Repubblica 25.10.17
Professori contro presidi l’aumento in busta paga che divide la scuola
Ai dirigenti 440 euro al mese in più, agli insegnanti 85 (lordi)
Ed entrambi attaccano i colleghi universitari: “Privilegiati”
di Corrado Zunino
ROMA.
Ci sono i soldi per la scuola e l’università nella Legge di stabilità,
in procinto di entrare in Parlamento (subito dopo il passaggio della
legge elettorale). Il ministero dell’Istruzione ha trovato l’accordo con
il ministero delle Finanze su cifre e dettagli. Un superaumento agli
ottomila presidi, un aumentino (ancora a rischio) per i quasi
ottocentomila docenti di scuola e scatti d’anzianità più ravvicinati
(senza restituzione di arretrati né posizioni pregresse) per 42mila
docenti di università. Com’è tradizione per i governi di centrosinistra
post-crisi, gli investimenti allargano più i malumori che i consensi.
Almeno, i malumori si sentono di più.
Era già accaduto con la
Buona scuola, quando di fronte a tre miliardi di euro investiti e
198mila assunzioni in tre stagioni si allestì nelle piazze italiane la
più grande manifestazione di protesta del mondo scolastico. Ora con la
Finanziaria dell’era Fedeli gli scioperi universitari non si fermano e
l’umore negativo si scopre salire dai commenti di chi interviene su
Repubblica. it e sui social di riferimento.
Ecco, la battaglia
della scuola riaccende lo scontro docenti- presidi, leitmotiv di queste
stagioni. Si legge, da parte di prof e precari: «440 euro sono una
pensione sociale». Sono, appunto, l’aumento riservato ai dirigenti
scolastici a manovra approvata. Ancora: «Si trovi un solo argomento
valido che giustifichi 440 euro netti contro 85 euro lordi». Il
confronto è immediato. «Sono dirigente scolastico », arrivano gli
argomenti, «una trentina di scuole con 2.400 alunni e soprattutto 4.800
genitori. Credete che non meriti l’aumento? ». Altri presidi: «Quei 440
euro per quello che deve fare un preside sono pochi. Le nostre
responsabilità non sono paragonabili».
La questione è che gli
insegnanti più gli amministrativi di scuola — si va al rinnovo del
contratto insieme — sono un milione e 191mila e rientrano nell’enorme
platea dei tre milioni e 70mila pubblici dipendenti. Per loro vale
l’accordo, da confermare in sede Aran, del 30 novembre 2016: prevede un
ritocco di 85 euro lordi per un contratto che non viene rinnovato da
dieci anni. I presidi, l’un per cento di maestri e prof (sono 7.993 in
tutto), hanno tre vantaggi: è meno esoso per lo Stato trovare per questa
minoranza pubblica i soldi per una crescita consistente della busta
paga, poi è necessario armonizzare il loro guadagno a quello di un
dirigente di ministero e di università (in media doppio) e infine, su un
piano politico, la Buona scuola ha puntato fin dall’inizio sul
preside-guida.
C’è un problema aggiuntivo, che fa crescere la
rabbia dei docenti e allargare il confronto. Oltre che lordi, gli 85
euro sono a rischio. Nel senso che gli insegnanti compresi nella fascia
di reddito tra i 24 e i 26mila euro lordi (sono i professori poveri, il
41 per cento del totale) oggi prendono ogni mese il famoso bonus
renziano di 80 euro. Bene, l’aumento legato al rinnovo del contratto
farebbe alzare il reddito complessivo e quindi perdere del tutto o in
parte il bonus. “Ottantacinque guadagnati e ottanta persi” ormai è uno
slogan cattivo della rete. Francesco Verducci, responsabile per il Pd di
università e ricerca, dice che la copertura per consentire a tutti un
aumento pieno è stata trovata in queste ore. Non sarà facile, tuttavia,
prendere un provvedimento solo per la pubblica amministrazione:
insorgerebbero le altre categorie a rischio bonus.
La rabbia di
chi insegna alle medie e alle elementari sale, in seconda battuta, verso
i docenti di università, anche loro al centro di una complessa
operazione di recupero del potere d’acquisto: undicimila sui
quarantaduemila interessati sono in sciopero proprio per questo. La
ministra Valeria Fedeli ha proposto in Consiglio dei ministri: a partire
dal 2018 gli scatti da triennali torneranno biennali. Ci sono 60
milioni subito. Le reazioni sono state varie, tendenzialmente critiche.
Un esempio: «Sono professore associato da dieci anni e prendo 2.500
euro, la proposta del governo rimanda tutto al prossimo decennio». I
docenti universitari più giovani potranno guadagnare più del pre-2011,
quando gli scatti furono bloccati. I pensionandi avrebbero, invece, una
perdita secca. La controproposta del Movimento per la dignità della
docenza è: «Si aggiungano 120 milioni delle università e si faccia
partire il primo aumento dal 2017». Lo sciopero degli esami non è
revocato.