Repubblica 24.10.17
Mdp e M5S accusano la sottosegretaria di conflitto di interessi. Visco ai dipendenti: nessuna colpa nostra sulla crisi
Bankitalia, Boschi sotto attacco “Per la nomina esca dal Cdm” Ma lei: ci sarò. Sfida Di Maio in tv
di Goffredo De Marchis
ROMA.
Maria Elena Boschi parteciperà «al 100 per cento» al consiglio dei
ministri dal quale uscirà il nome per la Banca d’Italia. Nessuno le
chiederà di assentarsi e lei non ha intenzione di farlo. Il conflitto
d’interessi non c’è. E il governo, in questo momento, deve evitare
l’apertura di altri casi.
Luigi Di Maio ha accusato la
sottosegretaria alla presidenza, insieme con Renzi, di essere
«l’aguzzina dei correntisti, altro che difesa dei risparmiatori». Al
leader dei 5 Stelle la Boschi ha risposto sfidandolo a un confronto in
tv: «Non ho una banca, mio padre è stato 8 mesi vicepresidente di Banca
Etruria ed è stato commissariato dal nostro governo. Dunque, noi i
correntisti li abbiamo salvati». Ma il punto sul conflitto d’interessi
lo solleva Arturo Scotto, uno dei leader di Mdp, presentando
un’interrogazione parlamentare: può la figlia di Pier Luigi Boschi,
sanzionato da Consob e Banca d’Italia per Banca Etruria, decidere le
sorti di uno dei sanzionatori?, è la domanda di Scotto. «Boschi stia
lontana qualche chilometro dal cdm che nominerà il governatore. Gli
ascari del renzismo si scoprono paladini dei risparmiatori dopo essere
andati a braccetto con Marchionne e Farinetti », attacca Scotto. Il
tentativo è anche quello di seminare un po’ di panico nel governo. Di
approfittare della mozione che ha diviso il premier e la sua stretta
collaboratrice: uno non ne sapeva nulla, l’altra sapeva tutto. Ma a
Palazzo Chigi respingono subito quella che definiscono una “furbata”:
«Se partecipa faranno polemica, se non partecipa diranno che è
un’ammissione di colpa ». Infatti, Boschi parteciperà sicuramente alla
riunione dell’esecutivo. Il problema non si pone. Peraltro, la
sottosegretaria non ha potere di voto in consiglio che comunque non si
esprimerà sulla scelta di Gentiloni.
Il week end però non ha
portato la decisione sperata da Matteo Renzi, ovvero il passo indietro
del governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Già dalla mattina i
renziani si scambiavano messaggi di questo tenore: «Ha maturato la
convinzione di non dimettersi». Scelta abbastanza scontata. In serata il
numero uno di Via Nazionale, tra le righe, confermava la difesa del suo
operato e dell’istituto, dimostrando così la volontà di non mollare.
Sul
futuro di Palazzo Koch, tutto passa in queste ore dai contatti
riservati delle istituzioni. Ma Visco coglie l’occasione di una
cerimonia tutta interna alla Banca per rivendicarne il ruolo e la
funzione. Un modo per rispondere alle critiche di Renzi e alla mozione
di sfiducia del Pd. «Non è uno slogan dire che stiamo uscendo dalla più
grave crisi economica della nostra storia», è la premessa. Quindi, «non
ci si deve trattenere dal dire che la Banca d’Italia non solo non ha
contribuito a questa crisi, ma ha operato con successo nonostante i
venti contrari per contenerne gli effetti e risolvere le situazioni più
difficili». Insomma, tutto ha funzionato bene o quasi.
Le parole
del governatore sono pronunciate in un appuntamento “privato”, di fronte
ai 71 dipendenti della Banca che quest’anno hanno compiuto 30 anni di
servizio. Ma intorno al lui c’è il direttorio praticamente al completo, i
capi dei servizi, i capi dipartimento, i consiglieri superiori. Del
resto, non è un mistero che la struttura sia schierata dalla parte del
suo capo e in difesa dell’autonomia dell’istituto. Questa cerimonia è un
rito di Via Nazionale che si ripete ogni anno ed è sempre rimasta
chiusa in quelle stanze. Stavolta però si era pensato di mettere il
video dell’intervento del governatore sul sito di Bankitalia. Per
replicare in maniera altrettanto pubblica agli attacchi. Alla fine, non
se n’è fatto nulla e la festa è rimasta “privata”. Come sempre.
A
questo punto gli attori della vicenda rimangono due: Paolo Gentiloni e
Sergio Mattarella. Tutte le posizioni dei partiti sono chiare,
l’orientamento della Banca pure. Serve lasciare appesa la nomina fino a
venerdì, giorno del consiglio dei ministri? Il Quirinale vorrebbe
accorciare i tempi. Anche per una questione di cavilli. Il mandato,
secondo alcune interpretazioni, scade giovedì e non il 31. Fa fede il
via libera della precedente nomina da parte della Corte dei Conti e non
la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Il consiglio dei ministri in
quel caso andrebbe convocato entro domani. Ma per sminare il campo il
premier forse ha bisogno di più tempo.