La Sampa 25.10.17
La vendetta della sinistra sarà sul voto uninominale
di Marcello Sorgi
Prevista
e in qualche modo attesa anche prima dell’annuncio ufficiale nell’aula
di Palazzo Madama da parte della ministra Finocchiaro, la fiducia bis
sulla legge elettorale ha tagliato i ponti residui tra sostenitori e
oppositori del Rosatellum. Il Movimento 5 stelle è tornato in piazza. La
rottura a sinistra tra Pd e Mdp è consumata, e il partito degli
scissionisti ha informato il Quirinale della propria uscita dalla
maggioranza. Teoricamente ci sarebbero gli estremi per una verifica
politica dell’assetto parlamentare del governo, privo ormai di un
appoggio sicuro al Senato. Ma ormai tutto affoga nel gorgo di fine
legislatura, che dovrebbe arrivare a termine entro l’anno. E le uniche
preoccupazioni rimangono quelle per la legge di bilancio, che tuttavia,
nella formulazione «light» proposta dal ministro dell’Economia Padoan,
non dovrebbe incontrare grandi ostacoli.
L’approvazione data ormai
per certa domani del Rosatellum (l’ostruzionismo in aula sul numero
legale delle presenze non potrà spostare più di tanto in avanti il
momento del voto finale, in cui accanto a Pd e Ap si schiereranno anche
Forza Italia e Lega) aprirà, soprattutto all’interno del centrosinistra,
la stagione delle vendette: nei collegi uninominali destinati, secondo
la nuova legge, a eleggere un terzo dei parlamentari, Mdp presenterà
ovunque un candidato con l’obiettivo di sconfiggere, grazie alle
divisioni nell’elettorato di centrosinistra, i candidati di Renzi. Il
«no» a qualsiasi modifica del testo, che va in votazione blindato, ha
interrotto qualsiasi tentativo di riavvicinamento tra i due tronconi
separati del Pd: Renzi non s’è fidato. E d’altra parte, dal suo punto di
vista, una navetta del testo eventualmente modificato dal Senato alla
Camera, con i tempi ormai ristretti della legislatura e con l’impegno a
concludere al più presto la sessione di bilancio, in modo da mettere il
Capo dello Stato nelle condizioni di decidere sullo scioglimento delle
Camere, avrebbe presentato troppi rischi.
Ma anche nel
centrodestra, malgrado il riavvicinamento tra Berlusconi e Salvini, che
approveranno insieme il Rosatellum, i conti veri si faranno al momento
di decidere le candidature. La trattativa vera deve ancora cominciare; e
i referendum in Lombardia e Veneto hanno fornito alla Lega un
formidabile argomento da usare nella prossima campagna, dato che in
nessun modo la maggiore autonomia promessa, e men che meno l’ipotesi
lanciata da Zaia di trasformare il Veneto in regione a statuto speciale,
hanno possibilità di essere realizzate in un paio di mesi. E
funzioneranno quindi come ulteriore capo d’accusa verso il governo,
accusato di essere sordo alle richieste del Nord.