Repubblica 8.10.17
Da soli non si vince, finalmente Renzi lo ha capito
di Eugenio Scalfari
COME
sta la società, come stanno gli individui che ne fanno parte, come sta
il popolo cosiddetto sovrano e insomma come sta il mondo e l’Italia che
politicamente ci interessa?
Ezio Mauro giovedì scorso si è posto
analoghe domande chiedendosi soprattutto come sta la sinistra italiana:
aveva immaginato una sorta di Spirito Santo laico che cercasse di
tutelarla e incoraggiarla a dare il meglio di sé. Ma alla fine
dell’analisi politica aveva concluso che quello Spirito Santo era
disperato perché la sua tutela non era servita a niente e Lui alzava le
mani piangendo.
Domenica scorsa anch’io avevo affrontato analoghi
temi e avevo concluso l’articolo citando la celebre canzone del jazz
americano intitolata Stormy Weather: “Il tempo è brutto e piove di
continuo”. Così purtroppo stanno le cose e non sono migliorate in questi
pochi giorni. Basta questo per ciò che riguarda l’Italia. Nel frattempo
è accaduto di peggio in Sicilia dove si voterà per la Regione tra pochi
giorni e dove un numero notevole di candidati aderenti al Pd e al
partito di Alfano sono passati con Berlusconi. Altro che Stormy Weather:
se la Sicilia politica fosse lo specchio dell’intera Italia
bisognerebbe far suonare il Requiem di Mozart che musicalmente fa
pensare più all’Inferno che al Paradiso.
Qualche segnale positivo è tuttavia arrivato alcuni giorni fa.
RENZI
ha aperto non uno spiraglio ma una porta e non solo a Pisapia, come del
resto aveva fatto un mese fa, ma all’intera dissidenza di sinistra da
Bersani a D’Alema, a Vendola, a Civati, insomma a tutti quelli che se ne
sono andati o non erano mai entrati. Non è stato solo a prendere queste
decisioni ma ha avuto suggerimenti di persone autorevoli che
recentemente si sono avvicinate o riavvicinate a lui: Orlando, ministro
della Giustizia ma in competizione con Renzi alle primarie, Romano
Prodi, Walter Veltroni, i ministri Franceschini e Minniti.
L’apertura
ai dissidenti sarebbe facilitata dal disegno di legge elettorale che
prevede due terzi eletti con la proporzionale e un terzo votato in
collegi che consentono una coalizione. Gli oppositori di questa legge
che sarà presto presentata in Parlamento la considerano
incostituzionale, ma non se ne comprende la motivazione. Non esiste
alcuna norma costituzionale che vieti alleanze elettorali, mentre è
altamente positiva l’abolizione delle preferenze che di solito aiutano
il nascere di clientele, spesso di tipo mafioso.
Comunque
l’apertura di Renzi è una novità ed è ancor più interessante il nascere
di una élite politica che lo consiglia. Personalmente avevo auspicato
che “il Re fosse assistito da una Corte di dignitari”; questa Corte si
va finalmente formando e spero influisca utilmente sul segretario del
partito. Avevamo dedicato a questa tesi la rievocazione del Partito
comunista ai tempi di Togliatti e del gruppo che insieme a lui e con
diverse intonazioni aveva governato il partito: Longo, Berlinguer,
Amendola, Ingrao, Scoccimarro, Reichlin, Napolitano, Natta, Pajetta e
molti altri. Spesso le loro idee differivano dalle altre e spesso anche
da quelle di Togliatti, il quale, dopo ampie discussioni, prendeva lui
la decisione come gli spettava, ma tenendo conto dei pareri diversi e
talvolta addirittura divergenti dai suoi.
L’ideale è che questo
avvenga anche con Renzi e il rientro dei dissidenti potrebbe arricchire
il partito da questo punto di vista, come la presenza attiva di Cuperlo
dimostra. Forse la pioggia di Stormy Weather cesserebbe di infradiciarci
e il bel tempo della democrazia tornerebbe.
Ma la democrazia che
cos’è? Ecco un tema che non interessa soltanto l’Italia ma l’Europa e
tutto il mondo occidentale. Cerchiamo di rispondere a questa domanda.
