Repubblica 18.10.17
Xi usa parole da sogno per la Cina del 2021 e per la sua terza vita Debito permettendo
di Angelo Aquaro
PECHINO.
È da sogno il discorso del re e quel sogno si chiama China Dream. Sì,
più che discorso del re è ormai un proclama da Imperatore quello con cui
Xi Jinping apre il congresso che lo incorona per la seconda parte del
suo mandato. Ma ormai lo scrivono anche le veline di stato che «gli
obiettivi guardano al di là dei prossimi cinque anni».
China Daily
si
riferisce ai «due obiettivi per il centenario» che proprio Xi ha
delineato nel «China Dream» che continua a risuonare qui, nella Grande
Sala del Popolo, dove sono riuniti i 2.280 delegati, 7 in meno di quelli
annunciati perché altre teste sono cadute, con la scusa della
corruzione, per inseguire il «Sogno cinese». E cioè costruire, entro il
2021, centenario del partito, una società «xiaokang », moderatamente
prosperosa. E costruire entro il 2049, centenario della repubblica, un
paese «forte, democratico, civilizzato, armonioso e modernamente
socialista». Ma lo sanno tutti, qui in Cina, che dire «al di là dei
prossimi cinque anni» vuol dire che Xi non ha intenzione di fermarsi ai
due mandati quinquennali, e si sta costruendo una terza vita. Tuo Zhen,
vicecapo della propaganda, il duro – sarà un caso? – scelto come
portavoce del Congresso, conferma che il Conclave rosso iscriverà nella
costituzione il suo pensiero. E dunque: è il sogno cinese o il sogno di
Xi?
Il fatto è che aspettando la costruzione del sogno di domani
indovinate un po’ chi si fa largo nel presente: proprio chi sta
costruendo, letteralmente, migliaia e migliaia di chilometri di strade e
ferrovie. A 57 anni Chen Min’er è il delfino che si appresta a entrare
non solo nel Politburo dei 25 uomini più potenti ma direttamente nei
Magnifici 7 del Comitato Permanente, dove Xi combatte per conservare il
suo braccio destro Wang Qishan, 69 anni: sarebbe pensionabile per la
legge non scritta di qui, ma se riesce a mantenerlo a bordo, magari
rispolverando la poltrona di presidente del partito, sarebbe un colpo e
un precedente per quando in naftalina, tra 5 anni, dovrebbe andare
proprio lui.
Ma chi è questo Chen? Dice bene il Financial Times
che a 57 anni il delfino è arrivato fin lassù adottando il manuale del
bravo dirigente comunista, cemento e spesa pubblica: regalando al
Guizhou, provincia grande quanto la Cambogia, una rete di infrastrutture
che è il doppio dell’Inghilterra ma anche per questo attira
multinazionali come Apple e Ibm. È lui dunque il primo dei fedelissimi.
Assieme a Wang Yang, 62 anni, il vicepremier incaricato di seguire la
Nuova via della Seta, il progetto economico che più sta a cuore al
“cuore” del partito, come Xi è stato promosso. E Wang Huning, 61 anni,
“il Kissinger cinese”, il più influente dei tre consiglieri personali
accomunati tutti dagli studi in America. Sono loro gli uomini del
presidente. Ed è su di loro che ieri pomeriggio si sono scannati i veri
padroni della Cina nella riunione a porte chiusissime dove avrebbero
partecipato anche gli ultimi due ex presidenti Jang Zemin e Hu Jintao:
capaci ancora di opporsi all’Imperatore? Certo è solo che con
l’annuncio, sempre ieri, della data di chiusura, martedì 24 ottobre, il
Conclave rosso potrà regalarci ormai poche sorprese: Kim Jong-un a
parte, visto che i suoi blitz hanno rovinato le ultime feste di Xi, dal
summit sulla Via della seta a Pechino fino al vertice Brics di Xiamen. A
proposito: affronterà anche questo il Congresso? E che succede ai
rapporti con gli Usa alla vigilia della visita di novembre di Donald
Trump?
Hai voglia a riscaldarsi sulla politica, anche estera. È
sempre l’economia, bellezza. «Alleggerimento », nel senso del debito, è
la parola più spesa qui. Perché anche se il partito sfodera una crescita
media del 7,2% negli ultimi 5 anni, il 30% globale, sono i 4mila
miliardi di debito, cioè il 41% del Pil da oltre 11mila dollari, a
preoccupare gli investitori mondiali. A ragione: il debito del Guizhou,
l’ex regno di Chen, il delfino oggi promosso a Chongqing al posto guarda
caso di Sun Zhengchai, l’astro nascente che rischiava di offuscare Xi,
ammonta all’83% del debito provinciale. È più del doppio della media
nazionale. Ma è un record, negativo, che evidentemente vale una
promozione. Poi dice che non è un sogno, indebitarsi e crescere: poi
dici che non credi al China Dream.