giovedì 5 ottobre 2017

Repubblica 5.10.17
Emanuele Macaluso
“Dna anarchico e personalismi spaccarsi è una malattia antica”
“Le scissioni non portano a niente, tranne quella del Pci”
di Alessandra Longo

ROMA. A 93 anni, Emanuele Macaluso le ha viste tutte e certo non si sorprende del clima da parenti serpenti che si respira in queste ore. Lui si è fatto un’idea sulle scissioni: «Non portano a niente, tranne quella del Pci, non a caso legata a vicende internazionali». E sulle persone: «In parte della sinistra prevale il personalismo piuttosto che l’obiettivo che dovrebbe essere sempre quello di sconfiggere l’avversario, cioè la destra rinascente in tutta Europa e i Cinque Stelle. Una storia, quella delle divisioni e dei veleni in famiglia, che viene da lontano e non finisce certo qui».
Macaluso, chissà quante volte si è chiesto perché dentro la sinistra c’è questa “gramigna infestante”, come l’ha definita Peppino Caldarola. Liti, tensioni, coltelli, rotture.
«Il socialismo italiano è nato nell’anarchismo. Le sembrerà una risposta troppo lontana nel tempo ma io credo che la storia tormentata del socialismo sia stata segnata proprio da questo e ancora oggi il Dna anarchico giochi un ruolo».
Suggestiva come lettura, forse anche un po’ troppo nobile.
«Eppure un po’ di storia va ricostruita. Penso alla prima separazione del partito socialista dopo la fondazione quando cacciarono il riformista Bonomi, alla scissione comunista, alla scissione tra i massimalisti e i socialisti di Matteotti. Con il filo conduttore di una difficoltà di fondo: l’impossibilità di concepire il partito come una casa in cui convivono molte anime nella cornice di un obiettivo comune ».
Facendo un salto brutale si arriva a Occhetto e D’Alema.
«Prima di Occhetto il Psi subì la scissione del Psiup...».
Domanda banale. Perché a sinistra si litiga tanto?
«Si litiga e ci si separa quando l’ambizione personale, che pure è legittima in politica, prevale sulla necessità della collegialità, quando trionfa il personalismo ».
Natta diceva cose pesanti su Occhetto.
«Sì, nonostante l’avesse voluto lui alla segreteria. Poi divenne molto critico, gli diede del propagandista».
Bertinotti litigò con Cossutta.
«Guardi com’è ridotta oggi Rifondazione.
Non rimane niente. Così come nel ‘72 sparì il Psiup...».
Bertinotti e Cossutta, e poi Veltroni e D’Alema...
«Certo hanno litigato aspramente, avevano due visioni diverse ma non sono arrivati alla scissione. Quello che succede oggi è un’altra storia. C’è una separazione e se ne sono andati due che hanno fatto la storia del Pd, D’Alema e Bersani. Io penso che questa scissione non abbia futuro perché è segnata da una guerra personale con Renzi, a sua volta detentore di una visione personalistica della politica».
Speranza ha annunciato l’uscita dalla maggioranza.
«Si sentono spiazzati. Hanno costruito tutto sull’ipotesi che Renzi sia il candidato premier. È lui l’uomo della loro guerra. Se invece Renzi rimane solo segretario e Gentiloni conclude con successo la legislatura, cade il loro impianto ».
Una battaglia frontale.
«Da una parte sono accecati dall’antirenzismo e dall’altra vivono i dalemiani come traditori da punire».
Arriverà il giorno in cui la sinistra smetterà di litigare e si concentrerà solo sulle cose da fare?
«Io, quel giorno, non lo vedrò certamente. Ho 93 anni. Ma il bisogno della sinistra non si estingue, checché ne dicano gli scienziati della politica».