Repubblica 16.10.17
Rosatellum, al Senato la fiducia sul filo servono 12 “aiutanti” dell’opposizione
Senza Mdp numero legale a rischio. Speranza a Renzi: “Traditori noi? Tu specchiati”
di Goffredo De Marchis
ROMA.
Cercasi malati immaginari, senatori in congedo o in missione. Vanno
recuperati tra i partiti favorevoli alla legge elettorale ma
all’opposizione del governo: Forza Italia e Lega. Ne servono una dozzina
in modo da abbassare il numero legale necessario a considerare valida
la seduta del Senato.
Quella dozzina può diventare decisiva in
caso di nuova fiducia sul Rosatellum anche a Palazzo Madama. Fiducia
molto probabile per ottenere l’approvazione definitiva della norma prima
delle elezioni regionali siciliane e prima dell’arrivo della legge di
bilancio al Senato. La manovra dovrebbe essere pronta per l’esame delle
commissioni intorno al 26 o 27. È il tempo che separa il varo del
Consiglio dei ministri (entro i primi giorni di questa settimana)e il
vaglio del Quirinale per la firma del presidente della Repubblica.
L’intenzione è quella di non sovrapporre due leggi così importanti e di
anticipare le scelte dei siciliani.
Il pericolo dei voti segreti,
che pure esiste, al Senato si riduce di molto. Vale solo in caso di
articoli collegati alle autonomie. Il voto finale non è segreto e
coincide con l’eventuale voto di fiducia. Le opposizioni di Berlusconi e
Salvini non voteranno contro la fiducia, ma saranno presenti. Se escono
dall’aula anche Mdp, 5 stelle e le sinistre, il problema per il Pd a
quel punto non sarà tanto strappare la maggioranza bensì garantire il
numero legale dell’aula. Alla quarta mancanza del quorum infatti la
seduta viene sospesa. Se tutte le opposizioni, sia quelle dell’accordo
bipartisan sia quelle contrarie alla legge lasciano l’emiciclo, Pd e Ap
rischiano di non fare il numero legale.
Qui scatta la contromossa
studiata dal gruppo del Pd a Palazzo Madama e già oggetto di una
discussione con forzisti e leghisti. I congedi vengono contati ai fine
del raggiungimento del quorum. Per il numero legale, «è necessario che
sia presente la metà più uno dei senatori (escludendo dal computo i
senatori in congedo e quelli assenti per incarico avuto dal Senato o in
ragione della loro carica di Ministro)», è scritto nel regolamento
parlamentare. Perciò degli assenti giustificati diventano necessari per
abbassare la soglia e non avere guai. Ne bastano dodici per stare
sicuri. Berlusconi e Salvini non dovrebbero fare fatica a convincere
alcuni di loro.
Non stupisce che il Partito democratico stia
all’erta. Perché a Palazzo Madama i numeri della maggioranza sono molto
risicati e perché la legge non può rimbalzare alla Camera modificata.
Per questo si studiano tutte le possibilità e si tiene un occhio
sull’effetto che faranno le critiche di Giorgio Napolitano. Il
presidente emerito conferma che interverrà in aula contestando sia il
merito (la riforma) sia il metodo (la fiducia sulla legge elettorale). E
non va escluso che presenti degli emendamenti per difendere il ruolo di
proposta del Parlamento. Nel Pd, con il tatto dovuto alla figura di
Napolitano, si sta cercando di capire quanta “violenza” userà il
senatore a vita.
Certo, i dem non potranno contare sull’appoggio
di Mdp. Dopo il decennale della fondazione, si è riaccesa la battaglia
con chi è uscito dal partito. «Ieri Renzi ha detto che chi è uscito dal
Pd ha tradito - sottolinea Roberto Speranza -. A me non piace la
categoria del tradimento usata in politica per demonizzare gli
avversari. Ma quando la usa Renzi in quel modo voglio dirgli di
guardarsi allo specchio e riflettere sulle scelte fallimentari di questi
anni, tutte di segno opposto a un programma di sinistra».