Repubblica 17.10.17
Le onde gravitazionali hanno guidato gli
strumenti tradizionali: per la prima volta una collisione spaziale è
stata vista e “ascoltata”
Tutto l’oro del cosmo
Metalli pregiati dallo scontro tra due stelle di neutroni
Lo spettacolo ha attivato 4.500 astronomi, più o meno un terzo di quelli viventi
di Elena Dusi
ROMA.
Un’onda gravitazionale seguita da un lampo gamma, radiazione ottica e
infrarossa, raggi X e onde radio, con uno sbuffo finale di polvere d’oro
e platino scagliati nell’universo a un terzo della velocità della luce.
«Sembravano fuochi d’artificio» strabuzza gli occhi ancora oggi David
Shoemaker, coordinatore dell’antenna gravitazionale Ligo. In quello
scontro fra due stelle di neutroni avvenuto a 130 milioni di anni luce
nella costellazione dell’Idra si è formato l’equivalente di 10 Terre in
oro, e un bottino più o meno equivalente in platino.
L’universo
non aveva mai offerto uno spettacolo simile. O, meglio, noi non eravamo
mai stati in grado di apprezzarlo come lo scorso 17 agosto, quando 70
telescopi sulla Terra e nello spazio si sono orientati su due stelle di
neutroni grandi 1,2 e 1,6 volte il Sole, arrischiatesi troppo vicino
l’una all’altra. L’attrazione reciproca le ha spinte in una danza
vorticosa che, una spirale dopo l’altra, le ha prima smembrate e poi
fatte scontrare. Lo spettacolo ha interrotto le vacanze di 4.500
astronomi, più o meno un terzo di quelli viventi. «Ero al campeggio. Ho
preso il computer e mi sono subito collegato con i nostri telescopi in
Cile» racconta ad esempio Paolo D’Avanzo dell’Istituto Nazionale
d’Astrofisica (Inaf).
Ad aprire le danze sono state le tre antenne
gravitazionali di Stati Uniti e Italia. Non paghe di aver vinto il
Nobel per la fisica il 3 ottobre, Ligo (due strumenti alle estremità est
e ovest degli Usa) e Virgo (uno strumento a Càscina, Pisa, realizzato
dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) hanno captato all’unisono
un’onda gravitazionale. Sembrava routine, ma questa volta lo spettacolo
era solo all’inizio. A differenza delle onde osservate in precedenza
(ben 4 in due anni), il 17 agosto a scuotere la trama dello spazio-tempo
- come teorizzò Einstein - non era stato lo scontro di due buchi neri,
fenomeno oscuro e impenetrabile agli occhi dei telescopi. Per settimane
le stelle di neutroni hanno inondato la Terra con ogni tipo di
radiazione. Circa 70 osservatori fra grandi e piccoli, vecchi e nuovi,
terrestri e orbitanti hanno contribuito con un tassello all’analisi
dello spettacolo pirotecnico. Le osservazioni della kilonova (la sua
luce equivale a mille supernovae) sono proseguite per tutto settembre. E
ieri, con una decina di conferenze stampa contemporanee, i 91 enti
scientifici coinvolti hanno presentato la scoperta.
«Una giornata
storica per la scienza» l’ha definita il presidente dell’Agenzia
Spaziale Italiana Roberto Battiston. Per la prima volta, come in una
bottega da alchimista, l’universo ci ha mostrato come forgia oro,
platino, uranio nelle sue fucine cosmiche. «L’ingrediente di partenza
sono proprio i neutroni» spiega D’Avanzo. «L’energia dell’esplosione gli
consente di combinarsi, formando i metalli più pesanti del ferro, che
si raccolgono nelle nubi interstellari da cui nascono i pianeti». A
catturare quell’oro non arriveremo mai, ma gli scienziati oggi si
sentono come se l’avessero toccato con mano.