Repubblica 30.10.17
Lo spazio che crea i ricordi
L’italiano Flavio Donato “Ecco dove nasce il libretto d’istruzioni del nostro cervello”
“Abbiamo scoperto i neuroni che assemblano la memoria”
Le cellule neurali non sono tutte uguali. C’è una gerarchia Abbiamo capito chi le guida, dando il tempo a tutte le altre
L’ambizione di ricreare in silico alcune funzioni del cervello umano è un obiettivo meno lontano di quello che pensiamo
di Elena Dusi
ROMA.
Ieri c’è stata la prima nevicata abbondante, con le ore di luce ridotte
a una manciata. «Un clima fantastico per lavorare» ride Flavio Donato,
34 anni, laurea in biotecnologie a Roma, dottorato a Basilea e oggi un
lavoro da ricercatore post-doc all’università di Trondheim. «Sono al
quarto anno in Norvegia e mi trovo bene». La rotta verso l’estremo nord
lo ha portato accanto ai coniugi Edvard e May-Britt Moser, Nobel per la
medicina nel 2014 con la scoperta del “gps del cervello”. Il giorno dopo
aver vinto il premio Eppendorf&Science per la neurobiologia,
Donato ha tutte le ragioni per essere soddisfatto. Come scrive nel
saggio su Science che gli è valso il primo premio, il suo lavoro ha a
che fare con la vicina di casa Ikea. Consiste infatti nel trovare le
istruzioni di assemblaggio di una scatola molto speciale: il cervello.
«Abbiamo un gruppo di componenti, i neuroni, che devono essere
assemblati in modo preciso per svolgere una funzione» spiega Donato.
«Noi vorremmo capire dove nasce il libretto delle istruzioni».
Studiare
le istruzioni del cervello intero è forse, al momento, un obiettivo
troppo ambizioso. Donato si è concentrato su un singolo “scaffale” del
mobile: quel circuito cerebrale che ha portato a casa Moser il Nobel più
nordico della storia. Si tratta di una rete formata da due aree che si
chiamano corteccia entorinale e ippocampo. «È il network di neuroni che
permette al cervello di crearsi una mappa dello spazio in cui vive, un
contenitore in cui collocare i ricordi e pianificare le azioni future. È
grazie a questa struttura che ricordiamo dove abbiamo parcheggiato la
macchina la mattina e pianifichiamo il tragitto per riprenderla la sera.
Ed è lei, guarda caso, ad essere attaccata per prima dalla proteina tau
che causa l’Alzheimer».
Dell’area che ci permette di
rappresentare lo spazio Donato ha studiato le regole di “montaggio”. Ha
spiegato cioè come questo circuito di neuroni si forma, si dispone e si
attiva nelle prime fasi della vita. «Abbiamo osservato i topi fino
all’età di un mese», che corrisponde all’adolescenza negli esseri umani.
«Più che un libretto delle istruzioni, abbiamo trovato un direttore
d’orchestra. Fra i neuroni infatti esiste una gerarchia. Noi abbiamo
capito chi li guida, dando il tempo a tutti gli altri. Sono le
cosiddette cellule stellate, che inviano segnali agli altri neuroni per
spingerli a maturare, formare reti e connessioni ». Dal momento che
nell’infanzia - la fase in cui le cellule stellate sono più attive - la
plasticità del cervello è massima, comprendere lo spartito dei direttori
d’orchestra avrebbe la sua importanza anche per quegli adulti che la
sera non ricordano dove hanno lasciato l’auto. «Un giorno - guarda in
avanti Donato - potremmo forse pensare di far tornare plastico anche il
cervello dell’adulto».
A sentire parlare di cervelli che
assomigliano a scaffali, in realtà, viene subito da pensare al
riduzionismo e alla similitudine fra cervello naturale e artificiale.
«Semplicemente, l’idea dei mobili Ikea mi sembrava efficace» spiega
Donato. «Per pubblicare il saggio su Science mi avevano raccomandato di
scrivere come se dovessi far capire a mia nonna. Spiegare in modo chiaro
è una delle funzioni più importanti del nostro lavoro. Le polemiche sui
vaccini in Italia ci ricordano quanto sia importante che il mondo
accademico riesca a informare correttamente la società». Il tema del
cervello, conferma il giovane neuroscienziato, «è diventato centrale nel
dibattito pubblico, non solo per l’incidenza delle malattie, ma anche
per lo sviluppo di reti neurali ibride, intelligenza artificiale e
realtà virtuale». Realtà virtuale, tra l’altro, che è stata usata in
alcuni esperimenti sui topolini a Trondheim. «Anche per ricreare -
spiega Donato situazioni fisicamente impossibili, come l’assenza di
gravità o la mancanza di confini fra gli oggetti, e di capire quali
elementi sono davvero essenziali per rappresentare dello spazio». Ma a
furia di smontare neuroni e decodificare istruzioni di assemblaggio, è
all’obiettivo di un’intelligenza artificiale più efficiente di quella
umana che si ambisce? «Più efficiente magari no, ma l’ambizione di
ricreare in silico alcune funzioni del cervello umano è molto sentita
nel nostro ambiente. A mio parere, è un obiettivo meno lontano di quel
che pensiamo».
Flavio Donato ha appena vinto il premio
Eppendorf&Science dedicato alle promesse della neurobiologia
mondiale. Lavora da 4 anni al Politecnico di Trondheim, in Norvegia. Ha
34 anni, si è laureato a Roma in biotecnologie, poi ha proseguito con