La Stampa 25.10.17
Lista progressista alleata del Pd
Pisapia: bene, ma non mi candido
A porte chiuse l’ex sindaco gela le attese dei fedelissimi
di Fabio Martini
Di
rinvio in rinvio, tra un’ indecisione e l’altra, per Giuliano Pisapia
sembrava fosse arrivato il momento della svolta. Lunedì pomeriggio erano
sbarcati a Milano da tutta Italia parlamentari, quadri, ex sindaci,
tutti uniti dalla speranza che fosse la volta buona - dopo la rottura
con Mdp - di concretizzare una Lista progressista, alleata ma non
subalterna al Pd. Riunione a porte chiuse in zona Magenta tra tutti i
simpatizzanti di Giuliano Pisapia, ma quando l’ex sindaco di Milano ha
iniziato a parlare, gli altri hanno capito subito che tirava una brutta
aria. È stato quando Pisapia, accampando «problemi organizzativi», ha
ipotizzato liste di Campo progressista «ma soltanto nelle elezioni
amministrative e in quelle Regionali».
Ma immaginare di saltare le
prossime elezioni politiche, era come dire: amici e compagni abbiamo
scherzato. E infatti subito dopo tutti i «quadri» del movimento sono
intervenuti per dire che, no, quella prospettiva minimalista non aveva
senso, che la Cosa progressista alla quale guardano in tanti - Radicali
della Bonino, esponenti prodiani, Verdi, socialisti, movimenti di base,
sindaci - deve assolutamente partecipare alla prossima contesa
elettorale nazionale.
Un coro che ha fatto riprendere quota
all’ipotesi della Lista progressista alla sinistra del Pd, ma anche su
questa suggestione è calata la nuova gelata di Pisapia: «Il mio ruolo è e
sarà quello del garante». Come dire: non mi candiderò e anzi vi
annuncio un «passo di lato». Quello che proprio Pisapia aveva
consigliato a D’Alema. Un passo laterale che equivale alla rinuncia di
una leadership, una rinuncia che arriva proprio nelle ore in cui prende
corpo la nuova legge elettorale. Un forfeit, quello di Pisapia, che ha
deluso i suoi amici. In particolare quei parlamentari di sinistra che,
per seguire l’ex sindaco di Milano, hanno lasciato Sel e che sono
guidati da Ciccio Ferrara.
E quanto a Bruno Tabacci, che viene da
un’altra storia, sintetizza: «Ci troviamo in una situazione molto
particolare: sul mercato elettorale c’è una forte domanda di una lista
alleata ma distinta dal Pd. C’è la domanda, ma non c’è ancora
un’offerta». Non c’è un’offerta perché manca un «imprenditore». E tanto
più manca dopo il passo di lato di Pisapia. Un gesto che certo non aiuta
la rapida concretizzazione di una Lista progressista che, pure, nella
riunione di Milano ha trovato tanti convinti fans.
Una prima prova
del “budino” è destinata a concretizzarsi nella Convention dei Radicali
italiani guidati da Emma Bonino che sabato e domenica all’hotel Ergife
di Roma ha invitato i possibili protagonisti di una Lista, Giuliano
Pisapia, Carlo Calenda, il leader del Psi Riccardo Nencini, ma anche due
possibili simpatizzanti dell’operazione: Romano Prodi ed Enrico Letta.
Certo, il Professore non intende essere trascinato né identificato con
nessuno dei segmenti elettorali nei quali si articolerà il
centro-sinistra, ma in ogni caso Prodi trasmetterà un messaggio alla
Convention della Bonino. Ma saranno all’Ergife due prodiani doc come
Franco Monaco e Giulio Santagata, già ministro e braccio destro di
Prodi: «Se possibile negli ultimi 15 giorni si è allargato lo spazio
elettorale tra Pd e il mondo alla sua sinistra».
Dunque, il futuro
della Lista progressista rilanciata dagli amici di Pisapia e
vagheggiata da tanti altri, al momento sembra dipendere da fattori
prevalentemente emotivi, in particolare dalla convinzione e dal pathos
che i potenziali animatori della Lista, a cominciare da Emma Bonino,
dispiegheranno durante la Convention dei Radicali. Sulla carta ad una
ipotetica Lista progressista sono interessati soggetti molto diversi tra
loro: gli amici di Pisapia, i Radicali della Bonino e di un ex come
Benedetto Della Vedova, il Psi di Nencini («La via maestra è la nascita
di una Cosa laico-riformista alleata del Pd»), i Verdi, diversi sindaci
ex sindaci (Zedda e Doria), movimenti come Acli, Arci, Legambiente,
esponenti prodiani. E dunque il momento della verità sembra destinata a
diventare la Convention che Campo progressista ha convocato per l’11
novembre a Roma.