***
Democrazia
è parola di origine greca, demos significa popolo. Disegna dunque un
sistema politico in cui tutto il popolo partecipa al governo,
naturalmente se ha voglia di partecipare.
La forma di questa
partecipazione è varia. Può essere diretta (in forma referendaria) o
indiretta e cioè con l’elezione da parte del popolo sovrano di
un’assemblea deliberante. Naturalmente oltre all’elezione da parte del
popolo sovrano esiste anche un potere con la sola competenza di
controllare che la politica non invada campi diversi da quelli che gli
sono stati riservati dalla Costituzione e dal principio di libertà che
la stessa parola
demos implicitamente contiene. Una democrazia
illiberale tradisce il valore stesso del popolo sovrano e quindi non può
e non deve essere accettata. Questo controllo da parte del potere
giudiziario-costituzionale si estende anche alla democrazia diretta
referendaria. Se la risposta del popolo deve essere data con un sì o con
un no al quesito posto dai presentatori del referendum, occorre che la
domanda non sia improponibile, come per esempio sarebbe quella che
limitasse la libertà politica degli elettori.
Sembra dunque che la
democrazia dia al popolo tutta la sovranità che gli compete. Ma le cose
non stanno effettivamente così. Su questo punto ci fu un anno fa un
dibattito tra Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale e
giurista di grande vaglia, e me proprio sul tema della democrazia
parlamentare. Lui sosteneva che il Parlamento e il referendum siano la
vera e autentica forma del potere del popolo sovrano; io al contrario
sostenevo che una democrazia elitaria, garantita dalla legge, avrebbe
dovuto designare gli organi dirigenti del partito i quali a loro volta
avrebbero compilato le liste dei candidati parlamentari. La mia tesi era
molto semplice: gli elettori di solito non conoscevano i candidati
designati dal partito, ma votavano il partito e cioè i suoi candidati.
In sostanza il vero sovrano è la classe dirigente del partito che dà
vita in questo modo a un sistema che io non chiamo democrazia ma più
correttamente oligarchia.
E il popolo sovrano chi lo rappresenta?
Direttamente non è il Parlamento a rappresentarlo mentre attraverso lo
strumento referendario esso si rappresenta direttamente. Ma in una
società sempre più complessa, con problemi economici, sociali, politici,
internazionali, sempre più complessi, con l’aggiunta dell’immigrazione e
del terrorismo mondialmente diffuso, il referendum non può essere la
forma predominante delle decisioni politiche per la loro complessità e
urgenza.
Non resta dunque che l’oligarchia la quale si traveste da diretta rappresentanza del popolo sovrano, ma non lo è.
Aggiungo
a queste considerazioni la costante diminuzione dell’affluenza al voto
dei cittadini elettori. Questa diminuzione dei votanti si realizza anche
in forme assolutamente nuove. I grillini ne sono un esempio eloquente:
aderiscono a un movimento che non ha alcun programma politico, non ha
identità, non ha valori ma proclama un obiettivo: di spodestare i
partiti esistenti siano piccoli o siano grandi, non importa, via tutti.
I
grillini non hanno obiettivi politicamente concreti; fanno alcune
proposte che piacciono a una moltitudine non politicizzata e contraria
alla partitocrazia. Proposte che soddisfano alcuni bisogni popolari
senza peraltro rimuoverne le cause che li producono. Non hanno una
politica europea, oscillano sull’importanza della moneta comune. Sono
privi di ideologie.
In realtà sono l’altra forma degli astenuti
che ormai oscillano tra il 35 e il 40 per cento dei cittadini con
diritto al voto. In più bisogna considerare le posizioni dei grillini e
dei populisti di Lega e Fratelli d’Italia. Sapete la novità? A questo
punto gli immigrati diventano una necessità se diventeranno cittadini
elettori. Ma ci vorrà un bel po’ di tempo. Idem per lo Ius soli, che se
approvato attualmente riguarda i neonati.
Perciò continua il diluvio e siamo fradici dalla testa ai piedi.