Repubblica 7.10.17
Il petalo appassito del Rosatellum
MICHELE AINIS
Q
UEST’ANNO, insieme ai funghi, l’autunno fa crescere una rosa: il
Rosatellum. Che odore esala? Davvero la nuova legge elettorale può
intossicare la democrazia italiana, come denuncia un ampio fronte
d’intellettuali e di partiti? Davvero si profila all’orizzonte la terza
legge incostituzionale, dopo il Porcellum e l’Italicum?
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RISPONDERÀ,
a suo tempo, la Consulta. La categoria dell’incostituzionalità descrive
soltanto un’opinione, finché non intervenga una sentenza. Proprio dalle
sentenze precedenti, tuttavia, è possibile trarre elementi di giudizio.
Ed è possibile perciò riferirli alle caratteristiche essenziali del
progetto, che il 10 ottobre approderà nell’aula di Montecitorio. Ossia,
nell’ordine: un sistema proporzionale per due terzi, maggioritario per
un terzo. Rispettivamente per il tramite di collegi plurinominali, da
cui s’affacciano listini molto corti (da 2 a 4 candidati, scelti e
bloccati dai partiti); e di collegi uninominali, dove fanno capolino le
diverse coalizioni che sostengono, ciascuna, il proprio candidato. Con
una soglia di sbarramento al 3% su scala nazionale. Senza voto disgiunto
fra liste e candidati. In grado d’ospitare fino a 5 pluricandidature.
Con una quota di genere (non meno del 40%). Infine con le stesse regole
fra Camera e Senato, superando la disomogeneità delle regole vigenti.
Sorpresa:
l’oltraggio alla Costituzione qui non c’è. O se c’è, si nasconde come
un topo. Perché l’esigenza d’armonizzare i due sistemi elettorali si
leggeva già in entrambe le sentenze vergate dalla Corte costituzionale
(n. 1 del 2014 e n. 35 del 2017). Perché quelle decisioni castigarono
gli eccessi del maggioritario (un premio o un ballottaggio senza una
base minima di voti), non il maggioritario in sé, che oltretutto in
questo caso si riduce a modeste correzioni nell’impianto proporzionale
del sistema. Perché la Consulta ha decretato l’incostituzionalità delle
liste bloccate quando s’allungano come un elenco del telefono, non se
comprendono soltanto qualche nome. Perché sempre la Consulta ha acceso
il verde del semaforo sui pluricandidati. E perché non può certo
definirsi illegittimo qualsiasi incentivo a coalizzarsi, dato che la
democrazia — diceva Kelsen — è compromesso fra diversi, è un ambiente
che favorisce l’unità, non la disgregazione.
Eppure c’è qualche
petalo appassito in questa rosa. C’è un che di marcio, benché
l’incostituzionalità del Rosatellum sia un’affermazione senza prove.
Intanto per il modo con cui viene messa al mondo la creatura: dopo
l’aborto di un maggioritario (il nuovo Mattarellum), di un proporzionale
(il simil-tedesco), ora è la volta d’un sistema misto. Come se alle
forze politiche italiane mancasse un’idea di società, una direttrice
culturale di cui la legge elettorale dovrebbe essere strumento. «Questa o
quella per me pari sono», cantava Rigoletto; la stessa strofa che
cantano i partiti, altrimenti avrebbero tenuto la barra dritta su un
modello, magari limandone i dettagli in corso d’opera, però senza
scambiare cavoli e cavalli.
E in secondo luogo c’è uno spiritello
maligno che soffia dentro questa legge. È la volontà d’intralciare i 5
Stelle, che non si coalizzano nemmeno con se stessi. O di favorire
Alfano, con una soglia di sbarramento che si risolve in un
lasciapassare. È l’intenzione di nutrire i commensali (a Salvini il
Nord, a Berlusconi la leadership del centro-destra, a Renzi
l’opportunità di mettere la sordina ai suoi avversari interni),
lasciando a bocca asciutta tutti gli altri. È la «logica vendicativa» di
cui ha parlato Ferruccio de Bortoli ( Corriere della Sera, 5 ottobre),
nella contesa fra renziani e dalemiani. Ed è in ultimo l’idea — fin qui
appena mormorata — di porre la fiducia sulla legge elettorale, per
approvarla a suon di muscoli, senza fare prigionieri.
Fatti loro,
potremmo commentare. Da sempre i partiti si tirano sgambetti, quando
giocano con le regole del gioco. Però c’è un fatto che invece ci
riguarda, perché investe il nostro voto. Durante i lunghi anni del
Porcellum, barattammo la possibilità di designare i parlamentari con
l’illusione di decidere i governi, eleggendo direttamente Prodi o
Berlusconi. Ora non ci resta neanche quello. Nella parte proporzionale
del Rosatellum non potremo scegliere gli eletti, giacché le liste sono
corte ma bloccate; nella parte maggioritaria non potremo scegliere le
coalizioni. E oltretutto, mentre il Mattarellum ci consegnava due schede
(voto disgiunto), questo suo nipotino scapestrato ce ne regala una
soltanto. No, non è incostituzionale: è immorale.