte di una città ma è una belva o un Dio».
Nel libro di cui
stiamo parlando l’autore dedica molte pagine alla Bibbia dell’Antico
Testamento e in particolare alla parte chiamata “Genesi” che racconta la
creazione e poi la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre per
aver mangiato il frutto dell’albero proibito, avendo dato ascolto al
serpente che altro non è che il Demonio. Ma qui si apre un problema non
facile da risolvere: a chi si deve l’esistenza del Demonio? È una
potenza contraria a Dio, oppure è Dio stesso in una veste volutamente
opposta a quella naturale? La religione cattolico- cristiana distingue
ovviamente tra il bene e il male, ma non affronta l’origine del male: è
Dio stesso ad averlo creato nel momento in cui riconosceva alle sue
creature umane il diritto al libero arbitrio? Papa Francesco, preceduto
in questo da Giovanni XXIII e da Paolo VI ma con una forza più
rivoluzionaria rispetto alla teologia ecclesiale, ha abolito i luoghi
dove dopo la morte le anime dovrebbero andare: Inferno, Purgatorio,
Paradiso. Duemila anni di teologia si sono basati su questo tipo di
Aldilà che anche i Vangeli confermano. Con un’attenzione però – che in
parte si deve alle lettere di San Paolo (quella ai Corinzi e quella ai
Romani) e in parte anche maggiore ad Agostino di Ippona – al tema della
Grazia.
Tutte le anime sono dotate della Grazia e quindi nascono
perfettamente innocenti e tali restano a meno che non imbocchino la via
del male. Se ne sono consapevoli e non si pentono neppure al momento
della morte, sono condannate.
Papa Francesco – lo ripeto – ha
abolito i luoghi di eterna residenza nell’Aldilà delle anime. La tesi da
lui sostenuta è che le anime dominate dal male e non pentite cessino di
esistere mentre quelle che si sono riscattate dal male saranno assunte
nella beatitudine contemplando Dio.
Questa è la tesi di Francesco
ed anche di Paglia. Faccio qui una mia osservazione: il Giudizio
universale che è nella tradizione della Chiesa, diventa privo di senso.
Le anime che hanno scelto e praticato il male scompaiono e il Giudizio
universale resta un semplice pretesto che ha dato luogo a splendidi
quadri nella storia dell’arte. Nient’altro che questo.
Naturalmente
la teologia sostiene che una scintilla divina è presente in tutte le
specie, cioè il Creatore è nelle anime di tutti gli esseri viventi e più
che mai nella specie umana creata «a sua immagine e somiglianza ».
Questa tesi che finora non è stata messa in discussione è quella che
Spinoza utilizzò sostenendo appunto che Dio era presente in tutte le
creature e non esisteva che in questo modo. La tesi di Spinoza trasformò
insomma la trascendenza in immanenza e fu per questo che fu scomunicato
dalla comunità ebraica e le sue opere furono messe all’indice dalla
Chiesa.
Recentemente ho parlato di questo argomento con papa
Francesco chiedendogli se la condanna alle sue tesi potesse essere
revocata. Ma la sua risposta è stata negativa: la trascendenza di Dio
non può essere messa in discussione. Senza la trascendenza l’Essere
divino cesserebbe di esistere se e quando la nostra specie scomparirà
dalla Terra.
Se il Dio fosse immanente anche egli scomparirebbe.
Perciò quella scomunica non può essere abolita. Per un non credente
questa tesi non è accettabile anche se le ragioni che affermano la
trascendenza sono comprensibili.
Chiuderò questa recensione con
una frase che l’autore scrive illustrando con essa il nucleo del suo
pensiero: «I credenti in Dio (religiosi) e i credenti nell’uomo
(umanisti) nell’incontro con i poveri ritrovano una preziosa alleanza.
Direi che è di qui che bisogna ripartire per ritessere le lacerazioni
presenti nella nostra società. Il coinvolgimento per il riscatto dei
poveri traccia una linea di cambiamento edificante. Per i cristiani
questo umanesimo è fondamentale: chi incontra i poveri incontra Dio
stesso».
Aggiungo da parte mia: per i non credenti è un incontro con i valori laici della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità.
Grazie, caro Vincenzo, per il libro che hai scritto.
L’OPERA Vincent van Gogh:
Il
buon Samaritano (olio su tela, 1890) Conservato al Kröller Müller
Museum di Otterlo (Olanda), il dipinto, ispirato dalla parabola del
Vangelo e dallo stesso soggetto dipinto da Eugène Delacroix, è una delle
ultime opere dell’artista, che morì due mesi dopo la realizzazione
IL LIBRO Il crollo del Noi di Vincenzo Paglia (Laterza pagg. 114, euro 15)