Repubblica 5.10.17
Senza compagni e senza storia
L’odio domestico e i veti intestini paralizzano la politica scambiano gli avversari
di Ezio Mauro
CI
VORREBBE uno Spirito Santo progressista — professione sconosciuta —
capace di toccare le orecchie e gli occhi della sinistra italiana,
liberando finalmente lo sguardo e l’ascolto, su se stessa e sugli altri.
L’inconcludenza politica annunciata e la tragedia tribale in corso
infatti sono solo il risultato finale di un fenomeno più ampio e più
profondo, che nasce dall’incapacità di leggere il mondo nuovo in cui una
moderna sinistra deve agire, senza una chiara nozione
politico-culturale di sé e del concetto di amici, compagni e avversari.
Per un partito (in questo caso due, o addirittura tre) questo significa
semplicemente una condanna mortale: stare fuori dalla storia, in cui
invece vive solitaria la sua gente.
Non c’è nozione del ruolo di
spina dorsale di un sistema malato che nonostante tutto la sinistra
italiana ha esercitato per tutto il lungo periodo della crisi economico-
finanziaria dell’Occidente: come se lo avesse fatto per caso e per
sbaglio, e dunque questa esperienza dovesse essere nascosta al Paese,
dimenticata, dispersa. Nessuno rivendica, molto semplicemente, il senso
di responsabilità generale con cui una sinistra malandata e travagliata è
tuttavia riuscita, tra errori, forzature e mancanze, a tenere insieme
il Paese in questi anni.
PERCHÉ non c’è coscienza che la responsabilità politica e istituzionale sia la forma moderna di un riformismo governante.
Manca
in più la consapevolezza della frattura tra il mondo compatto del
Novecento e l’universo frammentato della globalizzazione, che cancella
le classi ma trasforma le disuguaglianze in esclusioni, rompendo
l’alleanza storica tra capitalismo, welfare e democrazia
rappresentativa, dunque mettendo in gioco il nocciolo stesso
dell’identità politica dell’Occidente.
Non c’è, infine, lo sforzo
di ragionare sulle conseguenze di tutto questo, e in particolare sul
terremoto in corso nella rappresentanza: dove il ceto medio si sta
spostando tra gli sconfitti della mondializzazione, in un nuovo magma
ancora senza nome dove il precariato diventa la moderna interpretazione
del proletariato. Ma gli occhi chiusi della sinistra e le sue orecchie
tappate, l’incerta e indefinita nozione di sé fanno sì che queste nuove
figure sociali non vengano intercettate e si disperdano ai margini della
cittadinanza, in una nuova solitudine repubblicana, in uno spaesamento
democratico dove crescono i risentimenti individuali, incapaci di
trovare una traduzione collettiva, di costruire un sentimento comune, di
farsi politica, di diventare una Causa.
Il risultato è il
prosperare della destra, vecchia e nuova che lavora sugli individui più
che sui cittadini, sugli stati d’animo piuttosto che sulla loro
traduzione politica. Nelle forme salviniane scoperte, nella copertura
mimetica grillina, nel finto moderatismo berlusconiano, cavalca le
solitudini e le marginalità, ma più ancora la rabbia degli individui,
non offre politica e governo, ma propone riconoscimento, legittima il
risentimento, e lo indirizza verso i nuovi fantasmi sociali che è capace
di creare, o almeno di ingigantire.
Ce n’è abbastanza per
concludere che per la sinistra tutto questo è un allarme finale e
insieme un’occasione straordinaria. C’è un avversario forte e definito —
le due destre — da contrastare, c’è un popolo disperso e dimenticato da
riconquistare, c’è uno spazio sociale da riorganizzare, c’è una
scommessa culturale da giocare per ridefinire la propria presenza nel
secolo. Sapendo che nello zaino di una moderna sinistra europea ci sono
gli strumenti più utili per contrastare la crisi della democrazia, e
cioè la libertà del merito, l’emancipazione dalle nuove povertà
materiali e sociali. Insieme formano l’orizzonte naturale di qualsiasi
sinistra di governo occidentale, consapevole della sua funzione e della
sua storia. Basterebbe crederci, invece di rispondere all’emergenza
globale con l’odio domestico e i veti intestini che paralizzano la
politica, annullano la prospettiva, scambiano gli avversari, confondono
il campo di gioco, immiseriscono la storia. La partita è aperta, mancano
i giocatori. Immagino che lo Spirito Santo nella sua lunga esperienza
ne abbia viste di tutti i colori, ma credo che in Italia davanti a
questa sinistra senza compagni alzerebbe le mani, nascondendo l’aureola.