giovedì 5 ottobre 2017

Repubblica 5.10.17
D’Alema.
L’ex premier respinge il ruolo di “anima nera”. E incalza il capo di Cp: “Decidi cosa fare”
“Noi non siamo gli ascari del Pd Giuliano si illude di piegare Renzi”
di Stefano Cappellini

ROMA. «Non capisco la posizione di Pisapia, mi pare si corra il rischio di finire a fare gli ascari del Pd». Apprese le parole dell’ex sindaco di Milano contro di lui, Massimo D’Alema si è sfogato al telefono con i compagni di Mdp. Ha ricevuto solidarietà interna e pubblica, «e altra ancora – assicura – ne arriverà». Con tutti gli interlocutori si è schermito sul suo presunto ruolo di “anima nera” dietro lo strappo di Mdp dalla maggioranza: «La posizione che ha preso il partito sul Def non è la mia linea, è la linea giusta per una forza di sinistra che deve pensare a difendere gli interessi di un pezzo di Paese altrimenti non più rappresentato». Ma soprattutto D’Alema ha mostrato insofferenza all’idea che la discussione su formule e programmi della sinistra possa risolversi in una diatriba sul suo conto: «Provo fastidio per questa tendenza di ridurre tutto a discorsi da salotti romani, a beghe tra leader. In Italia ci sono dieci milioni di persone che hanno rinunciato a curarsi, ma sembra non interessare a nessuno. Poi però ci si stupisce se la gente, anziché la sinistra, vota 5 stelle».
Con Pisapia la diffidenza reciproca cova da mesi, fin qui era rimasta sotto traccia. Una faglia quasi antropologica li divide: partitista uno, movimentista l’altro; centrista togliattiano il primo, forgiato nella temperie della nuova sinistra il secondo; primato della politica contro opzione civica; e di altre antinomie politiche e caratteriali si potrebbe riempire un foglio. La distanza non si poteva accorciare nemmeno con l’incrocio che li ha portati a invertire la collocazione sull’asse della sinistra, con l’ex diessino D’Alema che ha ormai scavalcato il Pisapia già indipendente di Rifondazione comunista. Ora che le apparenze sono saltate, D’Alema non vuole dare per finito il percorso unitario con Campo progressista ma è chiaro che, come ha spiegato ai suoi, la frattura di queste ore non sarà facile da ricomporre: «Cosa vuol fare fare Pisapia? Cosa aspetta? Se spera che da qui alle elezioni si produca una novità che tolga di mezzo Renzi e permetta di fare un accordo elettorale con il Pd, questa è una illusione. Renzi è il segretario del partito, rieletto con 1 milione e 800 mila voti, pienamente in sella con la sua agenda, non si farà da parte».
L’ex premier non dà credito a quanti suggeriscono che i legami tra Pisapia e un pezzo del Pd possano cambiare i rapporti di forza nella principale forza della sinistra: «Pisapia – spiega – ha rapporti con una frangia minoritaria del Pd. Quanto al resto del partito, non mi sembra di vedere un gruppo dirigente con le qualità necessarie ad avviare una riflessione critica». Né D’Alema crede che un sempre più probabile rovescio dem alle elezioni regionali in Sicilia possa influenzare o addirittura cassare la candidatura di Renzi alla premiership : «E perché dovrebbe? Renzi le ha già perse tutte e non è mai successo niente. È un professionista della sconfitta, visto che dalle europee del 2014 in avanti ha collezionato ogni genere di disfatta elettorale possibile e immaginabile ». La conclusione, per D’Alema, è una sola: «C’è Renzi da una parte, e ci siamo noi dall’altra. Lo hanno capito quasi tutti, diciamo». Ragione per cui, secondo l’ex premier, in caso di rottura con Mdp a Pisapia non resterebbe che chiedere accoglienza a Renzi. «Con quale convenienza reciproca – ragiona – non so, è più facile che ciascuno faccia perdere voti all’altro piuttosto che riescano a sommarli ».