Repubblica 7.10.17
STEFANO FOLLI
Quella strategia che porta al voto utile
LO
SCHEMA della campagna elettorale del Pd è ormai delineato e non è una
gran novità. Il partito di Renzi resta il sole del sistema, come è
logico, e intorno ad esso si augura che ruotino un paio di pianetini,
Pisapia a sinistra e Alfano a destra. Se dovesse passare in Parlamento
il cosiddetto “Rosatellum”, avremo una piccola coalizione di
centrosinistra.
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SE INVECE lo sforzo di
approvare la legge elettorale fallisse, vedremo il tentativo di
allargare la lista unica offrendo dei seggi ai due alleati. La sostanza
cambia poco.
Le intenzioni di Renzi sono comprensibili sul piano
politico e il tono usato nella direzione è più conciliante del solito.
Certo, molta acqua è passata sotto i ponti da quando il segretario
sperava di imporre il Pd come partito maggioritario grazie all’Italicum
collegato di fatto alla riforma costituzionale. Ma sappiamo come è
andata. Oggi il rischio è duplice. Primo, che il nuovo testo della legge
elettorale, frutto di una sofferta alchimia fra i partiti maggiori
(esclusi i Cinque Stelle, contro i quali è concepito), non superi il
vaglio parlamentare. Secondo, che prima o poi la Consulta lo dichiari
incostituzionale come ha fatto due volte nel recente passato.
Circa
il primo punto, si può solo attendere. Le garanzie e le promesse delle
diverse correnti o dei singoli valgono poco, specie quando l’urna è
segreta. Peraltro l’esperienza insegna che occorre una leadership molto
forte e determinata per imporre una riforma elettorale in una fase
d’incertezza; e quel tipo di leadership è proprio quel che oggi manca a
sinistra come a destra. Quindi vedremo quel che accadrà in questo
Parlamento di fine legislatura, dove in tanti temono per la loro
rielezione. C’è anche da capire se Pisapia con il suo Campo progressista
è disposto ad accettare lo schema Renzi, sia pure nella forma
edulcorata proposta ieri. In passato lo ha sempre rifiutato ponendo una
serie di condizioni, tra cui le primarie: destinate più che altro a
curvare verso sinistra il profilo e i programmi dell’alleanza.
Quanto
al secondo punto, il ruolo della Corte, gli avversari della riforma
insistono sugli aspetti a loro avviso incostituzionali del Rosatellum.
C’è chi lo chiama, giocando con il finto latino, Imbroglium, recuperando
una definizione già usata. In effetti le liste bloccate e il numero
esorbitante di parlamentari “nominati” dalle segreterie e non scelti
dagli elettori inducono al pessimismo. A quanto pare, gli errori degli
anni scorsi non sono d’aiuto e vengono reiterati. Di sicuro la Consulta
sarà chiamata prima o poi a verificare i requisiti della nuova legge,
qualora fosse licenziata dalle Camere. Tuttavia non sarà un processo
rapido e le prossime elezioni, all’inizio del 2018, si svolgeranno con
un modello elettorale che potrebbe essere in seguito delegittimato. Come
è già accaduto. Non è una prospettiva incoraggiante.
In ogni
caso, Renzi sta giocando le carte di cui dispone. Teme il voto in
Sicilia, ma è confortato dall’accordo con la minoranza di Orlando, per
cui dopo l’eventuale sconfitta non si aprirà la caccia al segretario. È
un passaggio importante, ma è arduo credere che una disfatta del
centrosinistra rimarrà senza conseguenze. In qualche misura, Renzi si
troverà a dover concedere qualcosa ai suoi critici, da Franceschini allo
stesso Orlando, nel momento in cui verranno compilate le liste per il
voto nazionale. In fondo, se sconfitta a Palermo deve essere, al
Nazareno auspicano sotto sotto che a prevalere siano i Cinque Stelle. Un
tale esito metterebbe in difficoltà la destra e aiuterebbe Berlusconi a
divincolarsi da Salvini. Inoltre offrirebbe al Pd il nemico per
eccellenza in vista delle politiche: il “populismo” di Grillo. Finora
però i sondaggi sembrano favorevoli al patto di centrodestra.
È
evidente, in conclusione, che Renzi sta cercando di presentarsi
all’elettorato come rappresentante della sinistra vecchia e nuova.
Perciò evita l’attacco frontale ai secessionisti, Bersani, D’Alema,
Speranza. Non ne ha bisogno, se riesce ad attirare dalla sua Pisapia. Ma
soprattutto cerca di sfilare loro alcuni temi caratteristici. Evocare
lo “Ius soli”, ad esempio, tende a svuotare la proposta politica di Mdp.
Ed è un modo per preparare il terreno all’appello in favore del “voto
utile”.