Repubblica 20.10.17
Erdogan, lo Stato dei curdi e il dogma delle frontiere
di Marco Ansaldo
ISTANBUL
UNO STATO curdo alla frontiera con la Turchia? «Se giochiamo con i
confini, finiamo per aprire un vaso di Pandora: un rischio per il futuro
del Medio Oriente». Ankara ribadisce la sua posizione e un’alta fonte
diplomatica turca spiega a Repubblica le ragioni per cui Recep Tayyip
Erdogan si oppone a un’entità statale curda lungo la frontiera. Il
presidente turco ieri si è detto pronto a sigillare il confine con
l’Iraq se Bagdad continua a rifornire la sua regione a nord, il
Kurdistan iracheno: «Non so quando potrà avvenire, ma possiamo farlo in
qualsiasi momento». Nuove sanzioni verranno discusse con il governo
iracheno a causa del recente referendum sull’indipendenza curda. «Il
leader dell’Iraq del Nord, Massud Barzani — spiega la fonte, che ha una
forte conoscenza della zona — decidendo di arrivare alle urne ha violato
la Costituzione irachena del 2005 che non permette a entità o gruppi
etnici di tenere un voto consultivo in proposito».
Fin dalla sua
fondazione nel 1923 la Repubblica di Turchia è sempre stata composta da
etnie e gruppi diversi: turchi, curdi, greci, georgiani, armeni,
circassi, laz, turkmeni, e così via. Ma non ammette di vedersi smembrata
in regioni diverse. Ankara ha fatto dell’accentramento il proprio
dogma. E qualsiasi istanza di rivendicazione autonomista o etnica è
vista come una minaccia. La guerra in atto nel Sud est dell’Anatolia fra
esercito turco e Pkk, ripresa di recente, è considerata «una dolorosa
necessità per combattere il terrorismo».
Questo all’interno.
All’esterno, il Kurdistan iracheno, regione autonoma con cui i commerci
sono floridissimi dopo la guerra del 2003 contro Saddam, viene avvisato
nel momento in cui rivendica le proprie istanze indipendentiste. «Non
solo da noi — spiegano ad Ankara — ma da tutti i principali attori della
zona: dunque Turchia, Iran, Iraq, Russia, e persino da Usa e Ue.
Barzani sa di essere solo. Con questo referendum ha perso ogni alleato. E
intenzionalmente o no, ha finito per far stringere i rapporti fra
Turchia e Iraq. Inoltre, è la prima volta che un consenso globale viene
raggiunto nella regione: e con il ‘no’ a uno Stato curdo». Stesso
discorso sulla Siria, dove l’eventualità di un’area curda lungo la
frontiera con la Turchia può causare un fenomeno di imitazione nel Sud
est anatolico. Di tutto questo Ankara discute con l’Italia, considerata
come «molto sensibile sulla questione» per via del problema dei
migranti.