lunedì 23 ottobre 2017

Repubblica 23.10.17
Elezioni a Tokyo e congresso comunista: così le leadership delle potenze regionali si consolidano davanti al bellicoso Kim Jong-un
Abe si rafforza come Xi Jinping Sono loro le due tigri asiatiche
Il premier giapponese ha ora i numeri per cambiare la Costituzione pacifista del paese
Pechino vuole avere un ruolo più attivo anche grazie a un “esercito di livello mondiale”
di Angelo Aquaro

PECHINO QUAGGIÙ in Asia c’è un signore che ha cambiato le regole del gioco per rafforzare il suo potere: e quel signore non è, o non è solo, Xi Jinping. La scommessa del voto anticipato stravinta in Giappone da Shinzo Abe è l’ultimo atto dell’arroccamento del piccolo imperatore, che in primavera aveva già modificato lo statuto del partito per poter ricandidarsi una terza volta — e diventare così il premier più longevo del Sol Levante.

PECHINO LE elezioni indette sotto la minaccia della Bomba di Kim Jong-un gli consentiranno adesso di riformare la costituzione pacifista imposta dagli americani dopo gli orrori di una guerra mondiale culminata con il fungo di Hiroshima: e oggi rinnegata, nominalmente, sull’onda dell’atomica di Kim, ma sotto sotto su quella lunga e indicibile del potere crescente della Cina. E che succede, intanto, a Pechino?
IL PARTITO COMUNISTA
Il 19esimo congresso del partito comunista si chiuderà domani iscrivendo nella costituzione il pensiero del leader: un privilegio fin qui spettato soltanto al padre della patria Mao Zedong. Ma quando, il giorno seguente, la tradizionale sfilata sul palco del plenum svelerà, appunto platealmente, gli equilibri del nuovo gruppo di potere, tra i Magnifici Sette del Comitato permanente potrebbe non spuntare il profilo dell’erede designato. Xi è ormai così forte da poter pensare, anche lui, a un terzo mandato: e da poter cambiare, da subito, le regole per la verità non scritte della designazione del delfino.
LA PARTITA GLOBALE
Non è una diatriba tra politicanti. La partita riguarda anche noi, e molto da vicino. Perché questo è l’Impero che secondo le previsioni degli economisti sorpasserà entro il 2025 l’America oggi nelle mani di Donald Trump: sancendo «per la prima volta dagli inizi del XIX secolo», nota Richard McGregor nel suo “Asia’s Reckoning”, l’ascesa al numero uno al mondo di una potenza «che non parlerà inglese, non sarà occidentale e non sarà democratica». E che nelle parole al Congresso di President Xi è pronta — realizzato «un esercito di livello mondiale» — a «offrire un’opzione agli altri paesi che vogliono accelerare sullo sviluppo preservando la loro indipendenza»: vera e propria alternativa al modello capitalistico sbandierato negli ultimi settant’anni dagli Usa. È il Chinese Dream di Super Xi: che sogna entro vent’anni una potenza davvero «globale ». Domanda: la Cina entrata in un “nuova era” è irrimediabilmente destinata alla guerra, secondo il pronostico del fortunato saggio di Graham Allison?
La geopolitica non rispetta la geometria, e qui le rette parallele del nuovo Mao e del piccolo Imperatore rischiano di incrociarsi pericolosamente. Shinzo Abe è stato il primo leader mondiale a correre alla Trump Tower, terrorizzato dall’ascesa del Dragone bruciato per sempre dalla ferita dell’invasione giapponese che capovolse millenni di vassallaggio non solo intellettuale. E dopo l’addio del nuovo presidente al Tpp, l’alleanza commerciale Transpacifica sognata dal presidente democratico Barack Obama per contrastare l’espansione made in China, è lui l’ultimo leader pronto a sdraiarsi sulla nuova via della seta da mille miliardi, opponendo l’alleanza tecno-commerciale con l’India del premier Narendra Modi.
LA VISITA DI TRUMP
Due tigri, dice un proverbio cinese che non promette nulla di buono, non possono stare sulla stessa montagna. Tanto più adesso che sul cucuzzolo si sta per affacciare quel presidente che vorrebbe presentarsi come domatore ma finora, in gabbia, sta spingendo la diplomazia. La prossima settimana quaggiù in Asia arriva dunque Trump per una visita che servirà certo a lanciare l’ultimatum a Kattivissimo Kim, a rassicurare Abe (anche sulla modifica di una costituzione scritta dagli yankees) e a piantare gli ennesimi paletti con Xi. Ma servirà soprattutto a farci capire — ha spiegato a Repubblica lo storico Rana Mitter — come il leader del mondo libero intende, se intende, continuare ad allungare la sua ombra fin qui.
Riassunto dei paragrafi precedenti: quaggiù in Asia ci sono almeno due signori che stanno cambiando le regole del gioco per rafforzare il proprio potere. Ma chi fermerà mai il signorino che le regole non le ha mai seguite, e l’unico gioco che conosce è la Bomba?