Repubblica 19.10.17
La politica dal neurologo
Gentiloni è costretto a un lavoro impegnativo: togliere le mine messe da Renzi
di Eugenio Scalfari
IN
QUESTI giorni m’è venuto in mente uno dei miei più cari amici, da tempo
scomparso: Guido Carli che fu uno dei più efficienti governatori della
Banca d’Italia, insieme a Carlo Azeglio Ciampi qualche anno più tardi.
La
Banca d’Italia è per definizione un’istituzione assolutamente
indipendente e il suo governatore è una delle figure istituzionalmente
del tutto autonome. In genere le sue iniziative vengono concordate con
il ministro del Tesoro, ma possono anche divergere senza che questo
comporti le dimissioni dell’uno o dell’altro. Un tempo il compito del
governatore era quello di stabilire la politica monetaria, di stampare
moneta e metterla in circolazione nella quantità ritenuta necessaria,
d’intervenire e vigilare sulla correttezza del sistema bancario, di
stabilire rapporti continuativi con le altre Banche centrali dei Paesi
più importanti, a cominciare da quella americana, da quella francese,
inglese, tedesca. Curava i rapporti della moneta italiana con il
dollaro, il franco, la sterlina, il marco.
Gran parte di queste funzioni, con la moneta dell’euro, sono passate alla Banca centrale europea, ma non tutte.
E comunque le Banche centrali dei 19 Paesi aderenti all’euro hanno un consiglio direttivo del quale fanno parte.
Ho
citato Guido Carli e Carlo Azeglio Ciampi perché anche loro furono
spesso attaccati da forze politiche ed economiche i cui interessi erano
danneggiati dagli interventi della Banca centrale; attacchi talvolta
violenti e volutamente provocatori. A loro debbo aggiungere Paolo Baffi
che fu perfino colpito da un mandato di cattura per l’azione di un
giudice che si rivelò poi influenzata dalla società massonica chiamata
P2.
Ho ricordato queste vicende ma molte altre potrei raccontare
perché ho quasi sempre apprezzato l’azione della Banca d’Italia e chi
l’ha governata. Del resto anche il governatore attuale, Ignazio Visco,
ha subito l’altro ieri un attacco inatteso e immotivato da Matteo Renzi e
dal suo “ cerchio magico” del Pd. Visco ha preso il posto di Draghi
quando Draghi andò a dirigere la Bce, del cui consiglio direttivo fa
parte anche il governatore della Banca d’Italia. La sua carica scade a
fine mese e sarà certamente rinnovata perché il presidente della
Repubblica Sergio Mattarella, cui spetta di firmare il decreto di nomina
del governatore, ha già deciso che Visco mantenga la sua carica
attuale. Ciononostante il segretario del Pd l’ha duramente attaccato con
un documento presentato al Parlamento, chiedendo che Visco non sia
rinominato a causa della sua indolenza nella attività di vigilanza sul
sistema bancario nazionale. Il presidente del Consiglio, Paolo
Gentiloni, ha cambiato notevolmente il contenuto di quel documento
tagliando tutte le punte renziane e sostituendole con una frase in cui
raccomanda agli organi competenti di scegliere con la dovuta attenzione
il governatore.
Purtroppo Gentiloni è costretto ad un lavoro che
occupa notevole parte del suo tempo, è costretto a fare lo sminatore:
Renzi mette le mine e lui le toglie. C’è un film americano che racconta
una situazione analoga, ma appunto è un film. Per Gentiloni è un lavoro
molto apprezzabile ma molto noioso e ruba tempo.
Questo mio
articolo viene dopo un altro pubblicato ieri su Repubblica, di Massimo
Giannini e — sempre sul nostro giornale — le dichiarazioni del senatore
del Pd Massimo Mucchetti, presidente della commissione parlamentare
dell’Industria. Nel frattempo ci sono state dichiarazioni molto critiche
nei confronti di Renzi su questo tema, provenienti da Giorgio
Napolitano, Walter Veltroni, Luigi Zanda, Carlo Calenda, nonché — come
abbiamo già detto — la conferma della decisione che verrà presa dal
presidente Mattarella.
Questo mio intervento era quasi inutile ma
ho voluto far sentire anche la mia opinione critica perché domenica ho
riferito della manifestazione del Pd per festeggiare i dieci anni dalla
sua fondazione; sabato scorso in un gremito teatro Eliseo Renzi sembrava
cambiato in positivo, affiancato da Gentiloni e da Veltroni e da tutto
il meglio del partito. Sembrava che il Pd si fosse finalmente rinnovato e
il suo segretario avesse accettato la formazione d’una squadra di prima
qualità. Il “ Sono uno e comando da solo” che finora era stata la
pessima realtà del Pd renziano era stata dunque superata. E invece no.
Renzi è sempre lo stesso, per di più su un argomento che ha alcuni
risvolti delicati per il leader di un partito che dovrebbe essere il
perno politico e culturale dell’Italia e perfino dell’Europa.
C’è
un sentimento isterico nel carattere di Renzi che talvolta lui domina,
ma più spesso ne è dominato. Speriamo che riesca a guarire
dall’isterismo. Altrimenti deve mettersi nelle mani d’un neurologo che
tenti di curarlo. Faccio voti affinché avvenga.