Repubblica 20.10.17
Le elezioni in Sicilia
Testa a testa tra destra e M5S centrosinistra 20 punti dietro Fava insidia il pd Micari
A
poco più di due settimane dal voto del 5 novembre la partita nell’isola
resta apertissima: Nello Musumeci è avanti di due punti rispetto al
candidato Cinquestelle Giancarlo Cancelleri
Oltre il 70 per cento degli intervistati esprime un giudizio negativo su Crocetta
Gli ultimi giorni saranno decisivi Il Movimento pesca soprattutto tra i giovani
Roberto Biorcio Fabio Bordignon
Una
partita a due: tra il candidato del centro-destra unito, Nello
Musumeci, e Giancarlo Cancelleri, volto del M5s isolano. Così si
presenta, in Sicilia, la corsa alla successione di Rosario Crocetta, che
lascia alle proprie spalle sentimenti di profonda insoddisfazione. E
una evidente domanda di cambiamento, che sembra penalizzare soprattutto
il candidato del Pd e dei “centristi”, Fabrizio Micari, insidiato
dall’esponente della sinistra Claudio Fava. È quanto emerge dal
sondaggio realizzato da Demos, su un campione di 1000 elettori
siciliani, a due settimane dalle Regionali.
Se davvero, come si è
detto negli ultimi mesi, il voto siciliano costituisce una anteprima (e
una anticipazione) del voto nazionale, l’orizzonte, per il centro-
sinistra, e per il Pd in particolare, è molto grigio. La conferma, anche
su base regionale, di un assetto tripolare, combinata alla frattura
apertasi tra il partito di Renzi e le forze alla sua sinistra, sembra
mettere sostanzialmente fuorigioco il centro-sinistra. Per converso, il
centro-destra, come già avvenuto in molti contesti, alle amministrative
della scorsa primavera, sembra favorito dalla creazione di una
coalizione che ha il suo candidato in pole position, con una stima del
35,5%. Attorno al nome di Nello Musumeci è stato siglato l’accordo di
Fratelli d’Italia e Noi con Salvini con Forza Italia. Il blocco di
centro-destra torna così ad essere altamente competitivo in una regione
nella quale, durante la Seconda Repubblica, ha ricoperto un ruolo quasi
egemonico. E nella quale Berlusconi resta ancora, tutt’oggi, il più
apprezzato, tra i leader dei principali partiti (38%). Musumeci ottiene
naturalmente consensi molto elevati fra gli intervistati di destra e di
centrodestra, soprattutto nella parte orientale dell’isola.
La
distanza rispetto al M5s è, però, molto ridotta, al punto da rendere del
tutto aperta, ad oggi, la corsa verso Palazzo d’Orléans. Cancelleri
riesce ad avere molti più consensi di Musumeci soprattutto fra le
generazioni più giovani e fra gli elettori che si collocano fra la
sinistra e il centrosinistra. Del resto, oltre lo Stretto, attraversato a
nuoto da Grillo alla vigilia delle Regionali 2012, il M5s ha costruito
una sua roccaforte: alle politiche nell’anno successivo, proprio in
Sicilia aveva ottenuto la percentuale più elevata (33%). Nella regione
si collocano, d’altra parte, molti municipi a 5 stelle (da Bagheria a
Ragusa, da Porto Empedocle ad Augusta). Dopo la parziale flessione delle
Europee, Cancelleri sembra poter così riportare il M5s sui livelli del
2013: le stime di Demos lo collocano al 33.2, a due soli punti da
Musumeci.
Molto staccato, con il 15,7%, troviamo Fabrizio Micari.
La candidatura del rettore di Palermo, sostenuta dal Pd e dall’intesa
(anche in prospettiva nazionale) con Alfano, sembra scontare almeno tre
problemi. In primo luogo, l’eredità dell’amministrazione uscente, sulla
quale pesa il giudizio negativo di molti elettori siciliani (78%). In
secondo luogo, la limitata notorietà dell’aspirante governatore, che
oltre un terzo degli intervistati ammette di non conoscere. Infine, la
presenza di una candidatura forte alla sua sinistra. Claudio Fava ha
saputo riunire sotto un’unica lista (Centopassi) la complessa galassia
delle formazioni di sinistra. La notorietà di cui dispone, consente
peraltro a Fava di andare “oltre” il perimetro delle forze che lo
sostengono. E proprio ai danni di Micari: circa uno su cinque, tra i
potenziali elettori (siciliani) del Pd alle elezioni politiche, indica
Fava come proprio governatore. La distanza tra i candidati delle “due
sinistre” è così di appena un paio di punti, tali da non escludere un
sorpasso che avrebbe del clamoroso.
L’ultimo scorcio di campagna
elettorale potrebbe naturalmente spostare, in modo significativo, gli
equilibri registrati dai sondaggi. Se confermati, essi creerebbero
tuttavia non pochi problemi al Pd, e a Renzi, nel percorso che porta
alle politiche 2018. Mentre un successo rilancerebbe le quotazioni del
centro-destra e del M5s – e in particolare del vincitore - in chiave
nazionale. Con una ulteriore, pesante incognita, per tutti i
contendenti: la possibilità di una assemblea “ingovernabile”, priva di
una maggioranza operativa.